CULTURA

Le Olimpiadi, quelle vere

Aprono i Giochi Olimpici di Londra: un glossario delle Olimpiadi antiche, con l’aiuto del grecista Lorenzo Braccesi.

Bellezza.
Quella degli sportivi antichi ha poco a che fare con gli atleti-divetti di oggi: i campioni greci appartengono alle classi nobiliari, sono aristocratici che si possono permettere mesi di allenamenti e di cura del corpo per conseguire un successo sul piano sportivo, politico e religioso al tempo stesso. Altro che tatuaggi.
Cosmopolitismo.
Nasce in Grecia: la grecità scavalca le singole pòleis, accomuna tutti coloro che parlano la stessa lingua, dal Peloponneso alle isole, dall’Asia Minore alla Magna Grecia. Tutti ammessi alle Olimpiadi, in nome di una cultura comune. Basterà lo spirito olimpico, a Londra, per avvicinare Israele e Palestina, Eritrea ed Etiopia, Usa e Cuba?
Denaro.
Non era previsto: per i vincitori, un ramoscello d’ulivo e, soprattutto, un’ode di Pindaro o di Bacchilide. Oggi conta di più una pagina di Osvaldo Soriano o una sponsorizzazione della Nike?
Italia.
Già protagonista nello sport, un po’ come oggi: da Agrigento a Taranto, da Naxos a Siracusa, la Magna Grecia fornisce alle Olimpiadi antiche grandi campioni. Come Milone, il crotonese che fu il più grande lottatore dei Giochi, vincitore di molte edizioni consecutive.
Maratona.
Con le Olimpiadi antiche non c’entra nulla, perché nasce in occasione dei primi Giochi moderni, nel 1896, per ricordare il mito di Filippide, che nel 490 a. C. percorre di corsa i 42 km tra Maratona e Atene per portare la notizia della vittoria contro i Persiani, morendo subito dopo l’arrivo.
Pace.
Vedi anche “cosmopolitismo”. Durante le Olimpiadi antiche le armi tacevano per davvero, e il periodo dei Giochi era utile anche per tessere trame diplomatiche, grazie alla presenza degli ambasciatori di tutte le città greche. “Boicottaggio”, in effetti, è un termine moderno, che non viene dal greco, ma dall'inglese Charles Boycott.
Palcoscenico
Come accade oggi, nell’antichità lo sport era una formidabile cassa di risonanza per la politica. Per i sovrani macedoni, partecipare ai Giochi era anche un modo per acquisire credito e influenza. Nel 324 a. C. Alessandro incarica Nicanore di annunciare ai Greci, a Olimpia, la sua egemonia sulle pòleis. Oggi gli statisti si limitano ad esultare in tribuna.
Pancrazio.
La più crudele delle discipline dei Giochi antichi: un insieme di lotta e pugilato in cui quasi nessun colpo era escluso. Come il wrestling di oggi, solo che allora ci si massacrava sul serio.
Religione
I Giochi nascono a Olimpia, consacrata a Zeus. Il loro significato di festività sacra è inscindibile da quello secolare. Come se, dalla fondazione della Basilica di San Pietro, si giocasse il campionato di calcio sul sagrato.
Riscatto.
Quello delle città della periferia greca, nel profondo Nord. I loro atleti, vincendo, davano lustro ad aree considerate marginali e sfavorite. Un po’ come succede oggi, se ai Giochi la medaglia d’oro va al Mozambico.
Veneti
Come i purosangue più famosi dei Giochi. I cavalli veneti erano celebri in tutta la Grecia, ed erano garanzia di vittoria nelle discipline equestri: avviene ad esempio per l’atleta Leonte, che nel 440 a. C. trionfa grazie a destrieri provenienti dal futuro “Nordest”. Anche Dionigi il Vecchio, a Siracusa, ne crea una scuderia eccellente.
Vincitore
Nell’antichità, la Grecia nel suo complesso, per la capacità di creare un reale spirito olimpico che oltrepassava ogni rivalità. Nel 2012, la memoria della Grecia come fonte della storia e della cultura europee: incancellabile. Persino se torna la dracma.

Martino Periti

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012