Il Trattato di Lisbona (art. 17) stabilisce che il Consiglio europeo, tenuto conto delle elezioni europee, propone il candidato alla presidenza della Commissione europea e il Parlamento lo elegge. È una procedura che mira a restituire la sovranità ai cittadini europei e cerca di bilanciare lo strapotere del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo con un Parlamento europeo democraticamente eletto.
Una premessa è necessaria per inquadrare il problema. In senso sociologico, lo Stato moderno, prima ancora di essere una formula giuridico-istituzionale, è una situazione di potere i cui elementi costitutivi sono il governo, lo schieramento dei partiti, lo schieramento delle forze sociali che influenzano i partiti e il consenso del popolo. Il governo è l'insieme dei ruoli che esercitano “il monopolio della forza fisica legittima” (Weber). Nelle democrazie moderne il sistema dei partiti svolge una funzione fondamentale: articolare e aggregare le domande provenienti dalla società civile e trasmetterle al governo, che le trasforma in decisioni politiche. In altre parole, nelle democrazie moderne il sistema dei partiti è il luogo dove risiede la sostanza del potere.
Questa affermazione teorica ha un rilievo particolarmente importante nella prospettiva della formazione del sistema partitico europeo, che comporterà lo spostamento a livello europeo di una parte sostanziale del potere politico. A livello europeo esistono istituzioni (il Parlamento, la Commissione, la Corte di Giustizia e la Banca Centrale) che hanno natura quasi federale, ma sono nella sostanza tuttora subordinate ai governi nazionali, riuniti nel Consiglio europeo, che finora hanno monopolizzato la scelta dei membri della Commissione. Infatti le elezioni europee sono state in passato una somma di elezioni nazionali, in cui la posta in gioco sono stati i rapporti di forza tra i partiti a livello nazionale. I movimenti della società civile hanno tentato di esprimere le loro istanze a livello europeo, ma, in mancanza di un vero governo e di veri partiti europei, non hanno incontrato le condizioni per dare uno sbocco politico alle loro rivendicazioni.
L'innovazione nella costituzione materiale dell'UE, avvenuta durante la campagna elettorale europea del 2014, è consistita nella decisione dei partiti di candidare i capilista (Spitzenkandidaten) alla presidenza della Commissione europea. I partiti si sono confrontati attraverso tutto il continente. Ci sono stati diversi dibattiti televisivi in diretta tra i candidati e i media hanno diffuso informazioni sulle loro posizioni. Inoltre i candidati hanno discusso i temi relativi al governo dell’UE. In breve, questi sono i primi vagiti di una politica democratica nell’UE e di una democrazia parlamentare europea.
Certo il sistema è incompiuto. Sarà ancora necessario rendere trasparente il meccanismo degli Spitzenkandidaten in modo che gli elettori siano consapevoli che il loro voto comporta sia la scelta per un partito europeo sia quella per il capolista di quel partito candidato alla presidenza della Commissione europea. Però il cambiamento è avvenuto e non si tornerà più indietro. E il cambiamento è di grande rilievo: il Parlamento europeo ha tolto al Consiglio europeo il potere di scegliere il presidente della Commissione europea. Questa innovazione risponde ad una chiara finalità democratica: quella di affidare agli elettori la scelta del presidente della Commissione europea, il quale diventa così espressione di una maggioranza di elettori e di una maggioranza parlamentare. In sostanza, il meccanismo degli Spitzenkandidaten permette di imboccare la strada del rafforzamento della democrazia europea. Più precisamente esso consente di elevare il contenuto democratico delle elezioni europee, perché consentirà agli elettori di scegliere non solo i membri del Parlamento europeo, ma anche il capo dell'esecutivo europeo e il suo programma di governo, come avviene nei regimi democratici maturi. La politicizzazione delle elezioni europee consente di creare un circuito di fiducia tra cittadini, Parlamento europeo e Commissione, la quale rafforzerà i suoi poteri di governo e riceverà piena legittimazione democratica. La competizione per decidere sulle grandi alternative politiche che non possono più avere una risposta nazionale (come affrontare la crisi istituzionale dell'UE, dare all'Europa un ruolo nel mondo ecc.) si trasferirà sul piano europeo, adeguando la dimensione delle istituzioni a quella dei problemi da risolvere. I congressi europei dei partiti, la selezione dei canditati alla presidenza della Commissione e l'elaborazione dei programmi elettorali rappresentano il contesto in cui può avvenire la saldatura tra partiti e movimenti della società civile.
