UNIVERSITÀ E SCUOLA

Scuola e università: le Cenerentole della campagna elettorale

Poche ore all’apertura delle urne: le forze politiche, alla ricerca degli ultimi consensi, promettono. In termini di tasse, soprattutto. Mentre le sbandierate priorità del Paese – giovani e lavoro, scuola e università – rimangono fuori dal pacchetto delle cose che contano, quelle che decidono l’esito del voto. Restano in cima all’elenco dei fattori che possono cambiare il Paese, ma quasi non se ne parla. I giovani – categoria elastica ormai arrivata alla soglia dei 40 anni – i protagonisti del mondo della scuola e dell’università hanno da tempo formulato le loro richieste alla politica. Queste le principali risposte in materia di scuola e università contenute nei programmi di liste e partiti che presentano un candidato premier alle elezioni. 

Fare per fermare il declino – Oscar Giannino

Il merito come strumento per migliorare l’efficienza del sistema scuola, per la progressione salariale e di carriera degli insegnanti e per la loro selezione. Che avviene su un doppio binario: da un lato l’abilitazione dei docenti su base regionale o nazionale, dall’altro la possibilità per le singole scuole di organizzare anche concorsi locali, con ingressi rapidi in ruolo dopo un periodo di prova. L’autonomia scolastica farebbe da apripista all’abolizione del valore legale del titolo di studio la cui “misura” viene lasciata “al mercato del lavoro e alle università”. Per gli atenei, invece, arriva la riforma della governance della ricerca: attraverso misure correttive che fanno ampio uso della peer-review, prevengono il conflitto d’interesse e garantiscono maggiore competizione e trasparenza per l’accesso ai fondi. Nuove competenze per l’Anvur (Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca) che riceve maggiori poteri e passa a svolgere anche un ruolo di valutazione ex ante dei progetti di ricerca. Aumenta la quota variabile del fondo di finanziamento ordinario passando, in cinque anni, dal 10 al 30%. Il finanziamento alla ricerca (attualmente meno del 2%) sale al 5% del totale delle risorse a disposizione dell'università, cui andrebbero incontro gli atenei nel caso di abolizione dell’imposta Irap, a cui oggi sono assoggettati. A far la differenza sono le nuove tasse universitarie, totalmente liberalizzate, che porterebbero con sé l’obbligo di destinare almeno il 20% del gettito a borse di studio. L’obiettivo? Incrementare la quota degli introiti diretti degli atenei (da tasse e fondi privati) in modo che in cinque-sei anni raggiungano una consistenza pari al fondo di finanziamento ordinario. Somme da reinvestire in ricerca. 

Movimento 5 stelle – Beppe Grillo

Megafono delle voci contro, il programma della lista Grillo in materia di scuola e università sta in un elenco di pochi scarni punti. Tre abolizioni secche (della legge Gelmini, dei libri di scuola stampati, del valore legale dei titoli di studio) e tre volte la “i” di internet (internet per tutti, nelle scuole e all’università, insegnamento online a distanza, gratuità dei testi digitali accessibili in rete). Risorse dello Stato erogate solo alla scuola pubblica e, per quanto riguarda i finanziamenti all’università non si va oltre un generico “investimenti nella ricerca universitaria”. È la voce degli studenti a determinare la valutazione dei docenti universitari. L’insegnamento dell’inglese diventa obbligatorio fin dall’asilo, mentre l’insegnamento della lingua italiana per gli stranieri è gratuito e obbligatorio quando viene richiesta la cittadinanza. L’elenco chiude così, letteralmente: “integrazione università/aziende” e “sviluppo strutture di accoglienza degli studenti”. 

