SOCIETÀ
Fukushima update
Controlli sui livelli di radioattività degli abitanti della zona di Fukushima. Foto: Reuters/Issei Kato
Agli incidenti nucleari gravi si sopravvive (non tutti) e se ne paga a lungo il prezzo. Per quanto elevato il costo in vite umane nell'immediatezza dell'incidente, è chi resta che traccia il bilancio definitivo, che di solito è pesante e spesso sottostimato o sottaciuto. Un incidente porta con sé zone di interdizione, con ovvie conseguenze sul sistema dei trasporti, blocco delle attività produttive, direttamente (imprese con sede nella zona di interdizione) o indirettamente (aziende dell'indotto o che dipendevano dall'energia prodotta dalla centrale), profilassi sanitaria per la popolazione per combattere gli effetti delle radiazioni, evacuazione di migliaia di persone e predisposizione di centri di accoglienza con disponibilità immediata e a lungo termine di vitto e alloggio, monitoraggi extra di aria, terra, acqua, cibo.
Delle migliaia di vittime del sisma dell'11 marzo 2011 in Giappone, nessuna è collegata direttamente alle radiazioni dovute al contestuale incidente alla centrale di Fukushima. Ma mentre ai danni del terremoto si sta ponendo rimedio in tempi relativamente brevi, le conseguenze dell'incidente all’impianto Dai-Ichi non troveranno soluzione definitiva per decenni. È ancora presto per tentare un bilancio, ma il quadro complessivo inizia a delinearsi. La "zona rossa" intorno alla centrale ha attualmente un raggio di 20 chilometri, ma le aree contaminate sono molto più vaste e hanno richiesto l'evacuazione di circa 160.000 persone (la metà degli oltre 300.000 senzatetto complessivi a causa di terremoto e tsunami) da interi villaggi e città. Il territorio interessato è stato suddiviso in tre aree: area 1, in cui l'ordine di evacuazione può essere revocato; area 2, in cui i residenti non possono vivere; area 3, in cui - si scrive eufemisticamente in un rapporto 2012 - "ci si attende che per molto tempo i residenti avranno difficoltà a tornare". Le previsioni di rientro nella normalità - con il ritorno delle attività produttive - sono da qui a dieci anni.
Ma soprattutto c'è il problema della bonifica, in una zona tra le maggiori produttrici di riso di tutto il Giappone. Il comportamento del governo nei giorni del disastro, con il continuo innalzamento dei livelli di sicurezza della radioattività (stratagemma per continuare a far lavorare legalmente gli addetti in una zona ad alto rischio, dove altrimenti non avrebbero potuto mettere piede) ha finito per minare la fiducia verso le istituzioni e i progetti di bonifica. Il risultato è una diffusa bonifica fai-da-te, con accumulo di rifiuti radioattivi in piccole fosse all'interno delle singole proprietà, generando un ulteriore problema di smaltimento scorie. Mentre gli obiettivi di bonifica che il governo si è posto - nello sforzo di riguadagnare credibilità - sono secondo alcuni non realizzabili, in quanto calcolati sulle dosi di radioattività con centrali in funzionamento, non su quelle tipiche delle fasi post incidente.
Quanto alle conseguenze sulla salute umana, l’Oms prevede un leggero aumento del rischio di sviluppare tumori alla tiroide (tipici dell'esposizione a sostanze radioattive) ma questo non sarà rilevabile statisticamente: le persone realmente esposte ad alte radiazioni sono troppo poche per incidere sull'epidemiologia nazionale, ed eventuali loro malattie - si dice - difficilmente potranno essere correlate con certezza all'incidente. E poi c'è la difficoltà di raccogliere dati sul lungo periodo. La sfiducia verso le istituzioni sta compromettendo la riuscita di una ricerca ambiziosa della Fukushima medical university, che intende monitorare la salute di due milioni di persone per i prossimi 30 anni. Nel 2012 la partecipazione dei pazienti era solo al 21%. Di certo intanto c'è la crescita di disordini da stress post-traumatico, per cui magari non si muore, ma il costo sociale (e personale) resta: alcolismo, depressione, violenza domestica, divorzi. Ma anche suicidi. È stato calcolato che solo nel primo anno sono morte 1.000 persone (per lo più anziani) a causa dell'"evacuazione nucleare": stress, mutate condizioni di vita, aggravamento di malattie pregresse, mancanza di cure adeguate. Altrettante ne erano morte per gli stessi motivi in seguito all'evacuazione da terremoto. E si fanno sentire le discriminazioni verso gli abitanti di Fukushima (i “contaminati") da parte del resto della popolazione, per cui si arriva a dire che "le donne di Fukushima non dovrebbero sposarsi perché i loro figli nascerebbero deformi".
Nel frattempo, è la piscina di raffreddamento del reattore 4 - quella che contiene il combustibile "esausto" - a dare da sempre le maggiori preoccupazioni, con il rischio di cedimenti strutturali o di infiltrazioni di materiali radioattivi nelle falde acquifere circostanti. E si sta rapidamente esaurendo lo spazio per stoccare i fusti con l'acqua contaminata estratta dalla piscina, mentre gli alti livelli di radioattività rendono ancora difficile le operazioni all'interno della centrale, per gli umani ma anche per i robot. E d'altra parte la mancata gestione dei livelli di raffreddamento del deposito del reattore 4 a causa della difficoltà di mantenere coperti dall’acqua gli elementi radioattivi potrebbe portare - secondo alcuni - a gravi problemi anche negli altri tre reattori e alla fuoriuscita di materiali inquinanti che solo per il 20% si riverserebbero sul Giappone, disperdendosi nell’atmosfera e nelle acque del vicino oceano.
C.G.