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Passeggiate nello spazio: i rischi tra fiction e realtà

“C’è qualcuno? Rispondete…”. Siamo a 372 miglia dalla terra, gli astronauti Ryan Stone (Sandra Bullock) e Matt Kowalsky (George Clooney) stanno effettuando quella che sembra essere un’attività extra veicolare (Eva), meglio conosciuta come “camminata spaziale”, la stessa che abbiamo visto fare a Luca Parmitano qualche tempo fa. Nel film un imprevisto interrompe la camminata nel vuoto dei due astronauti: una pioggia di detriti colpisce la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) e lo Shuttle Explorer che vi era attraccato. Inizia così per i due astronauti, e per gli spettatori, un’ora e mezza di suspense. La domanda è la stessa di ogni thriller che si rispetti: chi si salverà? Ce la faranno a tornare sulla Stazione Spaziale? Per ora nessuno lo sa, tranne ovviamente gli attori e la troupe del film: Gravity, questo il titolo del lungometraggio, che ha aperto la 70esima Mostra del Cinema di Venezia come film fuori concorso.

Quello del film è uno scenario plausibile? Che pericoli realmente si affrontano? Lo abbiamo chiesto a Paolo Nespoli, astronauta italiano dell’Esa (Agenzia spaziale europea) che ha partecipato a due missioni sulla Iss (la prima nel 2007 e la seconda nel 2010), una delle quali proprio con lo Shuttle. Il fatto che alcuni detriti spaziali possano impattare con la Iss non è nuovo e la Nasa ha un centro specializzato  per il monitoraggio di tali oggetti.  I radar a terra sono in grado di rilevare frammenti delle dimensioni di qualche millimetro se questi viaggiano all’interno dell’orbita terrestre bassa (Leo, ovvero tra i 160 e i 2.000 chilometri), in cui viaggia anche la Iss. I sensori posizionati sui veicoli spaziali riescono invece a individuare oggetti fino all’ordine di grandezza del micrometro. Anche un frammento di soli dieci centimetri sarebbe in grado di distruggere qualsiasi veicolo dato che i resti spaziali arrivano a viaggiare ad una velocità di 15 chilometri al secondo. Il tipo di detriti e di danni che s’intravedono nel trailer potrebbero derivare ad esempio dallo scontro di due satelliti nelle vicinanze della Iss e non sarebbero quindi evitabili con manovre correttive della stazione stessa. Un incidente del genere è accaduto nel febbraio del 2009 con lo scontro tra un satellite russo in disuso e uno americano di telecomunicazioni a 780 chilometri dalla Terra, molto più in alto rispetto all’orbita della Stazione spaziale. Nel settembre del 2012 i detriti catalogati e monitorati erano più di 23.000  per cui, come ci ha confermato anche Paolo Nespoli, quello mostrato nel trailer “è uno scenario un po’ apocalittico”, ma non impossibile. Tuttavia, come ogni film, non è possibile ricostruire ogni dettaglio tecnico nel dettaglio e qualche imprecisione è presente. Nell’apertura del trailer s’intravedono insieme lo Shuttle, la Iss e anche il telescopio Hubble; il fatto è che mentre la Stazione Spaziale orbita a 370 miglia dalla terra, l’Hubble invece intorno alle 300; non possono quindi essere visti vicini nella realtà. “Tralicci e pannelli solari sono al loro posto…ma qui vedo tanta licenza poetica: lo metterei – come aderenza alla realtà – a metà strada tra un Apollo 13 e un Armageddon”.

Il fatto che un incidente del genere non sia mai accaduto non significa che non potrebbe mai accadere: ma, in caso, quali misure di recupero sono previste? Nel film George Clooney cerca di recuperare la collega Sandra Bullock grazie ad un jet pack che ricorda molto da vicino il sistema Mmu (unità di manovra manuale) utilizzato per la prima volta da Bruce Mccandles negli anni Ottanta. Giudicato dalla Nasa troppo rischioso, è stato sostituito da una sua versione più piccola, il Safer, utilizzata solo per le situazioni di emergenza. “È una specie di piccolo zainetto che si aggancia sotto la tuta. Siccome questo Safer ha pochissimo azoto dentro  e quindi ha sia pochIssima energia che capacità, ti addestrano per utilizzarlo”. Dato lo scarso carburante a disposizione ogni movimento del Safer deve essere calcolato con precisione, ogni spinta troppo forte o con angolo sbagliato necessita correzioni che non fanno altro che consumare ulteriore azoto: tutto deve essere svolto lentamente. Nulla quindi a che vedere con l’agilità e la velocità di spostamento di cui dispone George Clooney nel trailer. A oggi per la sicurezza degli astronauti si conta soprattutto sui cavi che li ancorano alla Iss e sul fatto che ogni passeggiata spaziale viene effettuata in coppia.

Oltre ad avere dimestichezza con il mondo ritratto nel film, Paolo Nespoli ha raccontato anche di essere in qualche modo collegato a Gravity: “Sandra Bullock stava cercando degli astronauti quando stava girando questo film … ed era stata messa in contatto con Cady Coleman…che volava con me sulla stazione. Si sono parlate diverse volte e difatti mentre girava questo film – ma era una cosa supersegreta quindi non ci ha detto né dettagli né niente – ogni tanto eravamo lì sulla Stazione e tirava fuori qualche domanda strana…”.

Chiara Forin

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