Partito democratico – Pierluigi Bersani

L’obiettivo dichiarato per la scuola è stabilità. Si parte dall’assegnazione di un organico funzionale a ogni istituto per almeno un triennio. Vale la considerazione che “non costa un euro in più stabilizzare chi lavora su posti vacanti” (50.000 le persone stimate) e che per dare maggiori opportunità ai nuovi docenti occorre permettere il pensionamento di chi è rimasto “impigliato nella riforma Fornero”. Si propone un piano di esaurimento delle graduatorie esistenti e l’avvio di un sistema di selezione, per concorso, che preveda un periodo di formazione iniziale, il tirocinio e l’immissione in ruolo in tempi rapidi. La riforma del sistema di valutazione (nuovo l’Istituto nazionale per la valutazione e la ricerca educativa) prevede obiettivi di miglioramento dell’efficienza scolastica e di correzione delle scuole con i maggiori deficit nell’offerta formativa. La lotta alla dispersione scolastica nella scuola superiore fino ai 16 anni si affida, in particolare, all’istruzione tecnica e professionale, vista come possibile antidoto alla disoccupazione giovanile. Per finanziare l’edilizia scolastica si ricorrerebbe a un mix di strumenti: allentamento del patto di stabilità per gli investimenti degli enti locali, rifinanziamento della legge sull’edilizia scolastica e possibilità di destinazione vincolata dell’8xmille allo Stato.

Sull’università la prevista riduzione delle tasse universitarie si accompagna al ritorno del tetto del 20% dei contributi studenteschi rispetto al Fondo di finanziamento ordinario assegnato a ciascun ateneo. Che verrebbe reintegrato dei 300 milioni di tagli operati quest’anno e vedrebbe crescere nel tempo fino al 50% le quote assegnate in base a criteri basati sui risultati. In fase iniziale si fa però affidamento sui soldi recuperati per garantire la realizzazione di un Programma nazionale per il merito e il diritto allo studio della consistenza di 500 milioni di euro. Sul piano delle uscite, secco “no” all’erogazione di finanziamenti pubblici per le università telematiche, mentre per favorire le entrate si prevede la revisione del sistema fiscale, l’incentivo all’utilizzo delle risorse europee e  un nuovo regime giuridico di favore per i contributi privati. Nel frattempo ridisegno delle competenze dell’Anvur e riforma della legge Gelmini sulla amministrazione degli atenei e sul reclutamento dei docenti. Il valore legale del titolo di studio viene confermato, ma c’è la proposta di “eliminarne l’uso distorto ove esso opera, ovvero nella PA”.

Le idee per riaprire le porte dell’università ai giovani sono: rimozione dei vincoli di turn-over, massima rigidità e vigilanza sulle attività gratuite nelle università, fine del dottorato di ricerca senza borsa. Le figure d’ingresso vengono semplificate, con due tipologie di post-doc: il contratto unico di ricerca, con garanzie assistenziali e previdenziali e i professori junior in tenure track, che hanno la prospettiva dell’assunzione a tempo indeterminato entro un ragionevole periodo di tempo se mantiene la qualità del suo impegno. 

Popolo delle libertà – Silvio Berlusconi

Due le proposte in nome della concorrenza tra pubblico e privato: da una parte il buono (o credito di imposta) per scuola e università in nome della libertà di scelta educativa delle famiglie; dall’altra una più generale apertura “al mercato dei settori chiusi caratterizzati da monopoli o oligopoli statali: scuola e università, poste, energia e servizi pubblici locali.” C’è spazio per tre flash in materia di fiscalità: raddoppio della detassazione per gli utili d’impresa reinvestiti in ricerca; finanziamento del credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo in particolare per le piccole e medie imprese; esenzione fiscale totale sulle borse di studio sia per il beneficiario che per il finanziatore. Viene proposto l’inizio del percorso educativo scolastico a 5 anni e sostenuta “l’autonomia delle scuole nella scelta degli insegnanti, negli organici e nella gestione efficiente dell’offerta scolastica e formativa”. I percorsi di formazione professionale, sul modello delle scuole tecniche tedesche, vanno incentivati con l’obiettivo di favorire il rapporto scuola-impresa. Pochi particolari sulla valutazione che diventa elemento per favorire la meritocrazia a livello di istituti scolastici, docenti e nelle università dove, in particolare, la distribuzione del fondo di funzionamento ordinario verrebbe agganciata a parametri strutturati di qualità. Si afferma la necessità di razionalizzare la distribuzione territoriale di sedi e insegnamenti universitari. Infine all’avvio e allo sviluppo dell’agenda digitale nella scuola rispondono sul piano universitario i prestiti d’onore assieme alla valorizzazione e allo sviluppo dell’inglese come lingua d’insegnamento nei corsi di laurea. 

