MONDO SALUTE

In Salute. Caldo intenso ed eventi estremi: fare sport con un clima che cambia

Nel 2024, durante il campionato europeo di calcio in Germania, un violento temporale abbattutosi su Dortmund, con pioggia, fulmini e grandine, costrinse l’arbitro a interrompere la partita dopo soli 35 minuti di gioco. Nel 2017 medesima sorte toccò all’evento ciclistico Cycle Oregon, annullato a causa degli incendi boschivi che avevano devastato Oregon, California e lo Stato di Washington; lo stesso anno furono annullate anche alcune partite di football e baseball in Texas a causa dell’uragano Harvey. Il cambiamento climatico, che vede l’intensificarsi di eventi estremi e caldo intenso, potrebbe cambiare verosimilmente pure la geografia dei Giochi olimpici invernali: si stima infatti che circa metà delle città che finora hanno ospitato le gare potrebbe non essere più in grado di accogliere i giochi invernali entro il 2050, per la mancanza di neve e ghiaccio. Già nel 2010 a conclusione dei Giochi olimpici invernali tenutisi a Vancouver gli organizzatori dichiaravano che il clima troppo caldo aveva messo a dura prova l’abilità di preparare i campi di gara per gli atleti nella sede di Whister. 

Inutile dire che l’aumento delle temperature e delle condizioni di umidità (oltre ai livelli di inquinamento atmosferico) può avere conseguenze anche sulle performance e sulla salute degli atleti, sia professionisti che amatori. Nell’estate del 2024, per esempio, durante la Coppa America un arbitro collassò sul campo a Kansas City. L’anno precedente gli US Open, i tornei di tennis che si disputano tra agosto e settembre negli Stati Uniti, si giocarono con un caldo torrido e il tennista russo Daniil Medvedev rivolto alle telecamere non ebbe mezzi termini: “Un giocatore morirà e poi vedranno”. Agli Australian Open del 2020 alcuni tennisti furono costretti a ritirarsi dal torneo per la scarsa qualità dell’aria causata dagli incendi. Dalila Jakupovic ebbe un attacco di tosse a metà del suo incontro di qualificazione contro la svizzera Stefanie Vögele a Melbourne Park, sede del primo Grande Slam; mentre allo stadio Kooyong la partita di Maria Sharapova contro Laura Siegemund fu annullata, perché il fumo stava creando condizioni non sicure.

Intervista ad Andrea Ermolao, direttore dell'unità operativa complessa di Medicina dello sport dell'azienda ospedale-università di Padova. Servizio di Monica Panetto, riprese e montaggio di Massimo Pistore

“Il cambiamento climatico influenza sia le attività organizzate, che la pratica spontanea – spiega Andrea Ermolao, direttore dell’unità operativa complessa di medicina dello sport dell’azienda ospedale-università di Padova e professore di medicina interna nello stesso ateneo –. I dati in letteratura suggeriscono che le elevate temperature e le ondate di calore impattano in modo significativo sulla pratica di attività fisica, in particolare nelle persone anziane, con obesità e con patologie croniche. Questo effetto sembra in particolare comparire per temperature superiori ai 26-28° C. Il previsto incremento delle temperature medie e dei giorni potenzialmente pericolosi, in cui aumenta in modo significativo il rischio di patologie da calore nei soggetti che praticano attività sportive, potrà dunque comportare delle limitazioni”. Ermolao sottolinea che anche l’inquinamento ambientale può influire sulla pratica di attività fisica. “Qualche dato da analisi su popolazioni suggerisce per esempio l’esistenza di una correlazione tra le concentrazioni di PM2.5 e il rischio di inattività, e questa correlazione è particolarmente evidente nei soggetti portatori di patologie respiratorie”.

Come cambierà la pratica sportiva

“Gli sport invernali risentono sicuramente dell’incremento delle temperature – sottolinea il docente –, le quali causano un progressivo spostamento della pratica sportiva a quote più elevate, nonostante gli impianti di innevamento artificiale e le nuove tecniche consentano in parte di contrastare questo fenomeno. Inoltre si assiste a un aumento del rischio di valanghe, specie per lo sci alpinismo che sta peraltro adeguando calendario e luoghi alle mutate condizioni ambientali”. 

