Società

27 Maggio 2020

Come il razzismo ambientale influisce sulla pandemia

Il virus colpisce chiunque, nessuno può sentirsi al sicuro dalla COVID-19: ma è veramente così democratico? Sicuramente il virus di per sé non fa distinzione tra etnie o classi sociali, ma, da quello che stiamo vedendo dai dati dei contagiati, notiamo che anche le disuguaglianze economiche possono influire e le minoranze ad essere più colpite.

Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro

Prendiamo l’esempio concreto del Paese che ad oggi ha più contagi in tutto il mondo. Gli Stati Uniti hanno superato il milione e settecento mila casi e il numero di persone afroamericane colpite sarebbe stato tre volte superiore a quello del resto della popolazione. Sarebbero più di 20 mila gli afroamericani deceduti a causa della COVID-19 al ritmo di 50,3 per 100.000 persone, decisamente più alto rispetto alle 20,7 per i bianchi, 22,9 per i latinoamericani e 22,7 per gli americani di origine asiatica.

Razzismo o povertà?

Ma è un problema di razzismo o di povertà? A questa domanda ha cercato di rispondere Harriet Washington, scrittrice americana, autrice di “A Terrible Thing to Waste: Environmental Racism and Its Assault on the American Mind”. In un articolo su Nature l’autrice ha dichiarato che “la povertà è un fattore di rischio per il malessere, ma le disparità razziali nell'esposizione agli inquinanti ambientali sono fattori maggiori che rimangono anche al di là della questione del reddito”. 

 

A sostegno di questa tesi Washington ha messo in luce come gli afroamericani della classe media, quindi con un reddito tra i 50.000-60.000 dollari all'anno, siano esposti a livelli molto più alti di prodotti chimici industriali, inquinamento atmosferico, metalli pesanti e altri agenti patogeni, rispetto ai bianchi che possono essere considerati poveri, quindi con un reddito annuo di circa 10.000 dollari. Questa disparità esisterebbe in entrambe le aree urbane e rurali.

Dall'acqua contaminata da piombo a Flint, nel Michigan, ai gas nervini, dall'arsenico e ai bifenili policlorurati ad Anniston, in Alabama, l’autrice riporta diversi casi in cui si nota come gli afroamericani e le minoranze etniche avrebbero maggiori probabilità di vivere in aree "svantaggiate" che sono più vicine alle fonti di inquinamento industriale. Uno studio preliminare pubblicato medRxiv, sono ancora soggetto a revisione tra pari, avrebbe collegato l'esposizione al’inquinamento anche ad una maggiore probabilità di morire per COVID-19.

Questo è un tema molto dibattuto, che abbiamo già affrontato anche su questo giornale e su cui è necessario ancora del tempo per avere una risposta concreta.


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Tornando alla domanda iniziale quindi, possiamo parlare di razzismo ambientale. L’esposizione ad inquinanti, la scarsa possibilità di rifornirsi di cibi nutrienti e freschi, con solo la disponibilità di discount in cui acquistare cibo spazzatura, l’impossibilità di avere accesso agli spazi verdi e alle strutture per l'esercizio fisico, sono tutte disuguaglianze su cui uno stato dovrebbe intervenire per poter garantire un welfare egualitario.

A questo però, Washington aggiunge la problematica dei dati. Secondo l’autrice infatti, solamente 40 stati stavano segnalando l’etnia delle persone morte per COVID-19, e solamente 3 lo stavano facendo per le persone che avevano ricevuto i test COVID-19. 

Affrontare il razzismo ambientale è l’unico modo per poter uscire dalla pandemia. "Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro", ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, capo dell'Organizzazione mondiale della sanità, ma ci sono situazioni in cui la sicurezza delle persone, e parliamo solo delle tecniche di prevenzione dell’attuale pandemia, è messa in serio pericolo. Il distanziamento sociale è impossibile per qualcuno che vive in un appartamento sovraffollato, è impossibile per chi è costretto a lavorare fianco a fianco ad un suo collega, è difficile per chi non ha la possibilità di scegliere. Ne abbiamo già parlato anche per quanto riguarda la situazione nei campi profughi, ma se veramente “nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro” allora è il momento per i governi di concentrarsi nel cercare di ridurre le disuguaglianze e garantire un welfare uguale per tutti.