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In Salute. Quando i figli non arrivano

Il desiderio di un figlio accomuna molte coppie. Si accarezza l’idea di aumentare in famiglia e di avere qualcuno da accudire e crescere. C’è chi pensa a una bambina e chi invece vorrebbe un maschio. "Che poi è lo stesso". Si ragiona sull’organizzazione degli spazi, dei tempi, su ciò che di nuovo sarà necessario acquistare. Può accadere però che il tempo passi e l’esito non sia quello sperato. Un mese, quattro, dieci. La gravidanza non inizia. Quando cominciare a preoccuparsi e a chi rivolgersi? Quali possono essere le cause? Ne parliamo con Valeria Savasi, vicepresidente della Società italiana di fertilità e sterilità, professoressa di ostetricia e ginecologia all’università degli studi di Milano e direttrice dell’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Luigi Sacco di Milano.

Si dirà innanzitutto che una coppia viene considerata non fertile dopo 12 mesi di rapporti regolari non protetti che non abbiano portato a una gravidanza. “Si deve sempre considerare però l’età della coppia – spiega Savasi –, in particolare della donna: una giovane fino ai 35 anni, che cerca una gravidanza senza fattori di infertilità noti, può tranquillamente attendere fino a un anno prima di rivolgersi a uno specialista, sempre che ci siano rapporti sessuali regolari. Diverso è se la donna che non riesce a concepire ha più di 35 anni: in questo caso, dopo 4-6 mesi potrebbe essere già indicato rivolgersi a un medico”. Sarà uno specialista di fisiopatologia della riproduzione a valutare, a seconda dei casi, gli esami necessari. “La consulenza è fondamentale, perché consente di considerare anche gli aspetti legati alla sessualità: per concepire un figlio è necessario avere almeno due rapporti a settimana e questo non è così scontato all'interno di coppie stabili”. 

Le cause più diffuse di infertilità

L’infertilità può dipendere da condizioni che riguardano in ugual misura uomini e donne. Savasi spiega che in una coppia può dipendere per un 30% da cause di origine femminile, per un 30% da cause di origine maschile e per un 30% da concause. “Una delle principali ragioni di infertilità è sicuramente legata al fatto che la maternità viene procrastinata in maniera eccessiva. Le donne per vari motivi principalmente lavorativi e sociali, dovuti al cambiamento della figura femminile specie nei Paesi industrializzati, non desiderano avere figli troppo precocemente. Purtroppo però l'attività dell'ovaio e la qualità degli ovociti tendono a decrescere dopo i 35 anni”. Oggi a 40 anni una donna è nel fiore della propria maturità e vitalità fisica, ma dal punto di vista biologico e riproduttivo può già essere considerata anziana. 

Nella popolazione, tuttavia, manca questa consapevolezza. Nel 2018 lo Studio nazionale fertilità del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie dimostrava che solo il 5% su un campione di 21.217 persone, di età compresa tra i 18 e  i 49 anni, era consapevole che le possibilità biologiche di avere figli per una donna iniziano a ridursi già dopo i 30 anni, il 27% riteneva che questo accadesse intorno ai 40-44 anni, il 28% oltre questa età e il 14% con la menopausa. 

Intervista completa a Valeria Savasi, vicepresidente della Società italiana di fertilità e sterilità. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Barbara Paknazar

“Per questo è importante sensibilizzare le ragazze, le giovani donne, spiegando loro che la maternità è legata a un'età giovanile. Se si vuole rimandare la gravidanza bisogna preservare le uova, altrimenti potrebbe essere difficile riuscire a concepire un figlio a 42-44 anni: a quest’età il nostro ovaio da un punto di vista biologico non riesce più a sostenere questa richiesta”. 

Continua la docente: “Per quel che riguarda i maschi  stiamo assistendo invece a una riduzione importante della qualità seminale, dovuta probabilmente a fattori di vario tipo come l’alto tasso di inquinamento, la bassa qualità del cibo, la mancata consultazione di andrologi o urologi da parte degli uomini. Altra causa importante di infertilità sono le infezioni a trasmissione sessuale, legate allo scarso uso del preservativo e a una promiscuità sessuale che caratterizza le generazioni di oggi”. Savasi sottolinea l’importanza di sottoporsi a una visita specialistica intorno ai 20-25 anni, programmando magari anche uno spermiogramma per rilevare eventuali problematiche che in giovane età sono già risolvibili. 

Se questo è il quadro generale, va detto che esistono poi a seconda dei casi cause specifiche di infertilità. Tra queste, solo per citarne alcune,  l’endometriosi nelle donne, una ridotta riserva ovarica, la sindrome dell’ovaio policisticonegli uomini il varicocele, insufficienza ormonale, fattori immunologici e genetici.

