MONDO SALUTE

In Salute... Quando si parte per le vacanze

C’è chi approfitta dei mesi estivi per andare in vacanza e chi attende il periodo successivo, magari per evitare il tipico turismo di massa del mese di Agosto. In ogni caso che sia al mare, in montagna o in qualche città d’arte, in Italia o all’estero, pianificare un viaggio è spesso la risposta al desiderio di staccare la spina per un po’. E se, dopo aver scelto la meta, l’alloggio e i mezzi di trasporto sono i passi successivi, anche la tutela della salute in viaggio è un aspetto da considerare attentamente.   

Curarsi all’estero (se capita): cosa serve

Quando abbiamo in programma di partire, probabilmente l’ultimo dei nostri pensieri è quello di doverci recare in una struttura sanitaria del Paese che ci ospita per ricevere assistenza. A volte però ciò accade, magari per motivi non necessariamente gravi, e in quel caso è bene essere preparati, dato che non sempre le prestazioni vengono fornite alle stesse condizioni dell’Italia, quindi gratuitamente o con il pagamento di un eventuale ticket. Per questo il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale raccomanda di portare con sé la tessera europea di assicurazione malattia (che è il retro della tessera sanitaria nazionale) per chi si sposta in UE, dove si può fruire di assistenza sanitaria diretta nelle strutture pubbliche come nel nostro Paese, o di dotarsi di un’assicurazione sanitaria per viaggi al di fuori dell’Unione Europea

Per saperne di più sull’argomento, si può consultare la guida interattiva Se parto per…, predisposta dal ministero della Salute, che dà informazioni sul diritto o meno di ricevere assistenza sanitaria in qualsiasi Paese del mondo: inserendo la destinazione e il motivo del viaggio nell’apposito motore di ricerca, si saprà facilmente come ottenere assistenza, a chi rivolgersi e come ricevere eventuali rimborsi.

Mi devo vaccinare prima di partire? 

Uno degli aspetti da considerare poi, a seconda della destinazione (e dunque dei rischi infettivi), del periodo di permanenza e delle proprie condizioni di salute, è la necessità o meno di sottoporsi a vaccinazioni contro specifiche malattie che magari, pur essendo scomparse da tempo dall’Italia, risultano ancora endemiche in alcuni Paesi. Per questo è opportuno consultare il proprio medico curante, prima di partire per determinate aree del mondo – specie in presenza di patologie preesistenti –, oppure recarsi in un ambulatorio di Medicina dei viaggi (qui, per esempio, quelli della Regione Veneto), in particolare se sono in programma tragitti di lunga durata. Lo specialista in questo modo, valutando le condizioni di salute della persona e la meta, può indicare le vaccinazioni consigliate e/o obbligatorie, o eventuali farmaci da assumere o portare in viaggio. In presenza di determinate condizioni, di trattamenti farmacologici particolari o in caso gravidanza, il medico potrebbe anche sconsigliare il viaggio o la somministrazione della profilassi vaccinale. Il sito del ministero degli Affari esteri, Viaggiare sicuri, offre molte informazioni in questo senso, tra cui l’indicazione delle vaccinazioni necessarie per ogni singolo Paese

Utile una “farmacia da viaggio” 

Piccoli incidenti e momentanei malesseri possono capitare in qualsiasi momento e dunque anche in viaggio. Avere con sé qualche farmaco e alcuni dispositivi medici può dunque tornare utile, soprattutto se si sceglie di trascorrere le proprie ferie in aree remote, in Paesi con una scarsa qualità dei servizi sanitari o in cui l’accesso agli stessi sia difficile. Nella nostra “farmacia da viaggio” possiamo mettere per esempio cerotti, disinfettante, detergente per le mani con almeno il 60% di alcol o salviette antibatteriche, gel astringente al cloruro di alluminio per contatti con meduse, un termometro. Potrebbe essere utile avere con sé anche degli analgesici come il paracetamolo, antidiarroici, blandi lassativi, un antibiotico e ovviamente gli eventuali farmaci abitualmente assunti. Anche in questo caso la scelta dei medicinali da portare con sé deve sempre essere discussa con il proprio medico curante, sulla base della destinazione e delle condizioni di salute del viaggiatore. Nel caso si assumano medicinali per il trattamento di patologie croniche è necessario il rilascio di un apposito certificato.

Quel fastidioso mal d’auto (e non solo) 

Se l’idea di raggiungere la meta scelta per le vacanze solletica molti fin da inizio estate, mettersi in viaggio, in macchina, in aereo o in nave, per alcuni può non essere una passeggiata. Circa il 20-30% della popolazione soffre infatti di cinetosi, cioè di un disturbo che si manifesta con sintomi come nausea, pallore, sudorazione, ma anche disorientamento, spossatezza e vomito, quando sale su un mezzo di trasporto. Nel caso di tragitti lunghi come una crociera, solitamente i sintomi  migliorano via via che il corpo si abitua. 

