SOCIETÀ
L’impatto globale del fornello
Villaggio in Rajasthan, India. Foto: Tobias Gerber/laif/contrasto
Gentili signore, cucinare fa male. In particolare se fate parte di quei tre miliardi di persone che utilizzano combustibili solidi e fornelli aperti o stufe fumose per cucinare o riscaldare casa.
Se pensate che l’argomento sia frivolo, sappiate che studi recenti hanno calcolato che ogni anno nel mondo perdono la vita per “inquinamento domestico” quasi quattro milioni di persone: il fumo presente in un locale mal aerato può contenere particelle di fuliggine in quantità cento volte superiore al consentito, e penetra profondamente nei polmoni, danneggiandoli seriamente. La fuliggine è inoltre la seconda causa di riscaldamento globale dopo l'anidride carbonica, e nei paesi asiatici e africani la combustione domestica ne è ancora la principale fonte di emissione (dal 60% all’80%).
Se il concetto di “clean indoor air” ha portato in occidente alle leggi antifumo e a numerose altre precauzioni per mantenere salubre l’aria che respiriamo nelle nostre case e nei nostri uffici, in altre parti del mondo lo stesso concetto assume necessariamente altre declinazioni, e non da oggi. È già del 2002, infatti, la creazione della Partnership for Clean Indoor Air (Pcia), integrata ormai alla Global Alliance for Clean Cookstoves che si è incontrata dal 18 al 22 marzo nel Forum internazionale "Clean Cooking 2013" di Phnom Penh in Cambogia. Non si tratta solo di fornelli, ovviamente. Sul piatto – è proprio il caso di dirlo – c’è molto di più. Al Forum, per fare un esempio, sono presenti aziende che realizzano stufe e fornelli, ma anche ricercatori, Ong, esponenti di vari governi, enti di misurazione e test, investitori. I temi coperti spaziano dal mercato alle politiche di sviluppo, dalla ricerca sui combustibili alle tematiche di genere, dalla definizione di standard nelle analisi tossicologiche alle possibilità di finanziamento. Obiettivo dichiarato della Global Alliance è portare all’adozione di “clean stoves”, forni (ovvero stufe e fornelli per cuocere) puliti, in 100 milioni di case entro il 2020. Nei giorni successivi un evento analogo si è tenuto a Lanfang in Cina, anche questo con centinaia di presenze qualificate. Se il mondo si mette a parlare di fornelli, un buon motivo ci dovrà essere.
Ecologia, economia e salute sono infatti i tre termini intorno a cui ruota tutto, e bene lo sa la Fondazione delle Nazioni unite che guida l’iniziativa Global alliance. Dietro a ogni singolo forno sono in gioco temi fondamentali e numeri di tutto rispetto. La salvaguardia dell’ambiente – prima di tutto – contro le emissioni nocive e con notevole risparmio di combustibili solidi: il massiccio utilizzo di legna o del derivato carbone di legna determinato da metodi di utilizzo dispendiosi come fuochi aperti e focolari a tre pietre in alcune zone è concausa della deforestazione o dello sfruttamento selvaggio dell’ambiente, con degradazione del terreno maggiormente soggetto a valanghe di fango, e conseguente perdita di terreno agricolo. In secondo luogo la creazione di nuovi settori industriali, con aziende che, in competizione con gli artigiani locali, producono nuovi modelli di stufa, più economica ed ecocompatibile: le più famose sono New Lao stove che ha venduto ormai due milioni di pezzi, e Prakti che si propone al mercato indiano, pronto anch’esso ad assorbire milioni di stufe. La “rivoluzione”, insomma, che l’adozione delle “cucine economiche” rappresentò per le nostre bisnonne rispetto al paiolo nel caminetto.Ultima ma non meno importante, l’auspicata diminuzione delle patologie provocate dal fumo (enfisema, cataratte, cancro, malattie cardiache, ma anche neonati sottopeso e quindi più fragili) che hanno quotidianamente un alto costo sociale oltre che umano.
Con due inconvenienti di fondo. Da un lato la difficoltà di adattare forni standard alle diverse culture gastronomiche e alle abitudini familiari delle popolazioni coinvolte: non sempre il nuovo fornello è accettato e utilizzato a lungo, e troppo spesso viene messo da parte dopo qualche mese; una sfida che impone scelte adeguate di design (facilità d’uso e pulizia), prezzo, economicità d’uso (richiesta di minor combustibile rispetto al forno tradizionale). Dall’altro, quando si tratta di forni e fornelli si parla di utensili tipicamente femminili, quindi poco considerati in zone in cui è normalmente l’uomo ad avere potere di scelta negli acquisti. Con il paradosso che un impianto fotovoltaico da installare sul tetto verrà preso più facilmente in considerazione rispetto a un forno che garantisce un’aria più respirabile in casa ed economizza combustibile – una situazione che richiede sottili strategie di marketing, da sviluppare nel lungo termine, per convincere gli uomini a comprare e le donne a farne buon uso.
Care signore, il mondo vi pensa. Fatevi regalare pentole e fornello come si deve, ne va della salute vostra e del pianeta. Altrimenti, che ci vada l'amabile consorte ad affumicarsi in cucina.
Cristina Gottardi