CULTURA

L’ispettore Delicado ci spiega la Spagna

È il 1996 e al club degli autori di “polizieschi mediterranei” si iscrive una recluta: Alice Giménez-Bartlett, spagnola, classe 1951, quindi di una generazione assai diversa da quelle di Camilleri (nato nel 1925) e Markaris (1937). La nuova arrivata dimostra però immediatamente di avere le carte in regola con Riti di morte (Sellerio, 2002) dove facciamo conoscenza con l’ispettore Petra Delicado e il suo vice Fermin Garzon, che il commissario Coronas presenta così: “- E’ un uomo con le palle, che le sarà d’aiuto. Ha molta esperienza operativa.” Petra non sembra esattamente entusiasta del suo partner che, poche righe dopo, descrive così: “Finalmente entrò Garzon. Pensai subito che, più che un individuo con le palle, sembrava aver bisogno di un sospensorio o di qualche altro aggeggio ortopedico. Doveva avere una sessantina d’anni, cinquantasette come minimo. Era sull’orlo della pensione, con i capelli quasi bianchi. Un tipo alla buona, con una pancia enorme”.

Petra Delicado, invece, dice di se stessa che all’interno della polizia “essere considerata un’ 'intellettuale' ed essere donna bastava a fare di me un’emarginata, non avevo nemmeno bisogno di essere negra o gitana. Fin dall’inizio ero stata destinata al servizio documentazione”.

È quindi il tradizionale machismo spagnolo il vero nemico di Petra, quarantenne romantica per vocazione e femminista irascibile per necessità. A metà romanzo, infatti, il caso di una serie di stupri le viene tolto su pressioni dall’alto e riesce a trovare la soluzione solo grazie alla testardaggine di cui darà prova in tutta la serie dei romanzi fino a Gli onori di casa, uscito qualche mese fa.

A differenza di Markaris e Donna Leon, che hanno dato ai protagonisti dei loro romanzi vari collaboratori ma non un partner fisso, Giménez-Bartlett ricrea la coppia Sherlock Holmes-dottor Watson o Don Chisciotte-Sancho Panza mettendo in scena Petra Delicado e Fermin Garzon, che creano situazioni comiche a ripetizione, mescolando le loro complicate vite sentimentali con le indagini su stupratori, gangster di varie nazionalità, omicidi mascherati da incidenti. Idealista Petra, uomo d’ordine Fermin, entrambi delusi: la prima dalla speranza di un mondo giusto, il secondo dalla scomparsa del mondo ordinato e gerarchico dov’era cresciuto.

Sono le due facce della Spagna democratica: urbana, progressista, spregiudicata quella di Petra (i romanzi sono ambientati a Barcellona), rurale, tradizionalista, conservatrice quella di Fermin. Due mondi che si mescolano in continuazione e che si affrontano alle elezioni ma hanno dimenticato la guerra civile: in questo il salto generazionale tra Giménez-Bartlett e Markaris (che aveva 12 anni quando i comunisti greci furono sterminati o costretti all’esilio) è palese. La vicinanza agli altri autori mediterranei è però indiscutibile: come Charitos, Brunetti, Fabio Montale (il personaggio creato dal francese Jean-Claude Izzo), Petra sente che il lavoro è tutto (matrimoni falliti e saltuarie avventure erotiche a parte).

Non è un caso che tutti questi autori scrivano negli anni Novanta, dopo che il crollo del muro di Berlino aveva seppellito le utopie del “socialismo reale”, e che tutti abbiano come maestro Manuel Vázquez Montalbán, il primo a creare un personaggio cinico e disincantato: Pepe Carvalho, che nasce negli anni Settanta. Un investigatore più interessato allo gigot d’agneau con una buona bottiglia di Bourgogne che a cambiare il mondo: “Alcuni nascono per fare la storia e altri per subirla” dichiara in Tatuaggio. Petra Delicado è d’accordo ma ha deciso che punire i colpevoli, per quanto potenti o ammanicati con la politica possano essere, è l’unica cosa che dia un senso alla vita, un dovere civile.

Fabrizio Tonello

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