SOCIETÀ

Italia: calano i giornali, tengono i libri, raddoppiano gli e-book

Parla del web come di un nuovo ambiente di vita, centrale per la costruzione della propria identità sociale, l'11esimo rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione per descrivere le trasformazioni portate dalla diffusione ormai pervasiva delle tecnologie digitali. Un luogo in cui il soggetto-utente si ritrova "al centro del sistema mediatico" perché molto più svincolato di un tempo dalle emittenti, libero di organizzare i contenuti di proprio interesse e di costruire percorsi autonomi di accesso alle informazioni.  Di diffondere contenuti che egli stesso genera liberamente, grazie anche alla centralità assunta dalla condivisione nei social network. 

Se la televisione continua ad avere un pubblico che corrisponde sostanzialmente all'interezza della popolazione italiana, con un rafforzamento però delle nuove modalità di utenza (+ 8,7% per i canali satellitari, +3,1 per le web tv, +4,1 per la mobile tv) e la radio raggiunge un pubblico dell'82,9%,  al cui interno cala vistosamente l'autoradio (riflesso anche del calo del traffico automobilistico indotto dalla crisi) e cresce l'uso dell'ascolto via cellulare, è nel ruolo di internet e della stampa che si vedono le novità maggiori.

Gli utenti del web dopo una crescita continua nel corso degli anni passati si assestano ora al 63,5%.  Ma sono gli smartphone, sempre connessi in Rete, a trainare la crescita (+12,2% in un solo anno) fino a raggiungere il 39,9% degli italiani e il 66,1% dei giovani,  determinando nel contempo nuove modalità di utilizzo e ridisegnando nuovi profili dell’utenza.

Prosegue, senza segni di interruzione, la crisi della carta stampata: -2% i lettori dei quotidiani a pagamento, -4,6% la free press, o quella che ne resta (a riprova che non si tratta soltanto di una questione di costi d’acquisto), -1,3% i settimanali; stabili i quotidiani on line, con una leggerissima crescita, sotto il punto percentuale, mentre sono in crescita (+1,3%) gli altri portali d'informazione. In ripresa, con il 2,4% di incremento, la lettura di libri dopo la grave flessione dell'anno precedente: ma i lettori di almeno un volume nel corso dell'anno sono soltanto solo un 52% della popolazione. Unico segnale in controtendenza, gli e-book che arrivano a totalizzare un 5,2% dei lettori e, in crescita del 2,5% sull'anno precedente, raddoppiano. 

Fatta salva la presenza tutt'ora unificante della televisione, si rafforzano fino a presentarsi come tendenza prevalente i processi di personalizzazione multimediale dell'informazione, di flessibilità dell'utilizzo e di indifferenza alle fonti. Si possono distinguere in questo senso tre profili prevalenti, differenziati per fasce di età. Le generazioni pre-digitali, orientate verso tv, radio e giornali, dei quali accettano e assumono priorità e gerarchie di importanza nell'organizzazione delle notizie. Gli adulti, che all'informazione tradizionale spesso scelta in base alle possibilità di approfondimento affiancano la ricerca di informazione personale su internet e attraverso i social network. Infine, i più giovani che sono orientati verso un'informazione molto personalizzata e caratterizzata da pariteticità e orizzontalità delle fonti di informazione, con i Tg (75%) molto vicini al 71% di Facebook, al 65,2% di Google e al 52,7% di YouTube. 

Per gli under 30, in particolare, informarsi significa sempre meno acquisire informazioni sugli avvenimenti del mondo, e sempre più scambiarsi messaggi che riguardano la loro cerchia di conoscenze, di interessi e di attività. Un'informazione non tanto come finestra sul mondo, quanto come specchio del sé, in sintonia con la caratteristica di strumento di relazione prima che di comunicazione che internet va assumendo in modo sempre più marcato.

Ed è qui che emerge una novità preoccupante. Se il digital divide appare infine in via di riassorbimento, la crescita uniforme dell'utilizzo di tutti i media che prevaleva fino a poco tempo fa tra i giovani lascia il posto all'affiorare di un fenomeno nuovo, il press divide. La fruizione di contenuti digitali diventa alternativa, e non più complementare, a quella dei contenuti a stampa, che in questa fascia di età sono scesi, in un solo anno dal 55,5% al 43%. 

Forme di lettura differenti, come quella su carta e quella su schermo-multimediale, favoriscono ciascuna lo sviluppo di particolari attitudini cognitive. A indebolirsi sono in questo caso le capacità connesse all'utilizzo di media che richiedono tempi di attesa e di elaborazione non istantanei e attenzione prolungata. Che sono volti al confronto con il mondo, piuttosto che verso l'espressione dei propri stati d'animo, e obbligano a esercitare capacità logiche come dare un ordine e  una gerarchia ai contenuti o distinguerli analiticamente. Ovvero quelle, nota il Censis, maggiormente legate alle attività intellettuali superiori. In prospettiva, un problema.

Michele Ravagnolo 

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