UNIVERSITÀ E SCUOLA

Gli eredi di Vesalio posano il bisturi

“A partire dalla seconda metà del secolo scorso la possibilità di poter disporre nel nostro Paese del cadavere a fini didattici e di esercizio per il miglioramento delle capacità chirurgiche è divenuta sempre più difficile, con gravi ripercussioni sulla formazione degli studenti di medicina, prima, e dei medici, successivamente. In quasi tutte le università italiane le aule settorie negli istituti di anatomia sono diventate un cimelio storico e le possibilità di potersi esercitare sul cadavere una rarità”. Causa principale, la difficoltà di disporre di corpi. Riassumeva così la situazione la senatrice Dorina Bianchi nel 2008, nel presentare in Senato un disegno di legge, tuttora in fase di esame, in materia di utilizzo del cadavere per scopi di ricerca e formazione.

Poca pratica sui cadaveri, dunque, per gli studenti di medicina in Italia e per gli specialisti. Al punto che molti chirurghi (e gli studenti che possono permetterselo) vanno all’estero, poiché i centri con programmi di donazione del corpo a scopo di ricerca scientifica nel nostro paese sono pochi. I paesi più attrezzati, attualmente, sono Francia, Spagna e Belgio. E in Francia si calcola che il 50% dei partecipanti ai corsi pratici di esercitazione sul cadavere siano italiani.

“La ragione – spiega Raffaele De Caro, docente di anatomia del dipartimento di Medicina molecolare di Padova – ha radici soprattutto storiche. Fino agli anni Settanta solo gli studenti del liceo classico potevano accedere al corso di laurea in Medicina. Quando, successivamente, l’accesso è stato allargato a tutti gli ordini di scuola superiore e il numero programmato non consentiva ancora di filtrare le domande di iscrizione, le sale settorie sono state in larga parte smantellate. Da un lato per ricavare spazi da adibire alla didattica, dall’altro perché la lezione sul cadavere ha significato se impartita a un numero relativamente ristretto di studenti. E i numeri di quegli anni non lo consentivano”. Le dissezioni, dunque, nel nostro paese, diventarono più sporadiche e gli stessi docenti persero interesse, oltre che dimestichezza, per questa pratica. Parallelamente nascevano nuove discipline, tra cui genetica, istologia, biochimica, che si imponevano anche sul piano didattico. Oggi lo studio dell’anatomia con pratica sul cadavere è previsto al secondo anno del corso di laurea in Medicina e chirurgia, ma sono molti i corsi di studio che ne prevedono l’insegnamento, tra questi infermieristica, fisioterapia, biotecnologie, ovviamente in misura diversa.

In questo contesto, la soluzione del problema potrebbe arrivare, come nel caso di Padova, da specifici programmi di donazione del corpo a fini didattici. Nell’ateneo di Padova l’insegnamento dell’anatomia si vale, infatti, di un programma in questo senso, della certificazione di qualità del progetto (che prevede protocolli precisi e il monitoraggio delle attività) e di una convenzione con l’azienda ospedaliera. Poco più che matricola, lo studente di medicina si avvicina allo studio diretto del corpo umano in un’aula, ad anfiteatro, che può ospitare fino a 150 persone. In basso, al centro, un tavolo settorio dove il docente pratica la dissezione e, alle spalle, un grande schermo su cui viene proiettata la spiegazione, così da riuscire a cogliere anche i dettagli. Per esercitarsi direttamente sul cadavere, lo studente ha poi a disposizione altre due sale, rispettivamente con dieci e 15 tavoli. I corpi utilizzati per le lezioni sono di persone che fanno esplicita dichiarazione di donazione in vita; anche i parenti, a conoscenza delle intenzioni del congiunto, devono poi dare il loro consenso al momento del decesso. Padova, infatti, oltre a rifarsi alle leggi di riferimento, che sono il regio decreto del 31 agosto 1933 e il regolamento di polizia mortuaria, si attiene anche alla legge che regola la donazione e i trapianti d’organo e alla legge sulla cremazione, oltre che alle linee guida europee in materia. Una volta ricevuto, il corpo viene sottoposto a processi di conservazione che ne permettono un utilizzo più efficace dal punto di vista formativo, Per valersi di tutte le opportunità a fini didattici, accanto al programma di donazione del corpo, è stata infine stipulata con l’azienda ospedaliera una convenzione che prevede la donazione di singole parti anatomiche.

La lezione pratica sul corpo umano è un momento didattico importante nello studio della medicina e dell’anatomia in particolare. Simbolicamente espresso, nel 1543, nel frontespizio del celebre De humani corporis fabrica di Andrea Vesalio. In un teatro anatomico gremito di studenti con il docente al centro a fare lezione sul corpo umano. E con il libro di testo, espressione di una preparazione solo teorica, quasi abbandonato ai margini della scena.

Monica Panetto

Lezione di anatomia all'università di Padova

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