SCIENZA E RICERCA

Le foreste, la nostra arma contro il climate change

La Terra si sta avvicinando ai limiti ambientali che, se oltrepassati, porteranno a seri problemi agli ecosistemi, alle economie e alla società. Per evitare gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità, dell’uso eccessivo d’acqua, di immissione nell’ambiente di quantità insostenibili di azoto e fosforo che stanno portando alla morte di ampie zone di mari di ogni regione del pianeta, di consumo di suolo, l’umanità deve proteggere e ripristinare gli ecosistemi naturali e soprattutto le foreste. Le convenzioni e le principali organizzazioni internazionali, come l’organizzazione per la fame e la nutrizione (FAO) e l’unione delle organizzazione di ricerca forestale (IUFRO), sono convinte che il ripristino degli ecosistemi forestali, sia un metodo efficace per mitigare i cambiamenti ambientali, inclusi quelli del clima e il declino della diversità biologica, e continuare a contribuire al sostentamento di circa 1 miliardo di persone. 

Nonostante la diminuzione dei tassi di deforestazione in alcune regioni, gli ecosistemi forestali sono ancora gravemente minacciati. Nel 2018 sono stati distrutti 13 milioni di ettari foreste (per confronto, l’Italia ha una estensione di 30 milioni di ettari). Secondo una ricerca del World Resources Institute (WRI), il 30% della copertura forestale globale è stato spazzato via, per lasciare spazi all'agricoltura e agli insediamenti antropici, mentre un altro 20% è stato degradato. La maggior parte delle foreste restanti risulta frammentata, mentre le foreste ‘intatte’ (ossia le foreste che non presentano segni di attività umana significativa con un'area di almeno 500 km2) sono solo il 15% delle foreste mondiali.

Rompere la spirale di perdita e degrado e ripristinare queste terre a fini forestali, attraverso interventi di forest restoration, porterebbe molti benefici. Le aree forestali forniscono acqua pulita, regolano il ciclo dell’acqua e riducono l’erosione del suolo, forniscono biomassa per energia in sostituzione di gas, petrolio e carbone, e altri prodotti legnosi e non legnosi, come frutti di bosco, funghi, resine, medicine. Inoltre, le foreste e gli alberi mitigano il cambiamento climatico sequestrando il carbonio e favoriscono l’adattamento a eventi estremi, l’innalzamento del livello del mare, l'aumento della temperatura. 

Nel 2005, in uno studio svolto insieme ai miei amici Bernhard Schlamadinger e Sandra Brown, avevamo ipotizzato che il potenziale di restauro forestale per interventi indirizzati prioritariamente al sequestro del carbonio e quindi alla mitigazione dei cambiamenti climatici potesse essere pari a 800 milioni di ettari entro il 2050. In un articolo pubblicato ieri sull'ultimo numero di Science, dal titolo "Il potenziale globale per il restauro”, un gruppo di ricercatori, tra cui Danilo Mollicone della FAO, dimostrano che - al di fuori delle foreste già esistenti e della aree destinate già destinate all'agricoltura e agli inserimenti antropici - si potrebbero realizzare progetti di restauro forestale su 0,9 miliardi di ettari. Ciò rappresenterebbe un aumento superiore al 25% nella superficie forestale esistente e avrebbe un potenziale di fissazione di carbonio - quando le nuove foreste avranno raggiunto la maturità, tra almeno 100 anni - di 205 miliardi di tonnellate di carbonio, riducendo il pool di carbonio atmosferico di circa il 25%. Inoltre, gli alberi nei paesaggi agricoli possono migliorare la fertilità del suolo, conservare l'umidità del suolo e aumentare la produzione di cibo.

Ma che cosa si intende per restauro forestale?  

Definire il concetto di restauro (o ripristino) forestale non è una mera questione accademica. La sua definizione è importante per le implicazioni politiche. La definizioni di restauro forestale (e ancora prima quella di foresta) è importante per l’applicazione di leggi nazionali e accordi e convenzioni internazionali in materia ambientale. La Convenzione ONU sulla diversità biologica, per esempio, nei target definiti per il periodo 2011-2020 (mentre si discute per quelli post 2020, in via di una definitiva approvazione nel corso del prossimo summit della Convenzione, fine 2020, a Pechino) ha concordato un obiettivo per ripristinare il 15% degli ecosistemi degradati entro il 2020. Non sarebbe possibile misurare il grado di raggiungimento senza una chiara definizione di restauro ecosistemico e, nello specifico, forestale.