Si può ipotizzare che il sistema partitico europeo tenda ad avvicinarsi al modello degli Stati Uniti. Il partito del nostro tempo è un partito leggero, che è espressione di una società nella quale sono al tramonto la lotta di classe e il partito politico di massa. È un partito che opera prevalentemente in seno alle assemblee elettive sotto forma di gruppo parlamentare o consigliare (nelle comunità territoriali più piccole dello Stato) e che diventa attivo nella società soprattutto in occasione delle campagne elettorali, il cui momento culminante sono le convenzioni dei partiti, che hanno la funzione di elaborare il programma elettorale, inteso come sintesi delle istanze sociali avanzate dalle organizzazioni della società civile, e di scegliere il candidato alla guida del governo.
Analogamente, se i partiti europei sapranno coinvolgere i movimenti della società civile, l'elaborazione dei programmi elettorali diventerà il momento di sintesi tra le diverse istanze promosse dai movimenti da cui potrà scaturire la forza necessaria a cambiare la vita politica, salvare il progetto europeo e associare saldamente i cittadini alle istituzioni europee.
In definitiva, la svolta fondamentale nella costruzione dell'unità europea non sta tanto nel trasferimento formale dagli Stati all'Unione europea o in questa o quella modifica nell'architettura delle istituzioni europee, ma soprattutto nello spostamento della competizione tra i partiti sul piano europeo. È ragionevole pensare che la posta in gioco nelle elezioni europee del 2019 sia il governo dell'Europa. Ciò significa che è all'ordine del giorno un salto istituzionale destinato a portarci più vicini alla Federazione europea.
La politicizzazione delle elezioni europee è un processo destinato a superare due limiti delle istituzioni europee: le procedure di decisione di carattere diplomatico tra i capi di Stato e di governo in seno al Consiglio europeo e quelle tecnocratiche della burocrazia europea. Che Juncker sia stato il primo Spitzenkandidata diventare presidente della Commissione europea ha accresciuto notevolmente il suo potere rispetto a chi in passato aveva occupato il suo posto. Ne sono una prova il “Piano per gli investimenti strategici” destinato a stimolare lo sviluppo sostenibile, l'occupazione e la competitività dell'UE e il progetto di un'Unione della sicurezza e della difesa. Entrambi i progetti sono stati elaborati nella prospettiva del rafforzamento dell'unità e del ruolo internazionale dell'UE per consentire a quest'ultima di contribuire al governo del mondo.
Naturalmente, per rifondare l'UE non è sufficiente l'impegno dei partiti, anche se i partiti sono un veicolo fondamentale della partecipazione dei cittadini alla vita politica. Occorre mobilitare i cittadini e i movimenti della società civile e un ruolo fondamentale dovrà essere svolto dai mezzi di informazione e di comunicazione.
Come Macron ha trasformato le elezioni presidenziali francesi in un referendum per o contro l'unità europea, così le elezioni europee del 2019 potranno assumere un analogo significato. Un grande progetto di rifondazione dell'UE per realizzare sia quei cambiamenti che richiedono un emendamento del Trattato di Lisbona sia quelli che possono avvenire a Trattato invariato può diventare oggetto del confronto tra i partiti. Questo è il terreno sul quale il tema del rafforzamento e della piena democratizzazione dell'UE può ricevere un impulso determinante e riavvicinare i cittadini alle istituzioni europee.