SOCIETÀ

I diritti umani al centro dell'era Covid e post-Covid

La Giornata internazionale dei diritti umani di quest'anno, celebrata il 10 dicembre scorso, è stata un'occasione preziosa per riflettere su questioni particolarmente attuali in questo difficile periodo, come la solidarietà globale, la lotta contro le disuguaglianze e la ricostruzione di un mondo che comprenda la tutela della salute e la protezione di altri diritti fondamentali, come quelli economici, culturali e sociali. Il Centro di Ateneo per i diritti umani "Antonio Papisca" si è trovato in prima linea nell'affrontare questi temi, organizzando degli eventi il cui filo conduttore è stato: il protagonismo dei giovani nel campo dei diritti umani.

Ne abbiamo parlato con il professor Marco Mascia, titolare della Cattedra UNESCO "Diritti Umani, Democrazia e Pace” dell'università di Padova. “Riaccendiamo lo spirito della dichiarazione universale dei diritti umani è stato il motto all'insegna del quale è stata celebrata la giornata internazionale dei diritti umani di quest'anno”, spiega. “Le principali iniziative che si sono svolte sono state due: l’Assemblea Grande delle scuole italiane sui diritti e le responsabilità aperta dal Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, e la Conferenza nazionale sull’impatto del Covid-19 sui diritti umani. I protagonisti dell'Assemblea Grande sono stati gli studenti e le studentesse di oltre 120 scuole italiane, a partire da quelle dell'infanzia, fino a quelle di secondo grado, che hanno presentato progetti, filmati ed elaborati scritti che avevano preparato in vista di questo importante appuntamento. I protagonisti della Conferenza, che si è svolta subito dopo, sono stati gli studenti e le studentesse dei diritti umani dell'università di Padova, che hanno raccontato agli alunni delle scuole secondarie perché hanno scelto di lavorare nel campo dei diritti umani e della pace.

Il nostro grande progetto è proprio quello di favorire il dialogo tra scuole e università, che devono lavorare insieme intensamente, nell'ambito della formazione e dell'educazione, proprio per riaccendere tra i giovani lo spirito della Dichiarazione universale dei diritti umani, forti del mandato che la stessa Dichiarazione affida loro nel preambolo:

ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

Quello nell'educazione è un investimento strutturale e a lungo periodo, e più di ogni altro può garantire e assicurare una società più giusta, equa, solidale e democratica”.

“L'accento è stato posto anche sulla responsabilità dei singoli, dei gruppi e degli organi della società di promuovere i diritti internazionalmente riconosciuti”, continua il professor Mascia. “Non dobbiamo dimenticare che responsabilità è un termine molto più ampio di dovere. Il dovere è un “obbligo”: è la legalità subita. Al contrario, la responsabilità è la legalità agita, che implica non solo la conoscenza delle regole e il rispetto dei propri doveri, ma anche la volontà e la capacità di agire in prima persona per l’attuazione dei principi costituzionali e universali di solidarietà, giustizia e uguaglianza. Non basta rivendicare i diritti: dobbiamo tutti fare i conti con le nostre responsabilità personali e collettive, in una prospettiva di governance multilivello, che va dal quartiere all’Onu. Ci sono infatti responsabilità per tutti, dal più piccolo al più grande, per le persone e per le istituzioni, contro l’indifferenza, l’ipocrisia e la rassegnazione”.

Quali sono state invece le riflessioni principali riguardo all'impatto del Covid sulla tutela dei diritti umani? In che modo la crisi che stiamo attraversando rischia di distogliere l'attenzione dall'importanza di rispettare e proteggere i principi fondamentali alla base di ogni società equa, democratica e pacifica?

“Siamo partiti da questa considerazione: i diritti umani sono stati messi al centro del mondo dopo la seconda guerra mondiale, e devono essere rimessi al centro del mondo nell'era covid attuale e nell'era post-covid”, osserva il professor Mascia. “La crisi da Covid-19 ha trovato un terreno fertile nell'aumento della povertà, delle disuguaglianze e della discriminazione, nella crisi climatica, nell’aumento dei conflitti e, più in generale, nelle estese violazioni dei diritti umani internazionalmente riconosciuti. Possiamo parlare quindi di una pandemia di disuguaglianza che dobbiamo curare, e per fare questo è importante promuovere e proteggere i diritti economici, sociali e culturali. In altre parole, abbiamo bisogno di un nuovo contratto sociale planetario che sappia promuovere uno sviluppo sostenibile per le persone e il pianeta. I diritti umani, l'Agenda 2030 e l'Accordo di Parigi, gli accordi sul disarmo, devono costituire la pietra angolare di una ripresa che non deve lasciare indietro nessuno.