In caso di malessere ci sono accorgimenti che possono aiutare: è bene, per esempio, preferire pasti molto leggeri prima di partire, sedersi nella parte anteriore dell’automobile o nell’area centrale della nave, scegliere i posti vicino alle ali dell’aereo; può risultare utile respirare aria fresca, magari aprendo un finestrino e guardare dritto davanti a sé fissando un punto preciso, come l’orizzonte. Quando possibile, possono risultare utili delle soste per prendere aria, bere o fare una breve passeggiata. È sconsigliato invece mettersi a leggere o guardare schermi per periodi di tempo prolungato, guardare oggetti in movimento, o sedersi nella direzione opposta di marcia del veicolo. Se tutto ciò non fosse sufficiente, si può valutare di assumere un farmaco prima di iniziare il viaggio: tra quelli più comunemente usati si ricorda il cerotto a base di scopolamina o il dimenidrinato. 

La “diarrea del viaggiatore” 

Stando ai dati dell’Istituto superiore di Sanità, il disturbo interessa circa 10 milioni di persone, cioè il 20-30% di chi compie viaggi internazionali, soprattutto nelle zone a rischio più elevato come il Medio Oriente e l’Asia, l’America Latina e l’Africa. A essere più esposti sono i giovani adulti, le persone con malattie infiammatorie intestinali o diabete, chi assume H2 bloccanti o antiacidi e gli immunodepressi. Gli agenti infettivi sono i principali responsabili della diarrea che colpisce chi è in viaggio, e nell’80% dei casi circa si tratta di enteropatogeni batterici (l’Escherichia coli è il più comune). 

Per prevenire l’insorgere di questi problemi si consiglia di non mangiare carne e pesce crudi o cucinati poco, ma solo cibi ben cotti e ancora caldi, di non acquistare bibite e alimenti da venditori ambulanti o in luoghi con scarse condizioni igieniche, di preferire verdura cotta e di mangiare frutta e verdure crude solo dopo averle sbucciate e lavate con acqua sicura. L’acqua di rubinetto potrebbe costituire infatti un fattore di rischio, al contrario dell’acqua e delle bevande imbottigliate e sigillate a cui è importante non aggiungere ghiaccio. In mancanza di acqua potabile, consumarla solo dopo bollitura, mantenendola a una temperatura di 100° per circa un minuto. Solitamente si tratta di una malattia che si risolve da sola, con l’accortezza di ripristinare i liquidi persi attraverso l’idratazione. In caso invece di diarrea da moderata a grave, può essere prescritta una terapia specifica. 

In valigia repellenti per insetti e vestiti adatti! 

Oltre alla cosiddetta diarrea del viaggiatore ci sono altre patologie che si possono contrarre in viaggio, e tra queste in particolare quelle trasmesse dagli insetti. La dengue per esempio, veicolata dalle zanzare Aedes Aegypti ed Aedes albopictus, è diffusa nei paesi caldi, nel centro e sud America, nelle zone tropicali e sud-tropicali di Africa, sud-est asiatico e Cina, India, Medio Oriente e in alcune zone dell’Australia. L’incidenza globale della malattia è significativamente aumentata negli ultimi anni, e nel 2024 i casi hanno avuto un’impennata in Brasile. Inoltre anche altre infezioni possono essere trasmesse dalle zanzare, tra queste chikungunya, zika, febbre gialla e malaria. 

Anche le zecche fanno la loro parte e possono veicolare agenti patogeni responsabili di malattie come l’encefalite da zecca e la febbre emorragica Crimea Congo, la babesiosi, la malattia di Lyme, l’ehrlichiosi e l’anaplasmosi, le febbri bottonose da rickettsiae

A seconda dei casi e della tipologia di viaggio, come si è detto, per alcune delle patologie citate è prevista la vaccinazione, per altre invece non ci sono ancora né trattamenti specifici (la dengue per esempio e chikungunya) né vaccini, per questo in generale è buona norma portare con sé repellenti per insetti, pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe da indossare quando si è all’aperto nelle ore serali e notturne o in particolari zone popolate da zecche.

Se poi volete capire anche perché zanzare e zecche (come altri insetti e animali) siano sempre più diffuse, spesso in luoghi dove prima non lo erano, mettete in valigia anche Il clima che vogliamo, ultimo libro de Il Bo Live da cui emerge la stretta relazione tra ambiente, cambiamenti climatici e salute umana. 

Jet lag 

Se decidiamo di andare in vacanza in Paesi molto lontani, è probabile che avvertiremo le conseguenze del jet lag, un’alterazione del ritmo sonno-veglia che si manifesta quando si attraversano più fusi orari in tempi molto rapidi, durante lunghi viaggi aerei. Tra i sintomi potrebbero insorgere insonnia, sonnolenza diurna, mal di testa, difficoltà di concentrazione, stanchezza. L’intensità di questo malessere generale dipenderà dal numero di fusi attraversati, ma anche da caratteristiche individuali come l’età, le ore di sonno cui si è abituati, il cosiddetto cronotipo, cioè la tendenza a essere mattinieri o nottambuli. 

Per ridurre gli effetti del jet lag possono tornare utili alcuni accorgimenti. È bene per esempio riposare regolarmente nei giorni che precedono la partenza e cercare di adattare il nostro stile di vita a quello del Paese in cui siamo diretti, modificando gli orari in cui mangiamo e andiamo a dormire. Durante il volo può essere utile regolare già l’orologio sul nuovo orario, cercando di riposare e alimentarsi di conseguenza. Alcol e caffeina andrebbero evitati sempre per gli effetti negativi che possono avere sul sonno.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012