SCIENZA E RICERCA

Partiamo dalle basi: gli stereotipi di genere e le loro implicazioni

Vivendo in un mondo straordinariamente complesso, gli esseri umani sono inclini a sviluppare strategie di semplificazione per gestire efficacemente la vastità delle informazioni che li circondano. Nell'ottica di ottimizzare le risorse cognitive, gli individui diventano naturali economizzatori, adottando diverse strategie di semplificazione per affrontare la complessità della realtà sociale che li circonda. Gli stereotipi nascono proprio da questo processo di semplificazione e generalizzazione, spesso basato su caratteristiche meramente superficiali (come l'età, il genere, o l'etnia) condivise all’interno di un gruppo. Questi stereotipi sono il risultato di secoli di cultura e vengono assimilati nel corso del processo di socializzazione. Spesso sono utili, strategici e ci aiutano, ma molte altre volte ci possono portare a commettere una serie di errori, definiti bias, che possono avere ripercussioni assai negative. 

Ma quali informazioni sono contenute all’interno di questi stereotipi? Uno dei modelli teorici più ampiamente utilizzati per comprendere il contenuto degli stereotipi è lo Stereotype Content Model (SCM), sviluppato da due psicologhe sociali della Princeton University nel 2002. Questo modello suggerisce che gli stereotipi contengono principalmente due dimensioni fondamentali: il calore e la competenza. La dimensione del calore si riferisce alla percezione di un gruppo come caloroso, amichevole e morale, mentre la dimensione della competenza riguarda la valutazione di un gruppo in termini di abilità, efficacia e competenza nel raggiungere determinati obiettivi. In base a queste due dimensioni, percepiamo i gruppi sociali in modo differente.

In relazione al genere (uomini e donne), lo SCM suggerisce che in passato, gli uomini venivano percepiti come più competenti e orientati alla leadership rispetto alle donne. Negli ultimi anni, questa differenza nel contenuto degli stereotipi di genere ha iniziato ad attenuarsi, lasciando però una differenza marcata per quanto riguarda la dimensione di calore e moralità: le donne continuano e essere percepite come più empatiche, dunque anche più adatte ai ruoli di cura e meno portate ai ruoli di leadership rispetto agli uomini. 

Questa differenza nella percezione sociale di uomini e donne ha conseguenze dirette sulla quotidianità di ciascuno di noi perché porta a delle aspettative comportamentali che prescrivono una divisione netta dei ruoli e dei compiti all’interno della società, basata su generalizzazioni non troppo fondate.

È importante, infatti essere consapevoli che, sebbene in tutti gli stereotipi ci sia un po’ di verità, essi rappresentano soprattutto una strategia di semplificazione e generalizzazione di caratteristiche che non sono in grado di riflettere in modo fedele la complessità della realtà e delle persone, e possono quindi portare a discriminazioni e disuguaglianze di genere (e non solo) nelle opportunità lavorative, educative e sociali. 

Durante il percorso scolastico, ad esempio, si rafforzano determinati stereotipi di genere indirizzando ragazze e ragazzi verso percorsi scolastici diversi più incentrati rispettivamente su competenze ritenute stereotipicamente più femminili (come le materie umanistiche) oppure più stereotipicamente maschili (come le materie STEM: Science, Technology, Engineering and Mathematics). Questa distinzione stereotipata per materia non sembra però riflettere effettive competenze diverse tra maschi e femmine, si tratta solo di stereotipi condivisi che si auto rafforzano rappresentando una minaccia percepita. Ad esempio, già nel 1997 uno studio sperimentale aveva mostrato come le ragazze in età scolare, a cui veniva esplicitamente detto che le femmine avevano punteggi minori rispetto alla maggioranza dei compagni maschi in una serie di prove matematiche, tendevano ad avere livelli assai più bassi di rendimento in queste prove rispetto ai punteggi delle altre donne che non avevano ricevuto la stessa comunicazione. Questo effetto, è emerso in diverse fasce d’età ed è conosciuto come stereotype threat (Steele, 1997): le donne tendono ad avere performance peggiori quando sono consapevoli dello stereotipo relativo al loro genere e sono chiamate a partecipare ad attività che sembrano incoerenti con tale stereotipo, registrando un aumento di stress che interferisce con la loro capacità di esprimere appieno le proprie competenze.

In ambito relazionale, gli stereotipi di genere contribuiscono a stabilire gerarchie sociali in cui la donna stereotipata è comunemente percepita come subordinata all'uomo stereotipato. Questo disegno gerarchico è intrinseco ai ruoli di genere tradizionali che vedono gli uomini come detentori del potere e delle risorse, mentre le donne sono considerate come figure di supporto o dipendenti. Ad esempio, secondo i dati ISTAT 2023, il 23% delle persone tra i 18 ei 74 anni pensa che sia soprattutto l’uomo a dover provvedere alle decisioni economiche, e il 24,2% pensa che una donna per definirsi completa debba avere figli. 

Le implicazioni degli stereotipi di genere si riscontrano anche in ambito professionale, come abbiamo visto nel precedente articolo. Difatti, le donne “a livello lavorativo sono più penalizzate da processi di selezione che favoriscono le persone considerate per stereotipo più competenti (ovvero gli uomini), venendo dunque più frequentemente relegate a un ruolo di dipendenza economica”. Per uscire da questi schemi che portano a perpetuare questi meccanismi, uno studio condotto nel 2019  mostra come ridurre il ruolo giocato dagli stereotipi di genere nell’ambito che soffre di sottorappresentanza femmile, l’ambito STEM. In maniera sperimentale, questo studio ha evidenziato come il solo fatto di prendere consapevolezza degli stereotipi di genere nel processo di selezione di candidate donne portava i selezionatori ad adottare strategie decisionali più eque, diversamente dai selezionatori non indotti alla consapevolezza di questi bias.

Tuttavia è essenziale riconoscere che molti stereotipi sono così radicati nel nostro modo di pensare da poter influenzare le nostre azioni anche quando non ne siamo consapevoli. Di conseguenza, ne possiamo limitare l'impatto negativo creando consapevolezza nelle situazioni più delicate in cui diventa necessario vigilare sui nostri comportamenti, come ad esempio in fase di selezione del personale. 

Oltre allo sforzo di auto-vigilanza e riflessione, è necessaria anche un’implementazione dell’educazione alla diversità e all’affettività all’interno dei programmi scolastici e delle culture aziendali. In questo modo si potrebbe promuovere una maggiore inclusività e rispetto non solo nelle generazioni future, ma anche in quelle che al momento rivestono ruoli di responsabilità. Infatti, anche se il processo di acquisizione e smantellamento degli stereotipi trova nell'età evolutiva un momento particolarmente favorevole, come vedremo nei prossimi numeri, ciò non preclude che possa verificarsi  in qualsiasi fase della vita.

Solo attraverso questi interventi di consapevolezza ed educazione è possibile smantellare  il circolo vizioso, attraverso il quale  i ruoli di genere sono alimentati e al contempo rafforzano certi stereotipi di genere.

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