SOCIETÀ

Liceali malati di perfezione

Vere e proprie macchine da guerra, soldati scelti che non abbassano la guardia. Sempre di corsa, sempre pronti a competere per raggiungere la perfezione. Superkids sotto pressione e sfiniti dalla stanchezza, impegnati in attività extra e corsi avanzati con l’obiettivo di ottenere i migliori risultati e, presto, le migliori università. Guai a lasciare qualcosa indietro, non ci sarebbe abbastanza tempo per recuperare e si rischierebbe di essere sorpassati. Sono i liceali americani, ora al centro di un libro e di un dibattito che ha raggiunto nei giorni scorsi anche le pagine del New York Times. Superkids “overloaded and underprepared”, come recita il titolo del volume scritto da Denise Pope, Maureen Brown e Sarah Miles di Stanford challenge success, gruppo che promuove strategie per creare ambienti di studio più equilibrati e orientati verso il benessere e la cura del talento degli studenti, oltre le prestazioni e i punteggi dei test. Un progetto nato per ridefinire le priorità, perché, spiegano, “ogni ragazzo ha la propria storia e il proprio percorso. Noi crediamo che gli studenti siano dotati di una vasta gamma di interessi, competenze, capacità e talenti. Per questo hanno bisogno di amore, sostegno, limiti e un ambiente sicuro per sviluppare il loro pieno potenziale”. La questione introduce una ulteriore riflessione legata al riposo degli studenti. Uno studio pubblicato dalla rivista Pediatrics ha fornito qualche numero: tra gli adolescenti, negli ultimi 20 anni, le ore di sonno sono diminuite. Sono soprattutto i 15enni ad averle ridotte notevolmente: dormono meno di sette ore per notte (ai ragazzi tra i 14 e 17 anni il National sleep foundation consiglia tra le otto e le dieci ore di sonno), mettendo così a rischio il loro sviluppo e la loro salute fisica e mentale. “Prima dell’età adulta, una quantità sufficiente di riposo è fondamentale e non negoziabile, o almeno così dovrebbe essere”, scrive Frank Bruni sul New York Times. La verità è che invece molti teenager oggi non riescono a riposare abbastanza, sono troppo eccitati e troppo stressati, sono costantemente sotto pressione. “Il libro Overloaded and underprepared – continua Bruni - cita il caso di una scuola superiore a Silicon Valley dove è stata introdotta la figura dell’ambasciatore del sonno”, giovani formati per promuovere il riposo. La stessa scuola ha poi lanciato un contest per trovare uno slogan capace di evidenziare i benefici del buon riposo (a vincere: Life is lousy when you’re drowsy. La vita fa schifo quando sei stanco).

“La preoccupazione non è legata ora al come svegliare gli adolescenti, ma al come addormentarli – continua Bruni - Quando ero al liceo negli anni Ottanta, in un contesto all’epoca considerato intenso, il principale problema relativo al sonno era dormire troppo e non svegliarsi in tempo per le lezioni. E questo dice tutto sul modo in cui già l’infanzia sia stata trasformata, almeno tra alcuni americani privilegiati e ambiziosi, in una corsa follemente programmata, ossessionata dallo status e fiaccante”. E aggiunge: “La privazione di sonno è solo una parte della follia, ma è il perfetto compendio di una infanzia senza spontaneità, senza gioco vero e perseguitata dalla pressione della perfezione”, per citare il titolo di un articolo di Julie Scelfo che mette al centro i sei suicidi in 13 mesi alla università della Pennsylvania, la diffusione di ansia e depressione nei campus universitari, l'incapacità di molti studenti brillanti di gestire intoppi anche lievi. Scrive Scelfo: “A livello nazionale il tasso di suicidi tra i 15 ei 24 anni di età è aumentato in maniera costante dal 2007”.

“Ho parlato con molti genitori, dicono che vorrebbero liberare i loro figli da questa pressione, ma si domandano: se facendo così gli altri ragazzi dovessero superarli?”. Superarli nei test, nelle graduatorie, nella vita? Citando un articolo scritto da Jeffrey Kluger per il Time magazine, Bruni conclude: “Nessuno cerca una generazione di mediocri, ma ora bisognerebbe interrogarsi sul vero significato della parola ‘successo’”, riconsegnando ai ragazzi il tempo e lo spazio per il riposo, l’ozio e i dubbi.

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