IN ATENEO

Un decalogo per il reclutamento di professori e ricercatori

Un “decalogo” per favorire il reclutamento di professori e ricercatori nelle università italiane. Giuseppe Zaccaria, rettore dell’università di Padova, fa sue le dieci proposte della giunta Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) di cui fa parte per un “nuovo reclutamento”. “Le politiche sul finanziamento universitario proposte dal 2009 in poi hanno portato ad una forte diminuzione del reclutamento di personale – spiega Zaccaria – su tutti un dato mi colpisce: il calo del 27,8% dei professori ordinari negli atenei statali negli ultimi 5 anni”. “A questo si aggiunge una drammatica difficoltà nell’attirare ricercatori, capitale umano e risorsa necessaria per la vita delle università italiane: negli ultimi due anni ne sono stati reclutati meno del 10% dei 20.000 che hanno acquisito il titolo di dottore di ricerca per via dell’effetto negativo dei vincoli imposti a livello ministeriale. È un patrimonio che non possiamo permetterci di perdere e che, invece, stiamo di fatto mettendo a disposizione di altri Paesi. Per questi motivi ribadisco con forza l’importanza delle 10 priorità che abbiamo voluto fissare insieme con i colleghi della Crui, interventi che puntano ad un riequilibrio della situazione e che sono, nella maggior parte, a ‘costo zero’”. Ecco il dieci punti predisposti dalla Crui:

1) Ripristinare una normale dinamica di ingresso al sistema universitario mediante l’adozione di un Piano Giovani Ricercatori capace di inserire almeno 1.500 giovani all’anno per 5 anni. Con ciò verrebbe arrestata l’emorragia iniziata nel 2009 e si offrirebbe un’opportunità ai migliori giovani studiosi formati nei dottorati di ricerca e nei percorsi post-dottorali.

2) Rendere autonomi gli atenei nella programmazione del personale, nei limiti delle risorse disponibili, per quanto attiene la ripartizione delle varie categorie, preservando solo un equilibrio generazionale in particolare a favore dei giovani (ad esempio, imporre una soglia minima da riservare ai ricercatori).

3) In coerenza con quanto previsto al punto 2), eliminare il vincolo imposto dal D.lgs. 49/2012 fra la chiamata di professori ordinari e la chiamata di ricercatori a tempo determinato di tipo B che crea un collo di bottiglia per tutti coloro che sono in possesso della abilitazione scientifica nazionale.

4) Rendere più agevole il finanziamento di cattedre con fondi esterni. Il vincolo di una convenzione di durata almeno quindicennale (articolo 18, comma 3, legge 240) ha di fatto bloccato tale forma di supporto alle università, spesso proveniente dal sistema delle imprese. Occorre ridurre tale durata a 7-8 anni, anche in relazione alle chiamate per semplice up-grading, e prevedere crediti d’imposta o integrale deducibilità in favore degli eroganti.

5) Agevolare la stipula di convenzioni fra università e servizio sanitario per posizioni di professore universitario, anche a tempo determinato, coperte da personale medico ospedaliero. In particolare, mantenere a carico del servizio sanitario gli oneri stipendiali già in atto del personale medico ospedaliero che risulti vincitore di concorso a professore  (articolo 18, legge 240).

6) Incrementare la circolazione dei docenti e dei ricercatori, sia promuovendo/incentivando il ricorso alla procedura di cui all’articolo 18 della legge 240 e alle chiamate dirette di cui all’art. 4 del DM 8 agosto 2013, sia mediante “chiamate temporanee” per un periodo di 3-5 anni, anche in relazione a progetti ed esigenze specifiche degli atenei.

7) Annullare le attuali scadenze dei punti organico attribuiti agli atenei, in particolare, visti i ritardi non imputabili alla responsabilità degli atenei, quelli relativi al Piano straordinario per la chiamata di professori associati attualmente fissata per il 31 ottobre 2014.

8) In relazione agli incentivi previsti dall’art. 6 del DM 8 agosto 2013, prolungare il termine per le assunzioni di ricercatori di tipo B, attualmente fissato al 30 aprile 2014, per concorsi già banditi e in corso di svolgimento, e comunque in caso di ritardi non imputabili alla responsabilità degli atenei.

9) Riflettere sulla praticabilità per il futuro delle modalità di svolgimento dei concorsi per le abilitazioni nazionali che hanno generato profonde difformità tra i vari settori, senza che a ciò corrispondano reali esigenze di copertura da parte degli atenei. 10) Superare il concetto (non previsto da alcuna normativa) di punti organico e le relative “scadenze”.

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