Alimentazione e attività fisica incidono sulla salute riproduttiva

Anche lo stile di vita gioca un ruolo importante sulla fertilità. È fondamentale avere un’alimentazione corretta ed equilibrata, che sostanzialmente si identifica con la dieta mediterranea secondo Savasi. “Il nostro gruppo sta conducendo uno studio che dimostra come effettivamente l'aderenza alla dieta mediterranea correli con la qualità seminale nei maschi”. 

Il peso può condizionare la fertilità, dunque non solo l’obesità ma anche l’eccessiva magrezza. “L'obesità sappiamo essere uno dei fattori prognostici peggiori sia nel maschio che nella femmina, per gli squilibri ormonali che può comportare”. Nella donna è associata ad alterazioni del ciclo mestruale, rischio di aborti e complicanze ginecologiche; nell’uomo a una riduzione dei livelli di testosterone ematico e ad alterazioni del liquido seminale. Sul versante opposto, una drastica riduzione di peso nelle donne può interrompere i cicli e l’ovulazione. Nel 70% dei casi quando il peso torna normale, si recupera anche la fertilità.  

Praticare esercizio fisico è altrettanto rilevante. “Nelle donne che soffrono di policistosi ovarica per esempio si è visto che l'attività fisica riduce del 50% le cause di infertilità, perché il movimento e una dieta adeguata permettono all'ovaio di riprendere a lavorare in maniera consona”. In generale l’attività fisica e la corretta alimentazione sono fondamentali per il benessere psico-fisico, e si è visto che incidono anche sulla salute riproduttiva.

Fumo e alcol possono compromettere la fertilità

Fumo e alcol, al contrario, hanno effetti negativi sulla fertilità. “Il fumo – sottolinea Savasi – è nocivo sia per gli ovociti che per gli spermatozoi”. Le donne che fumano sono meno fertili, hanno un ridotto indice di fecondabilità, cioè una ridotta possibilità di concepire per ciclo, e impiegano più tempo a rimanere incinte, in media più di un anno. Senza contare che il fumo ha conseguenze negative su gravidanza e feto: secondo quanto riferisce l’Istituto superiore di Sanità è associato a un aumento di aborti spontanei, al rischio di parti pretermine e di gravidanze extrauterine e alla nascita di bambini con peso più basso della norma. Negli uomini che fumano, gli spermatozoi prodotti sono di meno e meno vitali, e tra di essi aumentano quelli con anomalie genetiche. La cattiva qualità degli spermatozoi causa una riduzione dei concepimenti e un aumento degli aborti spontanei. Inoltre più sigarette si fumano, più diminuiscono gli spermatozoi: si calcola un calo del 22% nei forti fumatori. 

Considerazioni simili si possono fare per l’alcol. Oltre alle conseguenze generali sulla salute, l’alcol può causare una minore produzione di ormoni femminili, un’alterazione degli estrogeni. Bere molto può provocare irregolarità mestruali, fino all’assenza delle mestruazioni e infertilità. E anche le bevute occasionali, se ripetute, possono avere conseguenze sulla salute riproduttiva. Infine, se la madre assume alcol in gravidanza, ci possono essere serie conseguenze per il bambino, che può andare incontro a deficit cognitivi anche molto gravi a seconda di quanto si è bevuto. Nei maschi l’alcol danneggia sia la produzione che la qualità degli spermatozoi, con una conseguente riduzione della capacità di fecondazione. Bere, infine, può causare anche impotenza e calo della libido. 

Terapie concomitanti e salute riproduttiva familiare

Discorso a parte meritano poi alcuni tipi di terapie che possono compromettere la fertilità: la chemioterapia, per esempio, è fondamentale per migliorare la sopravvivenza di pazienti affetti da cancro, ma può determinare la comparsa di sterilità o infertilità secondaria. “La buona notizia – spiega Savasi – è che per qualsiasi tipo di tumore noi siamo in grado di preservare sia gli ovociti che gli spermatozoi. Esistono centri dedicati proprio alla protezione della fertilità nei pazienti oncologici, a cui ci si può rivolgere immediatamente: nel giro di pochissimo, quindi in tempo per poter iniziare la chemioterapia che è una terapia salvavita, è possibile conservare dei gameti sia maschili che femminili che saranno poi disponibili quando la persona ha finito le cure per il tumore”. 

Savasi spiega che sono tuttora in fase di studio gli effetti che possono avere i farmaci biologici sulla fertilità, mentre le terapie impiegate per patologie croniche come la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e alcune malattie reumatologiche sembra non abbiano effetti negativi sulla fertilità.  

Per una coppia infine può essere molto utile informarsi  sulla salute riproduttiva familiare e sapere se tra i parenti ci sono stati casi di malattie genetiche, di menopausa precoce, aborti ricorrenti. “È molto importante sapere per esempio (e poche donne lo sanno) l'età in cui la propria madre è andata in menopausa. Questo è un dato anamnestico fondamentale, perché se ciò è avvenuto prima dei 45 anni, è possibile che ci sia una familiarità per la menopausa precoce. In ogni caso è un campanello di allarme, un’informazione da dare al proprio ginecologo”.  

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