UNIVERSITÀ E SCUOLA

Facoltà scientifiche, ultimo baluardo maschile nelle università inglesi

Nel mondo accademico britannico è quasi un dovere quello di garantire la parità di genere. E l’urgenza è particolarmente grave nei dipartimenti di fisica, dove i professori di sesso femminile sono appena il 6% e le studentesse rappresentano poco più del 20% del totale degli iscritti. Statistiche simili si ritrovano nei dipartimenti di matematica: anche qui, curiosamente, la percentuale di docenti donna è appena del 6%. Mentre appaiono più consolanti i dati sugli studenti: il 42% degli iscritti alle facoltà di matematica è donna, una percentuale che si riduce al 19% per quanto riguarda i dottorandi e al 29% per i ricercatori.

Questi dati, commissionati dalla London Mathematical Society, sono di solito spiegati non con politiche di assunzione discriminatorie ma con le difficoltà di coniugare ricerca scientifica e famiglia, un ostacolo al quale sono inevitabilmente più sensibili le donne. C’è infatti sempre stata una certa prevalenza maschile nelle scienze “dure” come matematica e fisica, mantenutasi anche dopo che l’accesso agli studi universitari da parte delle donne ha raggiunto percentuali simili a quelle maschili. E, storicamente, le carriere scientifiche non sono mai state considerate come le più adatte da perseguire per chi volesse costruirsi una famiglia “tradizionale”. Si tratta quindi di una serie di contingenze che hanno probabilmente indotto molte donne a rinunciare a questo tipo di percorso formativo, fortemente condizionante rispetto al futuro.

Per cercare di ridurre le disparità di genere, due importanti atenei londinesi come l’Imperial College e il Royal Holloway hanno istituito degli appositi programmi che hanno come obiettivo quello di aumentare la presenza femminile. L’idea è infatti quella che in molti dipartimenti universitari sussistano troppi ostacoli per una donna che voglia diventare madre senza abbandonare la carriera accademica. Joanna Haigh dell’Imperial College, prima direttrice donna del dipartimento di fisica in oltre 150 anni di storia, ha deciso di garantire un generoso trattamento ai propri colleghi con la famiglia che si allarga, basato su orari di laboratorio più flessibili, un servizio di nursery in università e più agevolazioni per chi volesse prendersi un congedo di maternità o paternità. Le fisiche neomamme potranno anche prendersi un periodo di riposo più lungo nei mesi successivi al parto e saranno seguite da un’apposita figura di sostegno creata appositamente dall’università.

Per quel che riguarda invece gli incentivi volti a favorire le iscrizioni femminile a questo tipo di corsi di studi, la Royal Holloway e l’Imperial College ritengono molto importante che negli open days destinati agli studenti delle scuole superiori siano sempre presenti studentesse di fisica e matematica e alcune delle docenti. Questo per dare un’impressione di apertura e diversità, e dimostrare concretamente che si tratta di una scelta perfettamente normale per delle donne. Corridoi pieni di maschi probabilmente non incentiverebbero una massiccia immatricolazione femminile per l’anno seguente.

Altre iniziative sono all’orizzonte: un ente di ricerca e di formazione d’eccellenza come il Newton Institute si è dato l’obiettivo minimo per l’anno accademico 2013-14 di aumentare del 5% la quota femminile del proprio organico (attualmente al 13%). E ha organizzato una due-giorni eloquentemente intitolata “Women in Mathematics”, dove docenti e allievi incontreranno potenziali futuri studenti e discuteranno principalmente di come coniugare studio, carriera e famiglia.

Non è chiaro se quello della difficoltà del conciliare carriera e carichi familiari sia l’unico grande ostacolo a una più significativa presenza femminile nel mondo della fisica e della matematica. Certamente in Gran Bretagna il problema è avvertito e considerato importante sia a livello mediatico che a livello governativo. Non è perciò un caso che in gennaio il Research Councils Uk, cioè l’ente che di fatto elargisce i finanziamenti pubblici alla ricerca, abbia comunicato che parte dei fondi ai quali i dipartimenti scientifici potranno concorrere saranno distribuiti sulla base delle proposte avanzate per ridurre le disparità di genere.

Marco Morini

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