SCIENZA E RICERCA

Prevedere alluvioni come quella di Lipari sarà ben presto possibile

Poteva essere una tragedia il nubifragio che sabato ha colpito Lipari, una catastrofe senza vittime ma con gravi danni causati dal crollo di una discarica abusiva che sovrastava il paese. Sull’isola nessuno ricordava un alluvione così devastante in tempi recenti ma fenomeni simili nel Mediterraneo sono sempre più frequenti, tanto che è stato costituito un programma internazionale, HyMeX, per osservarli e, possibilmente, prevederli. HyMeX è un consorzio a cui partecipano Francia, Italia e Spagna e ha sede la La Grande-Motte, nella regione dell’Hérault. Si tratta di un programma decennale che durerà fino al 2020, a cui partecipano 300 scienziati di nove paesi e mezzi imponenti: aerei, palloni sonda, navi, sonde marine. I francesi sono particolarmente interessati a queste alluvioni improvvise  perché, come l’Italia, il loro paese è stato ripetutamente colpito: nel 1992 ci furono 47 morti a Vaison-la-Romaine, nel 2002 il fiume Gard fece 24 vittime e, nel 2010, la tragedia di Draguignan con 25 morti. Nello stesso anno, anche Viareggio fu colpita da una “bomba d’acqua” mentre eventi analoghi si sono verificati nel 2011 a Genova e nelle Cinque Terre (sette vittime).

A fine estate o inizio autunno, le acque del Mediterraneo ancora calde formano grandi masse di vapori  mentre la terraferma si raffredda, anche per le correnti provenienti dal Nord. Questi flussi contrastanti si scontrano, si sollevano nell’atmosfera e creano delle zone di aria umida e instabile costantemente alimentate dal mare. La conseguenza sono temporali violenti e ripetuti. “Poiché la geografia delle isole e delle coste del Mediterraneo è caratterizzata  per metà del bacino da valli ripide che scendono verso il mare, le precipitazioni, che possono raggiungere i 500 litri di pioggia al metro quadrato provocano spesso un brusco aumento del livello dei fiumi, la cui portata e velocità aumentano” ha spiegato la coordinatrice di HyMeX Véronique Ducrocq a Le Monde.

La fisica di questi episodi violenti e improvvisi non è ancora del tutto chiara ai ricercatori, ma l’obiettivo è di prevedere il loro scatenarsi. Oggi è possibile prevedere l’arrivo di un temporale in un raggio di 50 chilometri, ma questo è un margine di errore troppo elevato: l’obiettivo, per il il 2015, è quello di individuare questi fenomeni in un raggio di 2,5 chilometri e con un tempo sufficiente per avvisare le popolazioni.

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