SCIENZA E RICERCA

Un’aspirina contro i tumori gastrointestinali

“L’impressione è che questo tipo di terapia funzioni e che in futuro studi prospettici ce ne daranno conferma”. Non sta parlando di nuovi farmaci Donato Nitti, docente del dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’università di Padova, ma di un medicinale che probabilmente tutti conserviamo nelle nostre case. Si tratta della comune aspirina che sembrerebbe avere effetti positivi nel trattamento dei tumori del tratto gastrointestinale. L’ultima conferma arriva da Vienna, dove pochi giorni fa nell’ambito dell’European Cancer Congress 2015 un gruppo di ricercatori coordinato da Martine Frouws del Leiden University Medical Centre nei Paesi Bassi ha presentato uno studio sull’argomento. 

In realtà già da tempo si discutono le potenzialità dell’aspirina che, sottolinea Nitti, può agire in due direzioni. “Innanzitutto potrebbe essere utilizzata come terapia preventiva, cioè come farmaco che previene l’insorgenza di un tumore gastrointestinale o delle lesioni precancerose da cui poi si sviluppa il cancro”. In merito cita molte esperienze epidemiologiche sui tumori del colon da cui risulterebbe che chi segue per diversi anni questo tipo di farmacoprofilassi ha un’incidenza di cancro, ma soprattutto di polipi del colon (e di loro recidive qualora si asportino), inferiore a chi non assume l’aspirina. In secondo luogo si può somministrare l’aspirina dopo la diagnosi di tumore dell’apparato digerente, soprattutto del colon e dell’esofago. “Anche in questo caso – sottolinea il docente – è stato rilevato che l’utilizzo del farmaco riduce in maniera sensibile le recidive e migliora la sopravvivenza rispetto ai pazienti che non assumono aspirina”. Nello specifico, l’effetto deriva dalla capacità dell’aspirina di inibire l’aggregazione delle piastrine, causa quest’ultima della formazione di metastasi.    

Ora, un’altra ricerca conferma queste ipotesi. Gli scienziati di Leida hanno preso in esame 13.715 pazienti con diagnosi di tumore gastrointestinale tra il 1998 e il 2011. I tumori più diffusi erano al colon (42,8%), al retto (25,4%), all’esofago (10,2%). Sul totale il 30,5% dei pazienti aveva assunto l’aspirina prima della diagnosi, l’8,3% dopo la diagnosi di cancro e il 61,1% non l’aveva presa affatto. Dopo un periodo di monitoraggio si è rilevato che il 28% dei pazienti è sopravvissuto per almeno cinque anni. Ed esaminando la terapia farmacologica somministrata a ogni individuo, i ricercatori hanno rilevato un’associazione tra assunzione dell’aspirina e sopravvivenza globale. I pazienti che hanno assunto l’aspirina dopo una diagnosi di cancro, infatti, hanno avuto una possibilità di sopravvivenza due volte superiore rispetto a quelli cui non era stata prescritta. 

“Abbiamo analizzato la prescrizione farmacologica di ogni singolo paziente – spiega Frouws – e dunque siamo stati in grado di ottenere una stima più precisa dell'effetto dell'aspirina sulla sopravvivenza al cancro. Attraverso lo studio delle caratteristiche dei tumori nei pazienti in cui l'aspirina ha portato beneficio (attraverso biopsie, Ndr), dovremmo essere in grado di identificare i pazienti che potrebbero trarre vantaggio da questo trattamento in futuro”. Attualmente il gruppo sta conducendo nei Paesi Bassi uno studio randomizzato, multicentrico per verificare l’effetto di una dose giornaliera di 80 milligrammi di aspirina su pazienti anziani sopravvissuti al cancro. Ci si muove dunque verso un tipo di medicina personalizzata che a volte però può risultare costosa ed efficace solo per piccole popolazioni di pazienti. In questo caso invece, osserva Martine Frouws, l’aspirina è un farmaco economico, con pochi effetti collaterali e dunque l’ impatto sul sistema sanitario e sui pazienti potrebbe essere significativo. 

Si tratta tuttavia di una terapia, va precisato, non ancora utilizzata a livello clinico. “Finora – sottolinea Nitti – sono stati condotti studi retrospettivi, ma la validità di un nuovo trattamento deve essere confermata su studi prospettici, perché la medicina si basa sulle evidenze”. Sarà dunque necessario monitorare gruppi di pazienti con diagnosi di tumore gastrointestinale in trattamento con aspirina con gruppi di controllo che non la assumono e valutare poi i risultati. Le premesse, tuttavia, sembrerebbero essere promettenti.  

M.Pa.

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