SCIENZA E RICERCA
Montegrotto: dall'area termale emerge una lussuosa residenza romana
Grazie agli scavi, condotti in un’area di oltre 13.000 mq in via Neroniana a Montegrotto Terme (PD), sono emersi a partire dal 2001 i resti di una residenza databile agli inizi del I sec. d.C., di dimensioni, ricchezza e proporzioni straordinarie.
Due nuclei di ambienti residenziali si alternano a due - forse tre - aree scoperte circondate da portici e presumibilmente in origine tenute a giardino. Nel più settentrionale e meglio conservato dei nuclei residenziali i vani si dispongono secondo una netta simmetria attorno a una vasta sala: di questa rimangono ampie tracce del rivestimento pavimentale in opus sectile, realizzato con lastre di marmi pregiati provenienti da varie zone del Mediterraneo; si conservano inoltre estesi lacerti delle pavimentazioni musive che rivestivano la maggior parte degli altri ambienti. Del secondo nucleo residenziale restano le strutture murarie con le loro poderose fondazioni. In asse con la sala dell’opus sectile, dalla parte opposta del campo, si sviluppa un’esedra semicircolare che crea un’elegante variazione nel perimetro del giardino meridionale, altrimenti rettilineo.
Prima della costruzione dell’imponente fabbrica romana, l’area era frequentata sporadicamente nella tarda età del Bronzo (XIV sec. a.C. circa) e probabilmente anche nell’età del Rame.
Dopo l’abbandono della residenza romana, da inquadrarsi genericamente in età tardo-antica, le rovine vennero riutilizzate per un insediamento di capanne con la loro necropoli; più tardi, intorno al X-XII sec. d.C., tutta l’area venne bonificata per stabilire un nuovo insediamento, incentrato attorno ad almeno un edificio con zoccoli murari lapidei e dotato di un grande focolare.
I primi resti antichi dell’area di via Neroniana vennero in luce nel 1988 in seguito a lavori agricoli; l’allora Soprintendenza Archeologica del Veneto fece condurre le prime indagini, che misero in luce ampie porzioni del ricco edificio di età romana. In seguito ai ritrovamenti, il terreno venne espropriato e dal 2001 concesso all’Università, che vi svolge regolari campagne di scavo.
L’indagine archeologica, basata sugli scavi condotti dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia, è parte integrante del Progetto Aquae patavinae, elaborato nel 2005 per iniziativa del Dipartimento di Archeologia dell’Ateneo patavino con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e il Comune di Montegrotto Terme. Il Progetto prevede la valorizzazione delle aree archeologiche del centro termale, la creazione del Museo del Termalismo nella prestigiosa Villa Draghi e l’inserimento di tali realtà in un attrezzato Parco Archeologico collegato al già esistente Parco regionale dei Colli Euganei, con un doppio ruolo: conservare il ricco patrimonio storico e archeologico del comprensorio termale euganeo e offrire nuove opportunità al turismo già sviluppato dell’area.
Direzione degli scavi
Paola Zanovello
Collaborazione
Gianpietro Brogiolo per le aree medievali, Giovanni Leonardi per la parte protostorica
Coordinamento sul campo
Marianna Bressan
Indagini con il georadar
Ermanno Finzi, Dipartimento di Geoscienze
Indagini con la magnetometria
Laura Cerri, Università di Siena
Studi geomorfologici
Paolo Mozzi, Dipartimento di Geografia
Studi geoarcheologici
Claudio Balista
Studi microstratigrafici
Cristiano Nicosia
Analisi palinologiche
Antonella Miola, Dipartimento di Biologia
Analisi archeozoologiche
Polydora Baker, English Heritage Research Department
Analisi petrografiche
Lorenzo Lazzarini, Università di Venezia
Gian Antonio Mazzocchin, Dipartimento di Geoscienze
Lara Maritan, Dipartimento di Geoscienze
Direzione della prossima campagna di ricognizione nel territorio comunale di Montegrotto Terme
Patrizia Basso, Università di Verona
Coordinamento del Progetto Aquae patavinae
Elena Francesca Ghedini
25/02/2010