L'espressione restauro forestale è ora usata indiscriminatamente ed è difficile da definire in un modo che comprenda tutte le situazioni osservate nella letteratura e nella pratica, in diverse condizioni ecologiche e socio-culturali.  Inizialmente usata per esprimere le attività di ripristino del paesaggi e di piantagioni finalizzate al risanamento e recupero di siti degradati, la definizione di restauro forestale si è sviluppata per ampliare l'approccio più limitato e restrittivo che è stato viceversa usato in passato. Concettualmente il ripristino delle foreste ha proceduto di pari passo con le teorie dei principi dell'ecologia del restauro. Fondamentale per questo concetto è l'attenzione sul ripristino della relazione tra biodiversità e funzionamento degli ecosistemi.

Una definizione tra le già accreditate di ripristino forestale è quella "di ristabilire i presunti caratteri di struttura, produttività e diversità delle specie della foresta originariamente presente in un sito. In questo senso, i processi e le funzioni ecologiche della foresta restaurata dovrebbero corrispondere strettamente a quelli della foresta originale. Pertanto, il ripristino forestale è un'attività intenzionale che avvia, aiuta o accelera il recupero di un ecosistema rispetto alla presunta storica composizione, struttura, funzione, produttività e diversità di specie di un ecosistema presente in un sito. Il restauro tenta di restituire un ecosistema alla sua traiettoria storica. Le condizioni storiche sono quindi il punto di partenza ideale per la progettazione del restauro.

Se applicata rigorosamente, questa definizione rende quasi impossibile il restauro forestale: laddove l'intervento di ripristino forestale viene implementato su un paesaggio degradato e frammentato, la nuova foresta non corrisponderà mai allo stato di riferimento, per esempio in termini di composizione delle specie, alla foresta primaria  precedente.

Alcuni ecologisti del restauro si stanno allontanando dalla posizione "purista", specialmente dai punti di vista più ideologici che fissano l'obiettivo del restauro pensando allo stato originario idealizzato, che implica - inter alia - anche una visione statica degli ecosistemi.

Vari autori considerano il restauro forestale come una simmetria rispetto alla degradazione delle foreste e alla deforestazione e l'ecosistema che ne risulterà non ripristinerà necessariamente il suo stato precedente, poiché i vincoli e le condizioni dei nostri tempi potrebbero far sì che si sviluppi lungo una traiettoria alterata. Per dirla in maniera più semplice, poiché i processi dell'ecosistema forestale diminuiscono gradualmente con l'aumento degli impatti antropici o naturali, gli approcci di restauro possono riportare, risollevare una foresta degradata o frammentata o completamente alterata a un livello più alto all'interno di una scala di restauro che procede verso stadi di maggiore naturalità e diversità. 

Quanta superficie è disponibile per il restauro forestale? Uno studio, appena aggiornato del WRI, ritiene che più di due miliardi di ettari in tutto il mondo offrano opportunità di restauro, un'area più grande del Sud America. La maggior parte di queste terre si trova in aree tropicali e temperate. Un miliardo e mezzo di ettari sarebbe più adatto per il restauro a mosaico, su piccola e piccolissima scala, in cui le foreste e gli alberi sono combinati con altri usi del suolo, tra cui l’agro-selvicoltura, l'agricoltura familiare e dei piccoli proprietari e gli insediamenti abitativi e commerciali.

Fino a circa mezzo miliardo di ettari sarebbero adatti per il restauro su vasta scala di foreste dense. Oltre a questi due miliardi di ettari, ci sono 200 milioni di ettari di terre disabitate, principalmente nelle foreste boreali dell'estremo nord, che sono state degradate dagli incendi, specialmente in Siberia. Queste aree sarebbero probabilmente difficili da ripristinare a causa della loro lontananza. Le aree coltivate e le aree rurali densamente popolate su terre prima occupate da foreste sono ammontate a un ulteriore miliardo di ettari. Queste aree non offrono ampie opportunità di restauro in termini di area, ma alcune di queste terre trarrebbero vantaggio dall'avere alberi piantati in luoghi strategici (per esempio lungo i corsi di acqua e ai margini della proprietà e del centro aziendale agricolo, o nelle aree urbane o ai margini delle città,  per proteggere e migliorare la produttività agricola e altre funzioni dell’ecosistema e per migliorare la qualità di vita dei cittadini.

