SCIENZA E RICERCA

Il sessismo non è uno sport

Sessismo e stereotipi di genere sono ben radicati nella storia dello sport, la quale si sviluppa all’interno di una cultura patriarcale. Basti pensare che nel XIX secolo lo sport era considerato un'attività esclusivamente maschile, associata a virilità e forza fisica. Le donne erano relegate a ruoli di supporto o, al massimo, potevano partecipare a sport come il pattinaggio artistico o la ginnastica, che esaltano la grazia e l'estetica piuttosto che la competizione. Nel tempo, le donne hanno iniziato a lottare per il diritto di partecipare a sport competitivi. La prima conquista arriva nel 1900, quando in alcune discipline olimpiche, come il tennis e il golf, cominciano a scendere in campo anche le donne. Dobbiamo però aspettare il 2024 per assistere alle prime Olimpiadi con ugual numero di atleti e atlete. 

Le barriere sociali e culturali, insieme a norme istituzionali, hanno contribuito a mantenere le differenze di genere una costante nello sport. Non è solo una questione di atteggiamenti individuali, ma di posizioni profondamente radicate nelle strutture istituzionali che governano lo sport: federazioni sportive, comitati olimpici e leghe professionistiche, hanno tutti perpetuato disparità di genere attraverso regolamenti e pratiche discriminatorie, tra cui differenze nei premi monetari tra uomini e donne in molti sport. Ad esempio, nel tennis, è stato solo nel 2007 che il torneo di Wimbledon ha deciso di offrire lo stesso premio in denaro ai vincitori del torneo maschile e femminile. Prima di allora, le tenniste guadagnavano significativamente meno rispetto ai loro colleghi maschi, nonostante giocassero al più alto livello professionale. 

Oltre ai riconoscimenti diseguali, le donne affrontano anche una scarsa rappresentanza nelle posizioni decisionali all'interno delle organizzazioni sportive, come già evidenziato in altri contesti. Per esempio, solo nel 2021 è stata eletta la prima presidente donna nella storia delle Federazioni sportive: Antonella Granata, Federazione Italiana Giuoco Squash. La mancanza di figure femminili in posizioni di potere significa che le politiche e le decisioni sportive sono spesso prese senza considerare le esigenze e le preoccupazioni delle atlete. Di conseguenza, in molte parti del mondo le squadre femminili ricevono meno finanziamenti, hanno minor accesso a strutture di allenamento di alta qualità, e sono sottoposte a condizioni lavorative peggiori rispetto alle squadre maschili. In Italia, l’unico sport considerato professionistico per le donne è il calcio in serie A, da luglio 2022, mentre per gli uomini troviamo calcio, basket (serie A), golf e il ciclismo su strada. In alcuni Paesi le donne non sono ancora libere di praticare sport, come in Afghanistan, Iran, Arabia Saudita.

Oltre alle barriere materiali, le donne nello sport devono anche affrontare ostacoli sociali e culturali. Gli stereotipi di genere che vedono lo sport come un'attività "maschile" scoraggiano molte ragazze dal partecipare. Questi stereotipi sono spesso rafforzati da famiglie, insegnanti e persino allenatori, che possono scoraggiare le ragazze dal perseguire lo sport con la stessa intensità dei ragazzi. Questo atteggiamento ha conseguenze psicologiche e sociali significative per le atlete. Le atlete devono spesso lavorare di più per ottenere il rispetto e il riconoscimento ricevuto dai loro colleghi maschi. Essere costantemente sottovalutate può portare a una diminuzione dell'autostima e del benessere psicologico e a un aumento di rischio di ansia e depressione e, di conseguenza, ad un più alto tasso di rinuncia del perseguimento della carriera sportiva. 

Il sessismo però colpisce anche gli uomini che non si conformano agli stereotipi di genere tradizionali, e che desiderano praticare sport considerati "femminili", come danza o ginnastica, con conseguenze come derisione, stigmatizzazione, o esclusione, come il caso di Giorgio Minisini escluso dalle squadre di nuoto artistico agli ultimi Giochi Olimpici.

