UNIVERSITÀ E SCUOLA

Neolaureati con la valigia

Dati demografici, numeri sulle iscrizioni universitarie, analisi economiche: sono molti gli elementi da combinare per proiettare al 2024 il più probabile scenario globale dei flussi studenteschi post-lauream e per comprendere da dove verranno e dove andranno, da qui a 10 anni, gli studenti che proseguiranno i propri studi all'estero dopo aver ottenuto la laurea triennale. È quello che cerca di fare il rapporto Postgraduate Mobility Trends to 2024, redatto dal British Council e pubblicato nei giorni scorsi. 

Quali gli scenari prevedibili? Come già negli ultimi anni, nel 2024 sarà ancora la Cina a sfornare il maggior numero di laureati che si sposteranno: si prevede che saranno in 338.000 a lasciare il Paese asiatico per continuare gli studi specialistici in un’altra nazione. Grazie a un cospicuo aumento demografico, il Paese con il più alto numero di giovani fra i 18 e i 22 anni sarà però l’India; quest’ultima avrà anche la maggior quantità di studenti al mondo, 48 milioni contro i 37 milioni della Cina: per approfondire gli studi, però, si sposteranno all’estero “solo” 209.000 laureati indiani.

L’aumento del tasso d’istruzione nel mondo si è verificato nel recente passato anche in risposta al bisogno di risorse umane qualificate nelle economie in espansione, soprattutto in Asia. E se in quei Paesi negli ultimi anni si è registrato un significativo aumento delle iscrizioni a livello universitario, la tendenza più recente è quella che conduce verso titoli di studio più elevati come master, specializzazioni, dottorati. Un fenomeno che si verifica non soltanto grazie all’iniziativa individuale di appartenenti a una classe media in espansione, ma anche in virtù di iniziative a livello governativo. E da parte delle università c’è ogni interesse ad attrarre talentuosi studenti post-lauream, vista la crescente importanza della ricerca per la concessione di fondi e per il posizionamento nelle classifiche universitarie mondiali.

Nel 2024 l’aumento percentuale più consistente di studenti post-lauream in uscita si verificherà presumibilmente in Nigeria (+8.3), India e Indonesia, paesi a economia crescente e saldo demografico decisamente positivo. Situazioni molto diverse da quella dell’Italia, dove a una contrazione della natalità ne corrisponderà una relativamente maggiore del numero assoluto di iscrizioni all’Università a causa degli effetti di lungo periodo della crisi e della perdurante difficoltà del mercato del lavoro nell'assorbire adeguatamente professionalità elevate. E lo stesso pare debba accadere, sempre a causa della denatalità, in Germania e Russia, fra gli altri. Nel nostro Paese però è previsto un saldo comunque positivo nel campo della mobilità post-lauream, con 4.000 studenti laureati in uscita in più (+2,5%). 

E se dall’Italia i giovani studiosi si muoveranno soprattutto verso la Gran Bretagna (in 7.000), la Germania (6.200) e gli Stati Uniti (1.800), a queste mete più che consolidate si aggiungeranno l’Australia e il Canada, con un aumento di spostamenti rispettivamente del +4,2% e +3,7. Certo non c’è paragone, ragionando numericamente, con i grandi flussi che si muoveranno dalla Cina verso gli Stati Uniti (154.000 studenti), la Gran Bretagna (85.000) e l’Australia (44.000), o che sposteranno 138.000 studenti laureati indiani verso l’America e 24.000 verso l’Australia. Si è da tempo invece già modificata in modo rilevante la tradizionale direttrice India (e Pakistan) – Gran Bretagna, già avviata verso un forte declino negli ultimi anni, e destinata a indebolirsi ulteriormente. 

In sostanza, gli Stati Uniti continueranno a essere la meta preferita degli studenti laureati internazionali, che nel 2024 lì arriveranno in 407.000, con un aumento di 154.000 unità. Ottime performance sono previste anche per Gran Bretagna, che ospiterà 241.000 studenti, Germania con 113.000 e Australia con 112.000.

Le nazioni candidate ad aumentare la propria ricettività studentesca post-lauream faranno bene, dunque, a guardare alla Cina - le cui proiezioni demografiche sono però negative e la cui economia sta rallentando, anche se rimarrà a lungo il principale Paese d'origine degli studenti in cerca di specializzazione all'estero - ma soprattutto all’India, in trend sia economico che demografico decisamente positivo. Le mete consolidate, vista l’imprevedibilità delle interazioni umane e la mancanza di formule matematiche che possano tenere in considerazione tutte le circostanze e le possibilità, dovrebbero considerare la possibilità di non poggiarsi essenzialmente su di un solo mercato, come accade in Gran Bretagna, dove il 44% degli studenti previsti in entrata saranno cinesi, o negli Stati Uniti, che confidano in un 55% di iscrizioni indiane. La diversificazione potrebbe indirizzarsi verso Pakistan, Arabia Saudita e Nigeria, nazioni in forte crescita, e verso l’Indonesia, quarto Paese più popoloso al mondo, che nei prossimi dieci anni dovrebbe quasi raddoppiare il numero di iscrizioni universitarie.

Chiara Mezzalira

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