SOCIETÀ

Africa: la cooperazione internazionale di cui c'è bisogno

Sulla liberazione di Silvia Romano l’opinione pubblica italiana si è spaccata a metà. In questo momento la cooperante milanese è il bersaglio di numerose polemiche che riguardano principalmente la sua conversione all’Islam, la sua scelta di indossare indumenti tradizionali africani, la somma spesa per il riscatto, e così via. Allo stesso tempo Silvia Romano, rapita in Kenya 18 mesi fa mentre faceva parte di un progetto della onlus Africa Milele come educatrice per i bambini di un villaggio, è considerata come il simbolo del volontariato, della cooperazione internazionale, specialmente in Africa. Anche il presidente di Unicef Italia Francesco Samengo è sulla stessa lunghezza d’onda: “Silvia rappresenta la parte migliore del nostro Paese, spesso invisibile: un’Italia che dedica la propria vita agli altri, che resiste”.  

Intervista a don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa Cuamm

Sulla necessità delle varie forme di cooperazione internazionale, tra cui il volontariato, che si svolgono nel continente più povero del mondo, abbiamo discusso con Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, una tra le maggiori organizzazioni non governative italiane per la promozione e tutele della salute in Africa. Secondo il direttore dell’ONG il valore del volontariato si esprime in tre dimensioni: competenza, trasparenza e correttezza, comunità. L’Africa oggi ha bisogno di competenze e grazie alla cooperazione queste vanno a inserirsi nel tessuto connettivo delle realtà locali, nei sistemi sanitari nel caso specifico di Medici con l’Africa, per aiutarli a crescere. Infatti hanno un grande valore le scuole di formazione, che portano poi a risultati concreti. La trasparenza e la correttezza fanno riferimento al modo di lavorare, perché i cooperanti devono saper gestire delle risorse in un contesto, come un paese estremamente povero, in cui la tentazione di cedere alla corruzione è forte.

Non si va nei paesi africani per dimostrare quanto siamo bravi noi, non hanno bisogno di questo Don Dante Carraro, direttore del Cuamm

L’ultimo valore è quello della comunità, inteso come lo sforzo di vivere insieme, similmente al proverbio indiano di “camminare dentro le scarpe altrui”, accostandosi alle difficoltà e sofferenze dell’altro. In questo modo si individuano i problemi insieme, per progettare poi, sempre insieme, dei percorsi per creare un futuro migliore. Inoltre spiega don Dante Carraro il perché c’è un estremo bisogno di cooperazione internazionale: “anche dove non ci sono risultati tangibili, quello che nessuno può cancellare è la ricchezza enorme che io imparo da te nell’aver vissuto con te, e che tu impari da me nell’aver vissuto con me”. La cooperazione ha bisogno di tempi lunghi, continua poi il direttore di Cuamm. “When we start, we stay, quando iniziamo, noi rimaniamo”, questo è ciò che i cooperanti di Medici con l’Africa dicono alle popolazioni africane che aiutano, perché ci sono molte realtà che, invece, non hanno progetti a lungo termine.

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