UNIVERSITÀ E SCUOLA

Lezioni di salute: educare attraverso il pensiero critico

Coinvolgere attivamente gli studenti nelle lezioni di educazione alla salute, incoraggiandoli a condividere le loro opinioni e a confrontarsi tra pari potrebbe essere il modo migliore per aumentare il loro livello di alfabetizzazione sanitaria, aiutandoli al contempo a sviluppare capacità di pensiero critico. Questa è la tesi proposta da un gruppo di ricerca dell’università Jagellonica di Cracovia, che ha condotto di recente una revisione scientifica sull’argomento.

Secondo l’OMS, l’alfabetizzazione sanitaria è di fondamentale importanza per la promozione della salute pubblica, la prevenzione delle malattie e la tutela di un diritto alla salute basato sul riconoscimento dell’autonomia e della responsabilità di tutti gli individui. Per alfabetizzazione sanitaria si intende la capacità di una persona di cercare, comprendere e utilizzare le informazioni sanitarie a disposizione. Non si tratta solo di imparare alcune nozioni mediche di base, ma anche di essere in grado di decidere, ad esempio, quale farmaco assumere per un disturbo poco grave come un mal di testa passeggero o in che condizioni sia meglio farlo in base a ciò che c’è scritto sul foglietto illustrativo. Ma non solo. Possedere un livello adeguato di alfabetizzazione sanitaria è fondamentale anche in situazioni straordinarie o di emergenza, come quando si è chiamati a esprimere il proprio consenso a ricevere un determinato trattamento medico – un intervento chirurgico, ad esempio – consapevoli dei benefici attesi e dei possibili rischi.

Le competenze basilari nell’alfabetizzazione sanitaria – saper individuare un problema, interpretare i dati a disposizione e comprendere i rischi – richiedono di mettere in moto le proprie abilità di pensiero critico. Il pensiero critico è un tipo di ragionamento approfondito che serve a trovare la soluzione migliore di fronte a un problema complesso. Si tratta di decidere, ad esempio, a quali informazioni credere, a quale opinione dare più peso e a quale fonte riconoscere più fiducia. La tesi secondo la quale il pensiero critico vada incoraggiato negli studenti fin dalla scuola primaria è centrale in programmi pedagogici come, ad esempio, la philosophy for children, che mira a far sviluppare capacità di argomentazione e di valutazione delle informazioni in bambini e bambine.

Sulla base di simili considerazioni, diversi studiosi hanno iniziato a riflettere riguardo all’importanza di progettare percorsi di educazione sanitaria basati proprio sullo sviluppo del pensiero critico. Tra questi ci sono anche alcuni esperti del Tropical institute of community health and development di Kisumu (Kenya) e del Norwegian institute of public health di Oslo. Questo gruppo internazionale di ricerca ha progettato un metodo di insegnamento basato su dieci piani didattici, finalizzato alla trasmissione di nove concetti chiave (tra cui, ad esempio, il fatto che nessun trattamento medico vada mai considerato efficace al 100%, che una quantità maggiore di dati non garantisce una migliore qualità dei dati stessi, o che le descrizioni verbali degli effetti dei trattamenti possono essere fuorvianti). Hanno poi valutato l’efficacia di questo metodo di insegnamento su un campione di 11.344 studenti di 244 scuole in Kenya, Uganda e Ruanda, scoprendo che gli alunni che avevano assistito alle lezioni in questione avevano sensibilmente migliorato la loro capacità di pensiero critico.

Mossi dallo stesso obiettivo – quello di individuare i metodi più efficaci per promuovere questo tipo di educazione critica alla salute – i ricercatori dell’università Jagellonica menzionati all’inizio hanno condotto una scoping review (una revisione preliminare della letteratura scientifica) su 115 studi scientifici sull’argomento.

Gli autori hanno notato, innanzitutto, che i programmi di educazione sanitaria differivano a seconda delle aree geografiche, dei periodi storici e dei contesti educativi specifici. Prima del 2011, in particolare, veniva dedicata un’attenzione particolare alla salute sessuale e riproduttiva e sull’uso di sostanze psicoattive. Dal Duemila in poi, i programmi didattici in questione hanno iniziato a concentrarsi maggiormente sull’importanza dell’alimentazione sana e dell’attività fisica. Nell’ultimo decennio è emerso inoltre il tema della salute mentale.

Dopo aver esaminato gli studi e i metodi didattici descritti al loro interno, gli autori hanno valutato in che misura i programmi considerati dessero spazio allo sviluppo del pensiero critico. Secondo i risultati di questa analisi, le lezioni interattive in cui gli alunni vengono coinvolti attivamente in dibattiti, giochi di ruolo e risoluzione di problemi sono le più adatte per incoraggiare i ragazzi e le ragazze a porsi domande, confrontare dati e compiere scelte ragionate.

Gli autori, ad esempio, hanno trovato particolarmente interessante un esercizio che consisteva nel fornire a un gruppo di studenti un elenco di alimenti, per ognuno dei quali erano indicati i valori nutritivi. Ogni alunno doveva poi compilare la sua lista della spesa e spiegare le ragioni delle sue scelte. In un altro caso, degli studenti danesi e kenyoti sono stati messi in contatto via mail per raccontarsi a vicenda la loro giornata e la loro dieta. Lo scopo dell’esercizio era quello di far riflettere gli studenti sulla profonda relazione tra salute, cultura e politiche alimentari nelle diverse nazioni. E ancora, in alcune scuole elementari in Libano sono state organizzate delle attività di gruppo per aiutare gli alunni a sviluppare e ad allenare l’intelligenza emotiva.

Insomma, che si tratti di lezioni tradizionali, interventi supportati da professionisti esterni o esercitazioni pratiche, la tesi degli autori di questa revisione è che ogni attività scolastica finalizzata alla promozione dell’alfabetizzazione sanitaria non debba essere volta solo alla mera trasmissione di conoscenze. Questi percorsi educativi vengono considerati più efficaci, al contrario, quando si basano su metodi di insegnamento che incoraggiano gli studenti a pensare con la propria testa e a imparare a compiere autonomamente le scelte riguardanti la loro salute e quella degli altri.

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