In tutto ciò, il ruolo dei media nel perpetuare il sessismo nello sport non può essere sottovalutato.  Le Olimpiadi di Parigi 2024 sono state ricche di grandi successi, ma anche questa occasione non è stata esente da episodi di sessismo e stereotipi di genere. Ad esempio, gli articoli di giornale con titoli sessisti sulle campionesse italiane della scherma o sulla divisa delle atlete egiziane del beach volley. La società ha medaglia d’oro in sessismo quando si tratta di commentare lo sport, con il rischio di sfociare in veri e propri episodi di cyberviolenza di genere, come nel caso delle polemiche sulla pugile algerina Imane Khelif. Inoltre, gli studi dimostrano che le atlete ricevono una copertura mediatica significativamente inferiore rispetto agli atleti maschi, e quando le donne vengono riportate sui media, spesso l'attenzione è più sul loro aspetto fisico che sulle prestazioni sportive, con il rischio di essere sessualizzate o ridotte a stereotipi di genere. Questo accade anche per le giornaliste sportive, spesso criticate più per il loro aspetto che per la loro competenza.

Nel 2021, durante una conferenza stampa, l'allenatore di calcio Zinedine Zidane, rispose in modo stizzito a una giornalista sportiva che gli chiedeva di commentare una prestazione della sua squadra: "Non devi capire di calcio, sei una donna". Questo episodio è solo uno dei tanti che dimostrano che qualsiasi donna si occupi di sport, a prescindere dal ruolo specifico, rischia di essere sminuita per il semplice fatto di essere donna. Questo trattamento non solo riduce la percezione delle donne nello sport, ma studi dimostrano come questo contribuisce anche a rafforzare i pregiudizi di genere nella società.

Ma esistono modelli di successo? 

Diverse atlete hanno condiviso pubblicamente la propria esperienza per contrastare il sessismo nello sport. Tra queste troviamo Serena Williams: le sue denunce pubbliche contro le disparità di trattamento e i pregiudizi che ha affrontato come donna nera nello sport hanno ispirato molte altre atlete a parlare apertamente delle loro esperienze, e a dar voce al tema. Allo stesso modo, figure come Billie Jean King, che ha lottato per l'uguaglianza dei premi nel tennis, e Megan Rapinoe, che ha guidato la battaglia delle calciatrici statunitensi per la parità di retribuzione, dimostrano che è possibile cambiare le dinamiche di potere nello sport. Queste donne non solo hanno avuto successo nelle loro discipline, ma hanno anche usato la loro visibilità per sfidare il sessismo e promuovere il cambiamento.

Oltre agli sforzi individuali, ci sono anche numerose associazioni e iniziative organizzate per combattere il sessismo nello sport. Il movimento #EqualPay, ad esempio, è stato avviato dalle calciatrici della nazionale statunitense per chiedere la parità salariale con i loro colleghi maschi. Questa campagna ha attirato l'attenzione internazionale e ha portato a un dibattito più ampio sulle disparità di genere nel mondo del lavoro. Altri esempi sono l’Associazione Nazionale Atlete (ASSIST), partner del progetto SWoL (Sport Women Leaders), mirato a promuovere la parità di accesso delle donne alle posizioni di leadership. Il Comitato Olimpico Internazionale stesso ha introdotto misure per garantire la parità di genere nella partecipazione e nella leadership ai Giochi Olimpici e molte organizzazioni stanno lavorando per aumentare la rappresentanza femminile nei ruoli di dirigenti e allenatori, riconoscendo che la diversità di genere è essenziale per creare un ambiente equo e inclusivo.

La lotta contro il sessismo nello sport non è solo una questione di giustizia per le atlete, ma è parte di una più ampia battaglia per l'uguaglianza di genere nella società. È essenziale che tutte le componenti dello sport, dal pubblico alla dirigenza, facciano la loro parte per combattere il sessismo nello sport. Ciò significa supportare attivamente le atlete, formare chi ha un ruolo dirigenziale, sfidare i pregiudizi di genere e promuovere politiche che garantiscano pari opportunità per tutti e tutte. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo creare uno sport veramente inclusivo, dove ogni individuo ha la possibilità di esprimere il proprio potenziale senza limitazioni.

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