SCIENZA E RICERCA

Spazio, dalla storia alla nuova frontiera della ricerca

La cultura passa anche dalla scienza. Lo sanno bene le storiche e gli storici della scienza e della tecnologia che per mestiere sono abituati a varcare i confini tra le due culture, muovendosi tra scienze umane e scienze esatte. E quando si parla di cultura e di storia, si parla anche di patrimonio, una categoria in cui rientra a tutti gli effetti il multiforme patrimonio storico-tecnico-scientifico: raccolte naturalistiche, strumenti, oggetti tecnologici di varia natura, che ci raccontano storie, snodi, avventure legate al mondo della scienza, della tecnica e dell’industria del passato e dei suoi protagonisti. Di questo e altro si è parlato nel convegno Air & Space Heritage Italy che si è da poco chiuso all’università di Padova (25-26 maggio 2018) e che è stato organizzato da David Burigana, professore associato di Storia delle Relazioni internazionali nel dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali della nostra Università, in collaborazione con lo storico dell’aeronautica Eric Lehmann del Lycée Français “Jean Giono” di Torino, con il sostegno di numerosi partner europei e italiani, tra cui lo stesso dipartimento di Scienze politiche, il Centro di ateneo di studi e attività spaziali “Giuseppe Colombo” (Cisas) dell’università di Padova, l’Aeronautica militare e il progetto europeo H2020 InsSciDe “Inventing a Shared Science Diplomacy for Europe”.

Pascal Griset, coordinatore del progetto Horizon2020 InsSciDE. Intervista di Francesco Suman; riprese di Tommaso Rocchi.

Come si evince già dal titolo, il focus di queste due giornate ha riguardato in primo luogo la storia dell’aeronautica e dello spazio in Italia (e non solo) e ha avuto il merito di riunire intorno a un tavolo studiosi e operatori provenienti non solo da vari ambiti – dai musei agli archivi, dall’università all’esercito – ma anche da settori disciplinari diversi, dagli storici internazionalisti agli ingegneri, dagli storici dell’aeronautica agli storici della scienza. In questo modo, si è dato concretamente voce a quel bisogno di interdisciplinarietà oggi così tanto invocato a parole e raramente perseguito nei fatti, anche a causa degli steccati disciplinari imposti dall’odierna organizzazione del sapere. Il caso dell’aeronautica e dello spazio sono del resto esemplari se si vogliono studiare le complesse implicazioni politiche, diplomatiche, militari, economiche, industriali e scientifiche legate alle ricerche su questi temi e su personaggi come Giuseppe “Bepi” Colombo (1920-1984), che all’università di Padova si occupò tra le altre cose di meccanica celeste e di movimenti di satelliti artificiali in orbita, collaborando con la NASA per la missione Mariner 10 del 1973, o Luigi Broglio (1911-2001), generale del Genio aeronautico e docente di costruzioni aeronautiche alla Scuola d’ingegneria aerospaziale di Roma, protagonista degli esordi dello spazio in Italia, sullo sfondo delle collaborazioni con l’Europa e gli Stati Uniti.

Come è emerso da molti degli interventi, se gli studi sulla storia dell’aeronautica in Italia si trovano tutto sommato a uno stadio avanzato, nonostante i testi di Giovanni Caprara e il ruolo dell’Italia emerso nell’ESA History Project, sulla storia della ricerca spaziale nell’Italia del secondo dopoguerra c’è ancora tanto da scrivere. Questo aspetto rappresenta senza dubbio una delle sfide lanciate agli studiosi da questo incontro, che alla dimensione imprescindibile della ricerca ha voluto collegare anche una serie di azioni nel campo della divulgazione, dialogando in chiave sinergica con le realtà dei musei, riuniti nella Rete nazionale dei musei aeronautici coordinata dal tenente colonnello Luca Carapellese, degli archivi, come quello del pioniere delle costruzioni aeronautiche Gianni Caproni a Trento, e di organizzazioni scientifiche come l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea fondata nel 1975, che da anni porta avanti l’ESA History Project.

Casimiro Vizzini, funzionario Unesco. Intervista di Monica Panetto; riprese di Tommaso Rocchi.

Il convegno ha fornito anche l’occasione per presentare l’importante progetto europeo H2020 InsSciDe (2018-2021) che con i suoi 15 partner provenienti da 11 paesi europei (tra cui l’università di Padova e lo stesso professor Burigana) sta lavorando sul tema di grande attualità della “Science Diplomacy”, ovvero del ruolo della scienza nella costruzione dei rapporti internazionali, tra comprensione del passato e volontà di agire sul presente dell’Europa. Molti dei relatori intervenuti fanno parte di questa rete, tra cui il coordinatore Pascal Griset dell’Université Paris Sorbonne, che ha tracciato l’agenda del progetto, in parte dedicato anche allo spazio, ambito transnazionale per eccellenza, che ha visto e vede tuttora interagire tra cooperazione e competizione scienziati, diplomatici, funzionari governativi, politici e industrie. In un momento in cui l’idea di Europa e il consenso pubblico nei confronti della scienza vengono messe in discussione su vari fronti, progetti come InsSciDe e iniziative come il convegno padovano cercano nuovi approcci a questi temi, mettendo in comunicazione realtà e ambiti disciplinari diversi. L’Italia ha un ruolo importante da scrivere in questa storia transnazionale, anche considerato che gli archivi storici dell’Unione Europea, compresi quelli dell’ESA, sono conservati proprio qui, all’Istituto Universitario Europeo di Firenze.

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