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In Salute. In sala operatoria: se sei donna, cambia

Uomini e donne, pur essendo soggetti alle stesse patologie, possono presentare sintomi, progressione di malattia e risposta alle terapie molto diversi. Quando si parla di sintomatologia l’esempio più noto è quello dell’infarto del miocardio: le donne spesso non provano il tipico dolore retrosternale, ma al collo, al dorso, oppure possono presentare solo irrequietezza, ansia o fiato corto. I farmaci possono avere effetti diversi nella popolazione femminile rispetto a quella maschile, e produrre più reazioni avverse, principalmente perché sono stati sperimentati in larga parte sugli uomini. Lo stesso si può dire per la risposta ai trattamenti chirurgici: l’anatomia femminile,  la minore presenza di comorbidità, la migliore risposta immunitaria, talora il ritardo diagnostico possono avere ripercussioni sia sull’intervento che sui suoi esiti.

Dell’argomento abbiamo parlato con Gaya Spolverato, chirurga oncologa nell’azienda ospedale–università di Padova, professoressa di chirurgia nello stesso ateneo e co-fondatrice dell’associazione Women in Surgery Italia

Intervista completa a Gaya Spolverato, chirurga oncologa dell'azienda ospedale-università di Padova. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Antonio Massariolo

Prima della sala operatoria

“Mi sono sempre occupata di tumori del tratto gastrointestinale – esordisce Spolverato – e posso dire che l’oncologia e la chirurgia oncologica sono diverse tra uomini e donne. Partiamo dell'epidemiologia: alcuni tipi di cancro sono storicamente più comuni nelle donne, altri invece negli uomini”. Per quel che riguarda il cancro del colon e del retto, per esempio, sono stati rilevati tassi di incidenza inferiori nelle donne rispetto agli uomini. 

“Parlando del tratto gastrointestinale in particolare, ci accorgiamo che la diagnosi può essere differente, perché i sintomi sono differenti. In proposito si fa sempre riferimento alla sintomatologia dell'infarto, ma è così anche per alcuni tipi di tumori addominali intestinali. Pensiamo per esempio al cancro del colon-retto: storicamente si vede una maggiore incidenza di tumori del colon destro nelle donne, di tumori del colon sinistro e del retto negli uomini, con sintomi a quel punto chiaramente differenti. Il tumore al colon destro tenderà a dare più probabilmente un dolore vago, sordo, diarrea e così via; se interessa invece il colon sinistro si avrà una sintomatologia più legata a sanguinamento”. Le donne inoltre tendono ad avere meno comorbidità rispetto agli uomini, cioè meno patologie associate come malattie cardiovascolari, polmonari, nefropatie; e sono più avanti con l’età al momento della diagnosi.

Ancora, i programmi di screening per la diagnosi precoce del carcinoma del colon-retto prevedono l'esame del sangue occulto nelle feci, un tipo di test tuttavia che dovrebbe essere adattato per il sesso femminile dato che le donne hanno dimostrato una minore sensibilità agli attuali valori soglia di positività. Esistono poi fattori di rischio che interessano in modo diverso uomini e donne: l'obesità addominale tipicamente maschile è uno dei fattori di rischio del cancro del colon-retto. È stato rilevato invece che le donne tendono più spesso ad avere un peso normale rispetto agli uomini.

L’intervento chirurgico e il decorso post-operatorio

“L'anatomia dell’uomo e della donna è differente – continua Spolverato – e lo è soprattutto nella pelvi (il bacino, ndr). Dunque risulta più complesso intervenire su un uomo che tende ad avere una pelvi più stretta, rispetto a una donna che invece per gli aspetti legati alla maternità ha una pelvi più larga, più accogliente. L'uomo inoltre tende ad avere maggiore grasso addominale e questo rende l'intervento molto più complesso dal punto di vista tecnico”.

Anche le complicanze che possono insorgere dopo l’intervento sono differenti. “L’uomo tende ad avere un aumentato rischio di sindrome metabolica, di sindrome coronarica, di patologia cardiologica. Tenderà dunque ad avere molto più spesso rispetto alla donna complicanze di tipo medico o complicanze legate alla vascolarizzazione, alla tenuta delle anastomosi per esempio (le suture tra due organi, ndr)”. 

Va tenuto presente inoltre che le donne hanno una migliore risposta immunitaria rispetto agli uomini e ciò può avere un peso sul decorso post-operatorio, sulla rimarginazione delle ferite per esempio o sul maggiore o minore rischio di complicanze legate a una eventuale riapertura della sutura chirurgica. La maggiore attivazione del sistema immunitario nel sesso femminile può avere un impatto, più in generale, anche sulla risposta ai trattamenti e dunque alla malattia.  

I farmaci anestetici e analgesici impiegati prima, durante e dopo l’intervento sono gli stessi sia per gli uomini che per le donne, ovviamente aggiustati per il peso, per l'indice di massa corporea, per l'età e per una serie di condizioni anche di comorbidità. “La ricerca si è finora concentrata sugli effetti dei farmaci associati al trattamento oncologico, come i chemioterapici, e molto meno sull’anestesia e l’analgesia. È stato dimostrato infatti un aumentato rischio di tossicità dei farmaci antitumorali nelle donne rispetto agli uomini, dunque un aumentato rischio di neutropenia (che causa la riduzione di un tipo di globuli bianchi, i neutrofili, ndr), anemia, diarrea e dei più classici effetti collaterali della terapia sistemica, dovuto a una riduzione della clearance del farmaco (la quantità di medicinale che l’organismo espelle in un determinato arco temporale, ndr) e ad altri meccanismi legati anche alla sfera immunitaria”.

La qualità di vita

Spolverato sottolinea che le donne tendono ad avere una qualità di vita molto inficiata dalla malattia, soprattutto per quel che riguarda l'immagine di sé e la propria capacità di prendersi cura degli altri. Negli uomini invece la patologia pesa più sulla sfera sessuale e professionale, dato che l’eventuale assenza da lavoro può incidere sulla disponibilità economica.

“La responsabilità della cura – spiega Spolverato – porta le donne a tralasciare la propria salute e quindi a sottoporsi più raramente o comunque in maniera più ritardata ai programmi di screening. E questo lo stiamo vedendo per lo screening del colon-retto, ma anche per altre patologie. Esiste poi tutta la sfera legata alla paura, la paura della malattia e di non poter essere presenti per le persone a casa: ciò interessa sicuramente entrambi i sessi, ma gli studi sulla qualità di vita indicano che per le donne l'aspetto della cura e l’attività legata alla famiglia hanno un peso importante anche nella decisione di sottoporsi a trattamenti chirurgici”. La diagnosi tardiva però non è priva di conseguenze, dato che la malattia viene individuata in fase più avanzata e, in caso di patologia oncologica, si ripercuote anche sulla sopravvivenza. 

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