La crisi che stiamo attraversando ci obbliga ad incoraggiare la partecipazione e la solidarietà: ci troviamo tutti insieme in questa situazione. Dagli individui alle istituzioni, dalla società civile e dalle comunità di base al settore privato, tutti hanno un ruolo nella costruzione di un mondo post-Covid migliore per le generazioni presenti e future. Solo le azioni che metteremo in campo per superare questo periodo e per promuovere i diritti umani possono garantire l’avvio di un processo di costruzione di un nuovo ordine (politico ed economico) internazionale più giusto, solidale e democratico, dunque pacifico”.

Sono proprio le nuove generazioni che, grazie all'educazione che ricevono dalla scuola e dall'università, potranno guidare la costituzione di questo nuovo contratto sociale planetario, basandolo su principi come la pace e la solidarietà globale.

“Come recita il primo articolo dello Statuto del nostro ateneo, l'università di Padova “promuove l’elaborazione di una cultura fondata su valori universali quali i diritti umani, la pace, la salvaguardia dell’ambiente e la solidarietà internazionale”. Il compito delle agenzie educative e formative, infatti, è proprio quello di formare una nuova classe dirigente in tutti i campi: politica, magistratura, settore privato, organizzazione della società civile”, spiega il professor Mascia. “Dobbiamo quindi formare tutti gli uomini e le donne che in futuro amministreranno gli enti locali, i governi nazionali e le istituzioni internazionali a tenere ben salda la bussola del paradigma dei diritti umani, che ha 4 punti cardinali: libertà, uguaglianza, dignità e diritti, che noi ritroviamo nell'articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani”.

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza Articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani

“Gli eventi organizzati nella giornata internazionale dei diritti umani di quest'anno sono stati promossi dal Centro di Ateneo per i diritti umani “Antonio Papisca” e dalla Cattedra Unesco “Diritti umani, democrazia e pace” dell’università di Padova, dal Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti Umani e dalla Rete nazionale delle scuole per la pace”, continua il professor Mascia. “A questi soggetti se ne è aggiunto uno nuovo, nato quest’anno: la Rete delle università per la pace istituita dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI). Ad essa aderiscono gli atenei che ispirano la propria azione ai principi fondamentali della Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, dei Trattati istitutivi dell’Unione Europea, dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e del Consiglio d’Europa, nella consapevolezza che

  • il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali

  • la fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana

  • l’obbligo di cooperare al fine del mantenimento della pace e della prevenzione delle minacce alla pace

  • il contrasto alle diseguaglianze e alla povertà

sono valori fondanti dell’ordinamento costituzionale italiano, dell’ordinamento internazionale, di quello dell’Unione Europea e dei diversi accordi di cooperazione internazionale dei quali l’Italia è parte.

La neonata Rete delle Università per la Pace, alla quale hanno finora aderito 50 dei 97 atenei italiani, ha come obiettivo generale quello di promuovere la riflessione sulla responsabilità sociale di tutte le discipline e l’attenzione alla costruzione e al consolidamento della pace con mezzi pacifici come vocazione costitutiva dell’Accademia e come perno delle attività di ricerca, didattica, formazione e terza missione. In particolare, la Rete si propone di: sviluppare gli Studi per la pace come disciplina accademica a forte caratterizzazione interdisciplinare; favorire l’educazione alla pace e ai diritti umani; valorizzare il ruolo delle donne nei processi di pace ad ogni livello; contribuire alla creazione di condizioni favorevoli alla leadership delle giovani generazioni nei processi di pace.

La Rete ha promosso un evento nazionale nella giornata del 10 dicembre, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il Presidente della CRUI, Ferruccio Resta, il Ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, la Vice Presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato, Paola Binetti. Dopo l’evento nazionale sono state realizzate nella stessa giornata oltre 30 iniziative promosse a livello locale dalle Università che hanno aderito alla Rete”.

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