SOCIETÀ

"Diritti" umani? Mai così poco garantiti

102 milioni: questo il numero di coloro che hanno perso tutto a causa di guerre e catastrofi naturali e hanno bisogno di assistenza umanitaria. Di questi, a fine 2013 erano 51,2 milioni solo i rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni a causa di conflitti armati in corso secondo i dati delll'Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati: un ammontare in rapida crescita sugli anni precedenti. Il 10 dicembre ricorre la Giornata mondiale dei diritti umani, dal giorno in cui nel 1948 l'Assemblea generale delle Nazioni unite proclamò la Dichiarazione universale dei diritti umani. A distanza di oltre sei decenni, tanto rimane purtroppo ancora da fare per garantire il rispetto e la dignità di milioni di donne, uomini e bambini in tutto il mondo. 

Tra i principali responsabili di una situazione in peggioramento ci sono innanzitutto le guerre e i conflitti, in aumento in tutto il globo. Il 2014 rischia di andare in archivio come un anno terribile, a causa del duplice fattore dei conflitti aperti e della crisi economica, che agisce da moltiplicatore dei problemi e rende particolarmente difficoltoso il soccorso di chi fugge dalla fame e dalle guerre. Da assistere si calcola ci siano oggi oltre 100 milioni di persone: il doppio dello scorso anno, tanto che l’Onu ha dovuto lanciare un appello a raccogliere 16,4 miliardi di dollari di fondi necessari per fornire un’assistenza di base almeno ai 57 milioni che si stima saranno, nel 2015, maggiormente bisognosi di aiuti umanitari. Solo le persone coinvolte dal conflitto siriano sono almeno 18,2 milioni, mentre altre grandi emergenze sono attualmente in corso in Repubblica Centroafricana, Iraq, Sud Sudan, Afghanistan, Congo, Myanmar, territori palestinesi, Somalia, Ucraina e Yemen.

Una situazione che mette in pericolo innanzitutto i più deboli: il 50% dei rifugiati in tutto il mondo sono bambini. Molti di essi, strappati dai vincoli di protezione sociale e familiare, sono particolarmente esposti a forme estreme di violenza come rapimento, tortura, riduzione in schiavitù e abusi sessuali, costituendo una parte consistente dei 15 milioni di fanciulli maltrattati nel 2014 secondo le stime dell’Unicef. Tanto che l’8 dicembre il direttore Anthony Lake ha dichiarato che “mai, nella memoria recente, un tale numero di bambini è stato sottoposto a tanta indicibile brutalità”.

Oltre l’80% di chi fugge dalla propria casa viene oggi da aree di conflitto: innanzitutto in Siria, dove l'Unhcr stima che ogni 60 secondi una famiglia sia costretta a lasciare la propria casa a causa della guerra civile. Un ritmo impressionante di 9.500 sfollati al giorno, le cui conseguenze per ora ricadono soprattutto sui paesi vicini, peraltro a loro volta in grande difficoltà. Proprio per quanto riguarda la situazione in Siria l'Unione europea ha appena promesso lo stanziamento di 10 milioni di euro aggiuntivi per dare assistenza ai rifugiati, che si sommeranno ai più di 180 milioni stanzianti dall'inizio della crisi, tenendo conto solo delle persone assistite in Turchia. Un’emergenza gravissima che fa quasi passare in secondo piano la situazione nel vicino Iraq, dove dall’inizio dell’anno 1,8 milioni di persone sono state costrette a fuggire dal terrore e dalla disumana violenza che investe molte regioni del paese. Uno scenario in cui sono a rischio le vite di centinaia di migliaia di persone, principalmente appartenenti a etnie e minoranze come curdi, turcomanni, turkmeni, yazidi, arabi cristiani e sciiti.

Una catastrofe umanitaria per cui anche l’Occidente, in particolare l’Europa, è chiamato a fare di più. Alcune settimane fa Antonio Guterres, Alto commissario Onu per i rifugiati, ha stigmatizzato il fatto che fino ad allora i paesi europei avevano dato rifugio ad appena 124.000 cittadini siriani mentre il Libano, un piccolo paese con una popolazione di appena 4,4 milioni di abitanti, aveva già dato ospitalità a 1,1 milioni di rifugiati. Uno dei problemi principali è come sempre il finanziamento delle operazioni: proprio per questo in questi giorni l’Unhcr sta cercando di promuovere una campagna di raccolta fondi. Un aspetto, quello della gestione dei fondi per l’accoglienza, che in Italia è stato però recentemente oggetto di vivaci polemiche a causa di un presunto giro di corruzione, nell’ambito delle rivelazioni a proposito dell’inchiesta "Mafia Capitale".

Traffici che, se confermati, sarebbero ancora più squallidi in quanto sfruttano la situazione di persone che fuggono dalla miseria e dalla guerra. Proprio per sensibilizzare la popolazione e i governi, sia nazionali che locali, l'Università di Padova celebra la Giornata Internazionale dei Diritti Umani 2014 lanciando l'appello "Abbiamo Diritto alla Pace". L'iniziativa è stata lanciata a palazzo Bo con un evento organizzato dal Centro di ateneo per i diritti umani e dalla cattedra Unesco diritti umani, democrazia e pace dell'università di Padova in collaborazione con l'Archivio pace diritti umani della Regione Veneto.

Più di 300 i partecipanti, tra cui i sindaci dei Comuni (circa 300 in Italia) e delle Regioni (Veneto, Marche, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) i cui Consigli hanno approvato un ordine del giorno a sostegno dell'iniziativa del Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni unite per il riconoscimento internazionale della pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli. Durante la cerimonia è stata presentata una proposta di articolo sul diritto umano alla pace da inserire nella Dichiarazione in preparazione al Consiglio diritti umani delle Nazioni unite.

Daniele Mont D'Arpizio

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