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Sono giorni, settimane e mesi di insicurezza, paura e violenza quelli che sta attraversando Hong Kong in questo periodo. La società civile non vuole assolutamente arrendersi ad accettare passivamente quello che sta accadendo. In prima linea ci sono gli studenti e, in generale, i giovani ribelli che non intendono arrendersi. Quali sono i valori che sentono in pericolo? Quali i diritti che non accettano assolutamente di dover perdere? Quali le richieste che rivolgono al governo e all'amministrazione?
Sono più di 6000 gli arresti totali dall'inizio delle proteste, in giugno. Circa il 40% sono studenti, giovani ragazzi che manifestano per strada e nelle università con cortei, cori, flash mob, occupazioni e qualsiasi altra azione che possa sconvolgere l'ordine pubblico e perpetuare una protesta che dura ormai da mesi, e che ricorda quella di piazza Tianamen, quando nel 1989 il governo sedò con estrema violenza le rivolte studentesche dei giovani che chiedevano un regime più democratico.
Tutto è cominciato nel giugno di quest'anno, in occasione di una proposta di legge sull'estradizione, che ha gettato subito in allarme la popolazione, perché, pur non essendo valida per i crimini politici, rischiava di diventare un modo attraverso il quale la Cina popolare avrebbe potuto arrestare i dissidenti in fuga. Anche dopo il ritiro della proposta, però, le rivolte non sono terminate, il popolo di Hong Kong manifesta ancora per le strade, e i protagonisti di questa lunga stagione di proteste sono proprio i giovani, gli adolescenti, gli studenti e i ragazzi che vogliono far sentire la propria voce e difendere un'identità che sentono minacciata.
La proposta di legge sull'estradizione non era altro che un'ulteriore testimonianza della volontà della Cina popolare di fortificare il suo controllo su Hong Kong, in vista del 2047, anno in cui, secondo gli accordi del 1997, l'ex colonia britannica dovrà sottostare alla sovranità di Pechino. Non bisogna poi dimenticare i piani della Cina popolare nell'ambito dello sviluppo economico. È prevista, infatti, la realizzazione della Greater Bay Area, una grossa zona economica e finanziaria della quale dovrebbe fare parte Hong Kong. Insomma, ora più che mai le autorità cinesi sentono il bisogno di legare più strettamente al continente questo territorio instabile.
Dall'altro lato, però, il popolo di Hong Kong non intende arrendersi facilmente a questo assoggettamento da parte di Pechino. Questi cittadini hanno una storia diversa da quella della Cina popolare, parlano il cantonese, non il mandarino, e conservano ancora le tracce della dominazione inglese, durata fino al 1997. Hong Kong è patria di multiculturalismo e democrazia, i suoi abitanti godono di diritti civili e libertà che non sono disposti a perdere, e che nella Cina popolare non sono completamente garantiti, come quello di parola e di libera associazione.
Il senso di incertezza riguardo a quello che succederà nel 2047 e la percezione di una minaccia alla loro identità sono i catalizzatori che spingono i manifestanti a combattere per proteggere ciò che sentono in pericolo. La forza e le intenzioni dei ribelli si traducono nelle richieste rivolte all'amministrazione di Hong Kong: le dimissioni di Carrie Lam, capo esecutivo della città, la liberazione degli attivisti arrestati, un'inchiesta sul ruolo e sui metodi della polizia, che si macchia sempre più spesso di violenza sui civili e, naturalmente, nuovi provvedimenti istituzionali che ridefiniscano i rapporti con la Cina popolare.
Sono numerosi gli artisti e i performer del luogo che sostengono la protesta e che esprimono e pubblicizzano le loro idee attraverso il disegno e la musica, creano manifesti con grafica incisiva, fumetti, vignette e ogni genere di contenuto artistico che contenga un messaggio di denuncia sociale. In giro per la città si trovano i Lennon walls, dei muri completamente ricoperti di post-it, messaggi di protesta e di speranza, che invitano alla libera espressione, inneggiano all'autonomia, e nonostante vengano spesso distrutti dalle forze dell'ordine, non accennano a scomparire.
Hong Kong è una città dall'identità multiculturale, caratteristica alla quale i ribelli dimostrano di tenere particolarmente. Molti sentono come una loro precisa responsabilità la resistenza e l'impegno a difendere ciò che hanno di più caro.
Le università e i politecnici sono diventati i centri principali delle rivolte. Gli studenti e gli attivisti che si sono barricati al loro interno si sono organizzati per reggere una vera e propria occupazione, dotandosi di asciugamani per contrastare l'effetto dei gas lacrimogeni, difendendosi lanciando mattoni e bottiglie incendiarie e costruendo barricate per proteggersi dalle forze dell'ordine, le quali, per comando dell'amministrazione di Hong Kong (pro-Cina popolare), ha in programma di fare tutto ciò che è necessario per ristabilire l'ordine; gli agenti non esitano infatti ad arrestare i manifestanti, i quali rischiano anche 10 anni di carcere, né a usare armi da fuoco. Il bilancio dei morti e dei feriti continua a salire ogni giorno, la violenza e la paura sono all'ordine del giorno nelle università occupate, che sono state trasformate in veri e propri campi di guerra.
Reuters/Marko Djurica
Lo scontento dei giovani di Hong Kong è dovuto a una profonda sensazione di insoddisfazione nei confronti della situazione attorno a loro e alla chiara consapevolezza di doversi impegnare per difendere i valori in cui credono, che sentono ora più che mai minacciati da un imminente cambiamento storico che vogliono evitare a tutti i costi. Un'ingerenza maggiore da parte della Cina popolare nella gestione interna della città potrebbe significare un radicale cambiamento per i cittadini che la abitano, ecco perché gli studenti (e non solo) avvertono il pericolo di quello che potrebbe significare per loro un mutamento così grande come quello che incombe.
L'eco delle voci di questi giovani ribelli ha avuto risonanza internazionale, arrivando a smuovere le coscienze dei loro coetanei in giro per il mondo. I numerosi moti di protesta e supporto a quello che stanno passando i cittadini di Hong Kong si scontrano con quelli che, al contrario, sostengono la posizione della Cina popolare. Ancora una volta i protagonisti di queste contese sono gli studenti, a partire dalle comunità di studenti di Hong Kong e della Cina continentale che sono molto presenti nelle università australiane, americane, canadesi ed europee.