Gli autori di questo studio, con una comunicazione personale, hanno riferito che per l’Italia sono disponibili circa 8 milioni di ettari per interventi di piccola scala e 1,5 milioni di ettari per interventi a mosaico, di piccola scala, indirizzati prevalentemente per la riduzione di rischi legati a disastri naturali, aumento della diversità biologica e miglioramento del paesaggio. 

Il restauro è possibile. La maggior parte dei paesi ha subito perdite e degrado forestale e ha opportunità di restauro. Vaste aree disboscate in Europa e in Nord America hanno fatto ricrescere le foreste. La Corea del Sud e il Costa Rica hanno intrapreso strategie di restauro forestale di grande successo, un esempio per altri Paesi. Sul pianeta, una moltitudine di progetti e iniziative portati aventi sia dai governi sia da organizzazioni non-statali stanno rallentando la desertificazione e il ripristino delle aree boschive con conseguenti notevoli miglioramenti dei mezzi di sussistenza e della salute ecologica. Tuttavia, le opportunità di restauro sono spesso trascurate. 

Il ripristino di una foresta e di un paesaggio è molto più che piantare alberi. Va oltre il rimboschimento, il rimboschimento e il restauro ecologico per migliorare sia i mezzi di sussistenza umani che l'integrità ecologica. Nei programmi di restauro le parti interessate locali devono essere attivamente coinvolte nel processo decisionale, nell’avvio delle attività e nell’implementazione. I singoli progetti di restauro devono essere inseriti in un contesto più vasto di paesaggio, in modo che i compromessi tra interessi in conflitto possano essere risolti o ridotti al minimo in un contesto più ampio. I paesaggi devono essere ripristinati e gestiti con l’obiettivo di fornire una combinazione equilibrata di servizi e beni ecosistemici, non solo per aumentare la copertura forestale. Infine, è importante che sia presa in considerazione un'ampia gamma di strategie di restauro. Il monitoraggio, l'apprendimento e l'adattamento continui devono essere messi al centro di un qualsiasi intervento di restare forestale.

Un paesaggio restaurato può ospitare un mosaico di usi del suolo come l'agricoltura, le aree protette, i corridoi ecologici, le piantagioni ben gestite, i sistemi agroforestali e le piantagioni realizzate lungo le coste o le rive dei fiumi per proteggere i corsi d'acqua. Il ripristino deve integrare e migliorare la produzione di cibo e non trasformare le foreste naturali in piantagioni.

Molti paesi hanno subito perdite o degrado forestali in passato. Le opportunità per il restauro, come dicono diversi autorevoli studi, sono enormi in termini di area ed interessano tutti i continenti e tutte le regioni climatiche. Molti altri paesi possono mitigare il cambiamento climatico attraverso il restauro piuttosto che evitare ulteriori deforestazioni e degrado. 

Il ripristino delle foreste deve andare di pari passo e deve essere complementare alle strategie di riduzione della deforestazione e devono essere di sostegno reciproco. Le opportunità di ripristino tendono ad essere localizzate lontano dalle aree dove la deforestazione in corso è diffusa e concentrata.

Lo studio pubblicato sulla rivista Science è arrivato a stimare il potenziale per la piantagione di alberi, ma lascia aperta la questione sulle modalità con cui un programma globale di piantagione di alberi potrebbe essere finanziato e portato a termine. Thomas Crowther, un autore della ricerca,  del Politecnico di Zurigo, ha dichiarato che i progetti più efficaci di restauro hanno un costo di 0,27 euro per albero. Ciò significa che potremmo effettuare il restauro con specie forestali su 900 milioni di ettari, utilizzando mille miliardi di alberi, per un costo di 270 miliardi di euro. Servono incentivi finanziari per i proprietari terrieri. I governi si facciano avanti. E soprattutto qualche miliardario filantropo.

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