UNIVERSITÀ E SCUOLA

Università, assunzioni, supplenze: la scuola nella legge di stabilità

Finalmente è arrivato. Il testo della legge di stabilità 2015, trasmesso a Montecitorio dopo l’approvazione del Quirinale, è disponibile da pochi giorni nella versione definitiva: possiamo quindi iniziare a farci un’idea dell’impatto che il provvedimento (con l’incognita dei prevedibili interventi che lo modificheranno di qui a dicembre) comporterà per il mondo dell’istruzione e della ricerca. Ecco le principali innovazioni.

Ffo. Altalena per il fondo di finanziamento ordinario delle università. A partire dal 2015 il fondo è aumentato di 150 milioni annui, che serviranno a incrementare la quota premiale da distribuire agli atenei più meritevoli: una voce sempre più considerevole dell’Ffo, che il ministro Giannini ha stabilito, nel riparto 2014, per la prima volta nel 18% delle risorse complessive del fondo. Nel testo presentato alla Camera, altri 5 milioni annui dovevano aggiungersi per il periodo 2016 - 2022, vincolati al completamento di una sede universitaria a Genova, ma il comma dovrebbe saltare. Ulteriori 140 milioni una tantum, provenienti dalla chiusura del conto per il Fondo speciale per la ricerca applicata (Fsra), verranno acquisiti al bilancio dello Stato entro gennaio 2015 e dovrebbero in seguito essere riassegnati all’Ffo: al momento però l’articolo della legge di stabilità prevede solo il primo passaggio, dal conto Fsra al bilancio statale.

Veniamo ai tagli: il fondo (che per il 2014 ammonta a 7 miliardi e 10 milioni) verrà decurtato di 34 milioni per il 2015 e di 32 milioni dal 2016 in poi. La ragione è il risparmio che si ritiene di conseguire nel funzionamento degli atenei aumentando l’efficienza nell’acquisto di beni e servizi (ad esempio tramite un maggior ricorso a centrali di acquisto). Un taglio più pesante, anche in rapporto all’entità complessiva delle risorse disponibili, è previsto per il Foe, il fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca: meno 42 milioni annui a partire dal 2015, sempre nell’ottica della ridefinizione degli acquisti di beni e servizi. Sia per gli atenei che per gli enti di ricerca sarà il Miur, attraverso un decreto da emanare entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, a definire i criteri per razionalizzare la spesa. 

Assunzioni negli atenei.  Novità rilevanti, soprattutto per i ricercatori. Dal 2015, le università le cui spese per il personale siano inferiori all’80 % delle entrate ordinarie potranno sostituire i ricercatori di tipo A, già assunti a valere sui punti organico, con nuovi ricercatori di tipo A oppure B senza gravare sui punti organico. Viene poi introdotto un criterio più elastico, nell’ambito della programmazione di ateneo, per calcolare il rapporto tra assunzioni di ordinari e assunzioni di ricercatori (per gli atenei per i quali dev’essere di uno a uno); infatti nella quota relativa ai ricercatori verranno compresi anche quelli di tipo A, mentre finora erano inclusi solo quelli di tipo B. Infine, viene estesa alle università la possibilità di accumulare per un triennio i punti organico disponibili, distribuendone l’utilizzo nel caso in cui, in ciascuno dei tre anni considerati, i punti fruibili non siano stati sfruttati integralmente per le assunzioni.

Stop a scatti e contrattazione. Viene prorogato per il 2015 il blocco economico della contrattazione del personale scolastico, le cui retribuzioni sono ferme ormai dal 2007, così come di tutto quello delle amministrazioni pubbliche, università comprese.  Prorogato per il 2015 anche il blocco degli adeguamenti retributivi annuali per il personale non contrattualizzato in regime di diritto pubblico (quindi anche i professori e ricercatori universitari).

Credito d’imposta per ricerca e sviluppo. Dal 2015 e fino al 2019 le imprese che investono in ricerca e sviluppo potranno beneficiare di un credito d’imposta pari al 25 % delle spese eccedenti quelle medie sostenute, per i medesimi fini, nei periodi d’imposta 2012-2014. Il credito spetta fino a un importo massimo annuale di 5 milioni per beneficiario. Per accedere al credito, la soglia minima di investimento in ricerca è di 30.000 euro.

