CULTURA

Un viaggio al centro della nostra immaginazione

L'equivalente di dieci oceani in molecole di acqua è imprigionato nelle rocce a 500 chilometri di profondità nel cuore del pianeta: niente di liquido, al momento, ma comunque un carico di suggestione non da poco, proprio al centro della Terra. La notizia rintocca di echi romantici e l'idea di dieci oceani svariate migliaia di leghe sotto i mari rimanda immediatamente ai viaggi fantastici  di Jules Verne, specie nell'anno del centocinquantesimo anniversario dell'opera più famosa dello scrittore (e giurista forzato) di Nantes. Proprio quel Viaggio al centro della Terra che ha aperto le porte - insieme ad autorevoli ed eterogenei precedenti, da Luciano di Samosata a Poe e Casanova – alla letteratura di fantascienza e in particolare a quella legata ai temi del mondo perduto, esplorato poi negli anni anche da A.C.Doyle, Hergè (il papà di Tin Tin) e Michael Crichton.

Quasi ogni maschio europeo che abbia avuto davvero otto anni, cioè alla maniera vintage con tutto il corredo di dinosauri, collezione di minerali, attrazione per le grotte e i giochi crittografici, ricorda con un brivido il messaggio cifrato in caratteri runici di Arne Saknussemm, "Discendi nel cratere dello Jokull di Sneffels che l'ombra dello Scartaris viene a lambire prima delle calende di luglio, viaggiatore ardito, e perverrai al centro della Terra", codice d'ingresso all'avventura. Estiva, come ogni avventura che si rispetti, dall'Iliade a Stand by me, su e giù per le viscere del globo passando per le sue ferite aperte, i vulcani islandesi e quelli siciliani delle Eolie, con tanto di fidanzamento finale a suggerire in fondo all'adolescenza un futuro in famiglia e la testa a posto.

La Francia patria della proto-fantascienza (di solo vent'anni più giovane di Verne il connazionale visionario Albert Robida, classe 1848, autore della Vita elettrica, tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia lo scorso anno dalla Fondazione Rosellini di Senigallia) celebra il fervido ingegno dell'Ottocento europeo  con un parco tematico, Le machines de l'île, che si è aggiudicato nel 2014 il premio dell'associazione Tea. Ovvero la Themed Entertainment Association, che solo losangelina poteva essere e che ogni anno stabilisce quali siano le attrazioni, i progetti, i parchi più originali del pianeta.

Le Machines sorgono a Nantes, davanti al museo dedicato a Verne, sulle rive della Loira, negli spazi già occupati dai cantieri navali cittadini: con un'abile operazione di riqualificazione urbana gli amministratori hanno messo a punto nel 2007 un progetto culturale e turistico che prende l'abbrivio del patrimonio letterario del più noto concittadino ma poi si estende a tutta la tradizione artigianale, scenografica e meccanica di stampo ottocentesco e recente revival. Il risultato è luogo capace di sorprendere i nativi digitali e commuovere i loro nonni, un ritorno al futuro che si erano immaginati Jules Verne e George Méliès, fatto di macchine ciclopiche realizzate in legno, metallo e cuoio da artigiani che lavorano indefessi en plein air sotto gli occhi dei visitatori che possono decidere di farsi un giro per la città a 3 chilometri all'ora in groppa a un elefante meccanico alto 12 metri, una delle prime creature uscite dai laboratori dell'Ile; a  scelta si può volare nella Gallerie de le Machines (che ospita un vastissimo bestiario di macchine) a bordo di animali preistorici realizzati su antichi bozzetti non lontani da quelli di Leonardo da Vinci e ammirare da lassù un orto botanico meccanico popolato di flora carnivora. 

L'attrazione più pazzesca però, quella che si è valsa il Tea award, è il Carrousel des Mondes Marins, una giostra-scultura alta 25 metri e larga 22 disposta su tre livelli proporzionata alla portata dei sogni acquatici di Verne; la popolano creature uscite dal mare Lidenbrock del Viaggio al centro della Terra o da quelli solcati dal Capitano Nemo: calamari giganti, meduse, pesci-mostro dalle chiostre di denti minacciose, tutti rigorosamente sellati a beneficio delle centinaia di ospiti che possono starci sopra contemporaneamente. La risposta mostruosa ai cavalli di Mary Poppins e il sospetto che girando al contrario si possa ringiovanire, come nelle macchine del tempo ospitate nella Galerie. E come nella giostra infernale di Ray Bradbury in Il popolo dell'autunno.

Silvia Veroli

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