SOCIETÀ

I greci tra disillusione e scetticismo

Sono giorni convulsi per la Grecia. Con il premier Antoni Samaras impegnato in multipli incontri con i vertici della Ue nel disperato tentativo di ottenere più tempo per mantenere gli impegni presi in cambio degli aiuti (11,5 miliardi di euroin ulteriori tagli nelle spese sociali), i greci sono sempre più disillusi. I presentimenti dell'inizio della vacanza si confermano: la gente è stanca e molti quotidiani soffiano sul fuoco dello scetticismo. 

"Questo governo non arriva alla prossima estate: in meno di un anno ci saranno nuove elezioni", assicura Dimitris. Una laurea in fisica in tasca, una moto da 20.000 euro in garage e un presente da disoccupato in casa dei genitori, in una cittadina della costa sud-orientale del Peloponneso. "Personalmente sono a favore di un ritorno alla dracma: usciamo dall'euro e che ci lascino in pace". Pare siano sempre più numerosi quelli che la pensano come Dimitris. E anche lui mi conferma di non avere dubbi: "Syriza vincerà perché è l'unico partito che non ha ancora avuto modo di tradire il suo elettorato". Non ha mai governato, dovrà dimostrare prima o poi se sarà in grado di invertire questa tendenza alla disaffezione politica.

Giorno dopo giorno si conferma l'impressione che nel mondo occidentale la Grecia sia l'unico Paese che supera l'Italia in diffidenza (o addirittura odio) nei confronti di una classe politica incompetente e immobile: sembra una dinastia, sono tutti “figli o nipoti di...”. Decenni di corruzione e malaffare hanno non solo portato l'economia del paese allo sfascio, ma hanno soprattutto fatalmente allontanato la popolazione da qualsiasi cosa che abbia a che fare con il "pubblico". È pratica diffusa la "mazzetta" (che qui si chiama fakelaki) per ottenere qualsiasi servizio, dalle pratiche burocratiche alle visite in ospedale. Ecco perché le raccomandazioni e la gerontocrazia hanno fatto crescere l'insofferenza tra i più giovani e gli unici partiti che avanzano sono quelli di estrema destra e sinistra. Eppure, viaggiando per la penisola e per le isole non si ha l'impressione di un paese sull’orlo del precipizio. I tavolini vuoti nei bar e le case lasciate a metà, mi dicono, sono "colpa degli ateniesi", che soffrono questa crisi più di chiunque altro. Sono loro i "turisti che mancano all'appello" quest'anno. Fuori dalla capitale non ci sono segnali lampanti di malessere: la gente sembra avere di che mangiare, qualche soldo messo da parte, una famiglia alle spalle e tanto turismo che ogni anno porta respiro, se non benessere. C’è addirittura chi pensa, come  Vassili, ventisettenne dottorando in Ingneria civile che d'estate aiuta i genitori alla reception di un hotel sulle montagne della Grecia centrale, che "le notizie sulla crisi e anche sugli scontri in piazza Syntagma erano sicuramente esagerate". Bisogna quindi andare ad Atene per capire come stanno le cose: qui vive più di un terzo della popolazione greca e si concentrano la maggior parte dei problemi. Primo tra tutti l'altissimo tasso di disoccupazione. Una povertà quasi improvvisa ha spinto un enorme numero di persone ad abbandonare edifici interi anche in pieno centro. Lo si vede subito, appena si mette piede in città: centinaia di case, negozi, uffici che sembrano essere stati svuotati da un momento all'altro. In attesa di essere ricomprati a prezzi di saldo dagli speculatori edilizi, sono stati nel frattempo riempiti di graffiti e occupati da tossicodipendenti o da immigrati (che sono stimati a circa il 20% degli abitanti). 

Nemmeno la polizia che pattuglia armata la città giorno e notte sa esattamente quanti siano: gli extracomunitari arrivano qui via mare o a piedi (attraversando il confine con la Turchia) e rimangono bloccati in Grecia, come in un limbo, nell'attesa di coronare un sogno europeo che spesso tarda molti mesi o anni per via della problematica legislazione greca sull'immigrazione. Non hanno alternativa: si arrangiano come possono, malvivono in edifici abbandonati, alcuni rubano e molti finiscono nella rete del traffico di droghe. Anche questa questione, molto spinosa e a quanto pare di difficile soluzione, è alla base dell'incredibile successo che sta avendo il partito neonazista Alba Dorata. Alla fine del viaggio non so ancora dare una risposta su come sarà la rivoluzione greca di cui in tanti mi parlano, come se fosse imminente. Ma mi porto a casa il sorriso e le parole di Tucidide, un settantenne chiaccherone che fino a vent'anni fa era funzionario del ministero delle finanze ad Atene e ha abbandonato il posto da statale, così ambito e odiato allo stesso tempo dai greci, per metter su un campeggio a Olimpia. Proprio come cantastorie antico, passa le giornate a intrattenere i suoi ospiti con racconti di eroi moderni e sconosciuti, che con pochi euro al mese tirano avanti nonostante tutto. (2/fine)

 

Claudia Cucchiarato

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