SOCIETÀ

Tagliare la legna e poi scrivere l’articolo

È notevole come una rendita fissa possa mutare il nostro carattere, diceva bene Virginia Woolf, e anche una stanza tutta per sé. Tranquillità economica e logistica sono le ascisse e le ordinate smarrite dal moderno scriba freelance, che non ha un posto fisso figuriamoci una postazione, fosse pure solo precaria, rumorosa e di solito poco ergonomica.

Ray Bradbury compose Fahreneith 451 su una macchina da scrivere in affitto alla biblioteca di Los Angeles (ma una moglie molto pratica lo sosteneva da casa), J.K. Rowling scriveva al bar Nicolson di Edimburgo e ancora, dice, usa carta e penna e predilige i pub per comporre i suoi gialli firmati con pseudonimi, ma non è da tutti riuscire a trovare concentrazione e vena creativa in contesti urbani. Tralasciando Woody Allen (che odia campagna, silenzio e grilli) e tacendo dei fortunati che hanno in sorte dei buenos retiros di famiglia o la possibilità di permettersi vacanze residenziali artistiche, una soluzione per ogni poetico o prosaico lavoratore da remoto senza fissa dimora lavorativa è offerta da The Tipping Point (ovvero "Il punto di svolta"); si tratta di una fondazione olandese che mette a disposizione a prezzi modici (sostanzialmente si paga quel che si può e si offre un contributo alla promozione del progetto) uffici mobili, i Kantoor Karavaans, collocati in parchi naturali e zone boschive, dotati di tutto ciò che occorre a chi scrive, in primis connessione internet e macchina del caffè, e alimentati da energia solare catturata da appositi pannelli. 

Si lavora al laptop e poi si esce a piantare un albero o a tagliare la legna per il barbecue della sera: un fuoco amico attorno al quale stringersi anche in compagnia. Alla bisogna infatti i piccoli caravan (scordatevi la casa della Banda Bassotti: sono bellissimi esemplari di roulotte vintage rimessi a nuovo) sono organizzati in gruppo, arcipelaghi di micro uffici nel verde, in modo tale da facilitare workshop e sessioni di brainstorming, e prevedono cucine e toilette compostanti. Portatevi il portatile e al resto pensiamo noi o meglio, Madre Natura, dicono quelli della Tipping Point, anche al canto degli uccelli. Il progetto è un po' lo spin-off di quello della Sustainsville, sempre a cura della Fondazione, che si occupa di trovare sistemazioni lavorative sostenibili per creativi sugli alberi.

Chi ha amato il Barone Rampante e non ha paura delle formiche sa quanta energia viene dall'abbracciare un albero; andare nei boschi per vivere in saggezza e profondità non è una scoperta nuova, prima e dopo Henry David Thoreau (abbondantemente citato nel sito del progetto Kantor Karavaan) eppure, a detta dell'ideatore Tom van de Bek, la scommessa oggi è tornare alla natura, essere autosufficienti in quanto a cibo ed energia, e riuscire nel contempo a sbrigare il proprio lavoro quotidiano: e la soluzione per questo è stare connessi prima di tutto all'ambiente che ci ospita.

I riflessi benefici della vita e del lavoro all'aria aperta, come pure della veduta su paesaggio verde, sono facilmente esperibili da chiunque, sempre con la vistosa eccezione di Woody Allen, nondimeno è in corso anche uno specifico studio della UE, finanziato dal settimo programma quadro della Commissione Europea. Si tratta di Phenotype, che studia e mette a confronto gli effetti positivi sulla salute sull'homo europaeus degli ambienti naturali dei tanto diversi territori dell'Unione. Una spiaggia spagnola e una zona agricola dei Paesi Bassi possono agire diversamente sulle popolazioni indigene che hanno la fortuna di goderne, in ogni caso è confermato il fatto che l'esposizione a spazi naturali migliori il funzionamento cardiovascolare, riduca i sintomi depressivi, agisca positivamente sulla salute mentale specie dei bambini e incrementi le funzioni cognitive (lo studio correla misteriosamente anche la maggiore esposizione ad ambienti incontaminati alla diminuzione di gravidanze indesiderate e forse Allen qualche ragione ce l'ha). 

Nei giorni della assegnazione dei Nobel viene da pensare alla fitochimica Tu Youyou che ha trovato nel legame con la natura su cui si fonda l’antica medicina cinese, un rimedio alla malaria, l'ArtemisiaAnnua china in laboratorio ma anche su trattati erboristici (mentre il marito era relegato ai lavori forzati rieducativi in campagna, certamente non nel caravan, e questa è un'altra storia).

Immergersi al lavoro nella natura con appresso il bagaglio tecnologico necessario, come in certe trame post atomiche ed ecologiste tipo "Nausicaa della valle del vento" del Myazaki degli esordi, è possibile per ora nel solito illuminato Nord Europa, per l'esattezza in tutti i Paesi Bassi e non solo nell’Olanda Settentrionale e Meridionale, provincie che non a caso mutuano il loro nome dal germanico Houtland, terra boscosa.

In Italia chissà, certamente farebbe piacere ai lavoratori autonomi del giornalismo italiano (iscritti all'INPGI): secondo  l'ultima desk research “Il Paese dei Giornalisti”, realizzata da LSDI, Libertà di Stampa e d'Informazione,  questo segmento di professionisti è cresciuto del 7,1%, con 6 attivi su 10, quasi il doppio di 13 anni fa con un aumento marcato del gap nei redditi tra lavoratori assunti e freelance.

Certo cavalcando il "mutato paradigma", come si usa dire, e imparando ad essere anche social media editor o data journalist oggi si potrebbe addirittura fuggire alla volta dei Paesi Bassi dove non ci sono enti né regolamenti che disciplinino la professione, bastano la legge morale dentro di sé e un pannello solare sopra il tetto del caravan. 

Silvia Veroli

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