Redditi da uso di beni immateriali. Si introduce un’agevolazione fiscale, su base opzionale, per i titolari di redditi d’impresa che derivano dall’utilizzo di opere dell’ingegno, brevetti industriali, marchi e know-how. L’opzione, che dura per cinque esercizi sociali e non è revocabile, esclude dal reddito complessivo il 50% dei redditi (30% e 40% per i soli periodi d’imposta 2015 e 2016) provenienti dall’utilizzo diretto, o dalla concessione in uso a terzi, di beni immateriali. La parte di reddito agevolabile è calcolata sull’incidenza dei costi in ricerca e sviluppo rispetto ai costi complessivi sostenuti per la produzione del bene.

Requisito per optare per il regime agevolato (che riguarda, a certe condizioni, anche le plusvalenze che derivano dalla cessione dei beni) è che i soggetti beneficiari svolgano attività di ricerca e sviluppo, anche mediante contratti di ricerca stipulati con università o enti di ricerca, finalizzate alla produzione dei beni immateriali.

Assunzioni nella scuola. Arrivano i fondi per il primo capitolo del “piano Renzi”: lo stanziamento è di un miliardo per il 2015 e sono previsti altri tre miliardi a partire dal 2016. Un investimento senza precedenti per eliminare, entro settembre 2015, il precariato dalla scuola. Prevista l'assunzione di tutti gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento e i vincitori del concorso 2012.

Supplenze. Grandi novità per le supplenze del personale della scuola. Dall’1 settembre 2015 entrerà in vigore un radicale riassetto dell’istituto, che coinvolgerà diverse categorie del comparto. In particolare, i dirigenti scolastici non potranno più assegnare supplenze brevi per il primo giorno di assenza del docente titolare. L’insieme delle nuove disposizioni sulle supplenze dei docenti dovrebbe portare risparmi annui per 45 milioni nel 2015, per passare a 135 milioni dal 2016 in poi. Le sostituzioni saranno garantite dal nuovo “organico funzionale” previsto dal piano Renzi, contingenti di insegnanti che saranno a disposizione di più istituti collegati fra loro. Prevista anche la razionalizzazione delle supplenze del personale scolastico tecnico-amministrativo: in questo caso i risparmi sono stimati in 21,3 milioni per il 2015 e 64 milioni a partire dal 2016.

Incarichi del personale scolastico. Viene eliminata la possibilità per i docenti che collaborano con i dirigenti scolastici di ottenere l’esonero o il semiesonero dall’insegnamento: una misura da cui il governo conta di risparmiare 34,2 milioni nel 2015 e 102,7 milioni all’anno a regime. Sono invece 41 i milioni annui di risparmio a regime (13,6 nel 2015) che frutterà il divieto per il personale scolastico di essere comandato o distaccato presso le amministrazioni dello Stato, gli enti pubblici, le associazioni o le fondazioni: da settembre 2015, dunque, tutti i dipendenti della scuola pubblica potranno prestare servizio esclusivamente nel comparto di appartenenza.

Personale ATA. Un decreto ministeriale rivedrà l’organico del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, tagliando 2.020 posti e conseguendo un risparmio stimato pari a 16,9 milioni nel 2015 e 50,7 milioni dal 2016 in poi. Dai risparmi conseguiti nel 2015 verranno detratti 10 milioni, che saranno utilizzati per potenziare la digitalizzazione delle segreterie scolastiche.

Tagli alla didattica integrativa. Il “Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi” viene ridotto di 30 milioni annui. Si tratta di uno stanziamento finalizzato al miglioramento della qualità e dell’efficacia della didattica nella scuola. La destinazione delle risorse è stabilita ogni anno con decreto ministeriale.

Alternanza scuola – lavoro. Il nuovo fondo “La buona scuola”, con una dotazione complessiva di 4 miliardi, dovrebbe, oltre all’eliminazione del precariato, costituire anche “prioritario riferimento” per il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro. Ma ciò sarà possibile solo se dal piano di assunzioni, il cui costo è appunto stimato in circa 4 miliardi (3 per il 2015/2016 e 1 per le progressioni di carriera dei neoassunti) saranno ottenuti risparmi grazie alla drastica riduzione delle supplenze che ne deriverà. Nel piano si ipotizzano, per via della diminuzione delle supplenze, economie pari a 300 – 350 milioni di euro l’anno: ma si tratta, per il momento, di una stima tutta da verificare.

Invalsi e formazione artistica. 10 milioni sono stanziati per l’istituto Invalsi al fine di strutturare il sistema nazionale di valutazione secondo le direttive del “piano Renzi”. Altri 10 milioni, provenienti dalla riduzione del fondo integrativo speciale per la ricerca, finanzieranno per il 2015 il nuovo fondo per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica.

Martino Periti 

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