Ermolao spiega che, in generale, tutte le attività che si svolgono all’aperto potranno risentire del cambiamento climatico, in particolare nei mesi più caldi dell’anno. “Certamente gli sport di endurance (cioè gli sport di resistenza come la corsa e il ciclismo) o quelli che possono avere una durata molto prolungata (per esempio il tennis) ne risentiranno di più, dato che comportano una maggior esposizione a condizioni ambientali avverse. A condizionare la risposta dell'organismo, infatti, non sono solo la durata dell'esercizio e l'intensità, ma anche variabili climatiche come la temperatura, l'umidità, il vento e l'irraggiamento che determinano la temperatura percepita dall'organismo. E oltre una certa soglia c’è uno stress sempre maggiore e talvolta non tollerabile dall’organismo”. 

L’unica nota positiva, secondo Ermolao, sta nel fatto che con l’incremento delle temperature alcuni luoghi potrebbero beneficiare di un clima più temperato e ciò potrebbe determinare l’allungamento del periodo in cui si possono praticare determinati tipi di attività fisica, come gli sport acquatici.

Sport, clima e salute

Prendiamo in esame, per concentrarci su due aspetti in particolare, le conseguenze delle elevate temperature e dell’inquinamento atmosferico su chi pratica attività sportiva. “In entrambi i casi possono certamente peggiorare le performance e aumentare i rischi per la salute, con effetti acuti e cronici”. Ermolao precisa che non sono ancora molti gli studi che valutano l’effetto acuto dell’inquinamento atmosferico sulla performance atletica. In generale l’inquinamento costituisce un importante problema di salute pubblica che causa malattie e decessi prematuri. Nel caso di atleti professionisti che praticano sport di endurance, però, va considerata non solo la concentrazione delle sostanze inquinanti nell’aria, ma anche la durata e l’intensità della ventilazione durante l’attività sportiva. 

“I dati sembrano suggerire che l’inalazione di materiale particolato, prodotto della combustione, possa comportare una riduzione della funzione respiratoria, con azione irritante, tosse, asma e broncospasmo da sforzo, e un’alterazione della funzione vascolare. Sul lungo periodo, si può avere un aumento di patologie respiratorie, cardiovascolari e neoplasie. Anche l'obesità sembra possa correlarsi a una maggiore concentrazione di inquinanti nell’aria".

Il docente spiega che anche gli incrementi di temperatura ed eventualmente umidità, specialmente nei valori di picco, possono avere un importante impatto negativo sulla performance e causare per esempio esaurimento da calore o colpo di calore. “L’esposizione a temperature molto elevate, inoltre, mette sotto stress il sistema cardiovascolare ma anche i reni. Alcuni studi dimostrano che gli atleti in condizioni di caldo particolarmente intenso possono riportare microdanni renali che sul lungo termine potrebbero avere conseguenze sulla funzionalità di questi organi”. 

Buone norme di comportamento 

“Le società scientifiche internazionali, ma anche le federazioni sportive stanno prendendo coscienza di questi potenziali rischi e stanno prestando maggior attenzione alla salute degli atleti. Per questo hanno iniziato a diffondere linee guida di comportamento, ad esempio per limitare gli effetti nocivi sulla salute che possono avere le sostanze inquinanti”.

Più in generale Ermolao spiega che chi vuole svolgere attività fisica all’aperto, sempre più dovrà porre attenzione ad alcuni aspetti come la temperatura percepita (che dipende, come si è detto, da temperatura, umidità, irraggiamento e vento) e il livello di inquinanti ambientali, cioè la qualità dell’aria, che oggi ci viene fornito da agenzie ambientali come Arpav, ma che è disponibile su moltissime app. Ma dovrà considerare anche l’ora del giorno, dato che le ore del mattino sono generalmente le più fresche ma anche quelle in cui i livelli di ozono e di altri inquinanti sono inferiori; e dovrà valutare il luogo in cui svolgere l’attività fisica, che dovrebbe essere quanto più possibile lontano da traffico e fonti inquinanti e vicino invece al verde e all’ambiente naturale.

“Oggi consigliamo o prescriviamo l’attività fisica a tutti, quindi anche a persone anziane, bambini, soggetti fragili o con malattie croniche. Dobbiamo però essere certi di non mettere a rischio queste persone durante l'esercizio motorio. L'inquinamento e lo stress termico infatti sono particolarmente deleteri per soggetti con patologie, questo per effetto della patologia stessa, del deterioramento della capacità di adattamento dell'organismo alle condizioni ambientali avverse, e per l’uso di farmaci che possono rendere più difficile la risposta dell'organismo alle temperature elevate”. 

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