Rivoluzione civile – Antonio Ingroia

Recupero dei tagli operati dagli ultimi due governi alla scuola ed eliminazione dei finanziamenti pubblici alle scuole private: sono i punti di partenza del programma. Con il ritiro delle riforme Gelmini e del blocco degli organici contenuto nelle ultime leggi finanziarie si conta di stabilizzare personale docente e amministrativo. La scolarizzazione sale fino al diciottesimo anno di età e viene proposto di riportare subito il Fondo nazionale per il diritto allo studio ai livelli precedenti il 2008, savo incrementarlo in modo progressivo nel corso della legislatura. 

In tema di università vengono individuati nella precarizzazione e nell’Anvur, i grimaldelli per disciplinare e subordinare la ricerca a criteri di mercato. Partendo dall’idea che l'Italia abbia bisogno di buone università, non di poche università "eccellenti", viene definita la necessità di un piano pluriennale di investimenti, che adegui il Fondo di funzionamento ordinario alla media Ocse e lo ripartisca equamente, senza applicazione di alcun meccanismi premiale. Le altre proposte: difesa del valore legale del titolo di studio; istituzione di un ruolo unico della docenza; sblocco del turn-over e piano straordinario per il reclutamento; elevamento del fondo per il diritto allo studio, per coprire tutti gli aventi diritto; abolizione del prestito d’onore; radicale riforma degli organismi di autogoverno universitario, escludendo qualsiasi presenza di privati; scatta il blocco immediato dei finanziamenti alle università private. 

Scelta Civica – Mario Monti

Per scuole e università le misure di investimento in istruzione passano dalla preventiva riduzione del debito pubblico e dall’eliminazione di spese inutili. Per la destinazione delle risorse acquistano centralità i sistemi di valutazione nelle scuole (Invalsi e Indire), rafforzati, mentre verrebbero affinate, sul versante universitario, censimento e valutazione sistematica dei prodotti di ricerca. Piano di investimenti in capitale umano per risolvere la questione del precariato, senza ledere i diritti acquisiti (ma escludendo comunque la riapertura delle graduatorie ad esaurimento). L’incentivazione di dirigenti scolastici e insegnanti è legata al conseguimento di risultati. La riduzione dell’abbandono scolastico passa per il potenziamento del sistema di istruzione tecnica e professionale e per investimenti  diretti a limitare le differenze di risultati scolastici e a innalzare il livello qualitativo dell’insegnamento offerto dalle singole scuole. Fanno breccia ipotesi di esclusione dal patto di stabilità per le spese di ristrutturazione e manutenzione ordinaria delle scuole; prevista in materia di edilizia scolastica anche la creazione di un fondo ad hoc dove far confluire beni inutilizzati del demanio, beni confiscati, risorse statali ed europee, così come di privati. Per la didattica nelle università monitoraggio sistematico della coerenza degli esiti occupazionali a sei mesi e a tre anni dalla laurea; per la ricerca incentivazione degli investimenti del settore privato, con agevolazioni fiscali e miglioramento del dialogo imprese/università. Sul piano delle risorse pubbliche è necessario raggiungere il pieno utilizzo dei fondi comunitari della programmazione 2014-2020. 

Fin qui l’agenda Monti, ma le agende Crescita e Scuola che ne costituiscono degli approfondimenti tematici forniscono i numeri: si parla di incrementare la spesa per l’educazione di circa 8 miliardi di euro durante l’arco della legislatura con un percorso ambizioso: 580 milioni nel 2013, 1,28 miliardi nel 2014, 1,82 miliardi nel 2015, 2 miliardi nel 2016 e 2,25 miliardi nel 2017. Un’inversione del trend di diminuzione della spesa per l’educazione (scuola, formazione, università e ricerca) che basa su stime del Fondo monetario internazionale la previsione di “far crescere gli investimenti in educazione a un ritmo pari a quello della crescita del PIL”.

Dopo gli scontri sull’art.18 singolare è la convergenza tra Scelta civica e CGIL sul piano straordinario per l’occupazione dei giovani: ha il copyright europeo e si chiama Youth Guarantee. A ciascun giovane verrebbe offerto un servizio efficiente di orientamento scolastico e professionale, ed entro quattro mesi una opportunità di lavoro, apprendistato, o formazione mirata rispetto alle esigenze del mercato.

Carlo Calore

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