SCIENZA E RICERCA

La scienza e i 70 anni della Repubblica Popolare Cinese

Il presidente e leader del Partito comunista, Xi Jinping, ha voluto celebrare i 70 anni dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese con una manifestazione muscolare. Xi Jinping ha voluto mostrare al mondo con una spettacolare parata le nuove capacità militari a disposizione di Pechino. Capacità che sono ormai quelle di una superpotenza

Non è stato, forse, il modo migliore di mostrare i successi ottenuti dalla Cina negli ultimi decenni, che sono stati anche e soprattutto economici. Mentre sul piano dei diritti civili e della democrazia – lo dimostrano le recenti vicende di Hong Kong – il cammino da fare è ancora moltissimo.

Ma è certo che dal 1980 in poi – dopo la fase maoista della repubblica popolare – grazie alle novità proposte da Deng Xiaoping – la Cina da paese sottosviluppato si è trasformato nella prima potenza economica al mondo (in termini di Prodotto interno loro a parità di acquisto della moneta ha superato gli Stati Uniti) e ha consentito a centinaia di milioni di suoi cittadini di uscire dalla condizione di povertà e di diventare classe media, con una ricchezza pro-capite e stili di vita paragonabili a quelli occidentali.  

La crescita cinese, sia economica che militare, è dovuta in larga parte a un’intuizione di Deng Xiaoping, il leader cinese che ha di fatto guidato il più popoloso paese al mondo dal 1978 al 1992: se vogliamo che la Cina raggiunga e magari superi i paesi più avanzati al mondo, dobbiamo puntare sulla scienza e sulla tecnologia che a sua volta si fonda sulla scienza. Per fare questo occorre investire quattrini e formare giovani.

Gli effetti di questa intuizione sono oggi più che mai evidenti. Partendo da una condizione marginale e comunque isolata, la Cina scientifica e tecnologica oggi si appresta a diventare la prima potenza al mondo

Le università cinesi accolgono un numero crescente di studenti e scalano le classifiche di qualità.

Il primato del numero di scienziati che ormai schiera la Cina – più di 1,5 milioni – supera sia quello degli Stati Uniti (1,4 milioni) sia quello dell’intera Unione Europea. La Cina vanta, dunque, la maggiore comunità scientifica al mondo. E tutto lascia prevedere che questo primato sarà consolidato. Già oggi la Cina laurea un numero di PhD superiore a quello del resto del mondo messo insieme. Mentre questi scienziati nel 2018, secondo il database Scimago, hanno pubblicato su riviste internazionali con peer review 569.227 articoli, contro i 570.104. In pratica: lo stesso numero. Nel 1996 gli articoli pubblicati dagli scienziati americani erano 11 volte superiore a quello dei cinesi. In meno di un quarto di secolo il Dragone ha recuperato per intero il gap.

Per investimenti la Cina è, invece, ancora seconda agli Stati Uniti. A parità di potere d’acquisto della moneta, secondo gli esperti dell’americana R&D Magazine, alla fine di quest’anni gli USA avranno speso in R&S (ricerca e sviluppo) qualcosa come 581 miliardi di dollari, mentre la Cina ne avrà spesi 519. L’Unione europea nel suo insieme non si avvicinerà neppure ai 400 miliardi di dollari. A puro titolo di paragone: l’Italia investirà poco più di 20 miliardi di dollari. 


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Le proiezioni degli esperti dicono che entro pochi anni, non più di quattro o cinque, la Cina supererà per investimenti assoluti anche gli Stati Uniti. D’altra parte il governo di Pechino ha annunciato che intende raggiungere molto prima del 2030 la quota del 3,0% di investimenti in R&S rispetto al PIL. Oggi è al 2,1%, un livello che è già superiore a quello dell’Unione europea, anche se è distante da quello USA (2,8%). Ma gli investimenti crescono da un paio di decenni a un ritmo tale da rendere credibile l’obiettivo annunciato dal governo.

Alla crescita quantitativa fa riscontro una crescita qualitativa. Secondo molti, il numero di citazioni per articolo è un indicatore (un po’ rozzo, per la verità) di qualità. Ebbene, oggi un articolo firmato da un ricercatore americano vanta 0,77 citazioni/anno. Un articolo firmato da un cinese meno, ma non molto meno: 0,67 citazioni per articolo/anno. D’altra parte, rileva la rivista scientifica inglese Nature, tra il 2005 e il 2015 sono raddoppiati non solo gli articolo scritti da scienziati cinesi, ma anche quelli highly cited, quelli più citati.

Proprio Nature nel numero pubblicato oggi ospita un editoriale sui 70 anni dell’Accademia delle Scienze della Cina – nata con la Repubblica Popolare nel 1949 – ricordando che è non solo tra le più ricche al mondo, ma anche tra quelle con una grande proiezione internazionale. L’Accademia investe all’estero, infatti, qualcosa come 700 milioni di dollari. Insomma, si muove come l’Accademia principe di una superpotenza scientifica.  

Ma, probabilmente, la caratteristica più significativa degli ultimi anni della politica della scienza di Pechino è la crescente attenzione per la scienza di base o – come si dice oggi – curiosity-driven. Gli investimenti cinesi in fisica delle alte energie, in intelligenza artificiale, in biologia stanno dando i loro frutti. Nel campo della genomica, per esempio, oggi il Dragone è forse il paese più avanzato al mondo.

La scommessa nella scienza di base genera frutti anche nel campo delle scienze applicate e delle tecnologie più avanzate. Non è un caso che l’agenzia spaziale cinese sia stata la prima e finora l’unica a far posare una sonda sulla faccia nascosta della Luna. 


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E non è un caso, neppure, che oggi il paese asiatico sia il maggior esportatore al mondo di beni hi-tech, un’attività che fornisce un contributo decisivo alla crescita del Prodotto interno lordo a un ritmo che, se pur rallentato, continua a essere superiore al 6% annuo. Né è un caso che oggi la Cina possa dichiarare, forse esagerando un po’, che, in campo militare, ha raggiunto una sostanziale parità strategica con gli Stati Uniti. 

Per festeggiare in maniera più significativa i 70 anni della Repubblica popolare forse sarebbe stato meglio che Pechino avesse fatto sfilare i suoi scienziati più che i suoi missili. Sarebbe stato più giusto per i successi ottenuti dai ricercatori cinesi e più rassicurante per il mondo intero. 

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