SOCIETÀ

Italia 2020: la sobrietà per uscire dalla crisi

 "L’Italia si vede e si ama meglio da lontano". Lo ha detto l’astronauta Luca Parmitano, guardando il nostro pianeta dalla stazione spaziale. Lo ha ribadito, pur con i piedi ben piantati per terra, l’economista Marco Magnani, ricercatore senior alla Kennedy School of Government dell’Università di Harvard, parlando agli studenti del dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’ateneo di Padova.

Magnani, parmense, quarantenne, già banchiere d’affari per JP Morgan a New York e per Mediobanca a Milano, ad Harvard dirige il progetto di ricerca “Italy 2030” che ha come obiettivo lo studio delle prospettive di sviluppo dell’Italia e le riforme necessarie per ridare slancio alla crescita economica della penisola nel lungo periodo. Da questo progetto è nato il libro, presentato a Padova, “Sette anni di vacche sobrie” con sottotitolo “Come sarà l’Italia nel 2020? Sfide e opportunità di crescita per sopravvivere alla crisi”  (Utet, pp.206, euro 14). Un libro “ottimista, realista e costruttivo” - lo definisce Magnani - che mette in fila gli elementi che frenano la crescita del Paese, accompagnata da una lista di proposte concrete di riforma. "Un’opera - è stato detto nel corso della presentazione dell’autore - intrisa dell’amore di un italiano che vive all’estero per il suo Paese, ma anche del distacco e della lucidità che la lontananza permette".

Per guarire il “malato Italia”, Magnani non propone né trapianti, né terapie shock. Le sue medicine possono essere considerate una sorta di terza via: tra vacche grasse e magre Magnani sceglie, appunto, quelle che potrebbero diventare “sobrie” per l’Italia. Per abbandonare le “vacche magre” di oggi e arrivare alle “vacche sobrie” bisogna , però, iniziare la cura, con sei farmaci, farmaci che l’Italia ha già in casa, nel proprio Dna, e  che Magnani chiama anche “sfide”, opportunità,  per tappare le falle e mettere nella giusta direzione la “nave Italia” prima che si schianti contro un iceberg.

In un Paese che continua  a piangersi addosso,  ipercritico e sfiduciato, dove appena scavi un po’ emergono ladri, evasori, corrotti e corruttori, scandali a non finire, come si fa a raddrizzare la “nave”? "Bisogna riscoprire e valorizzare i nostri tradizionali sei punti di forza: mobilità sociale, spirito imprenditoriale, ricerca e innovazione, cultura, interculturalità e diversità , sviluppo locale".

Mobilità sociale: Magnani sostiene che le famiglie devono avere ben chiaro che la preparazione dei figli rende più dei Bot o degli investimenti immobiliari. Va reso obbligatorio l’asilo da 3 a 6 anni e in questo modo potrebbe essere sfruttato un “petrolio” di cui è ricco l’Italia: le donne, oggi costrette ad abbandonare il lavoro all’arrivo del primo figlio. In Norvegia, dove gli asili funzionano, lavora il 75% delle donne, da noi soltanto il 46%. Un altro suggerimento: i ragazzi e le ragazze attorno ai 16 anni devono andare all’estero almeno tre mesi nell’ambito di scambi con paesi europei. L’Europa, poi, deve rafforzare, investendo, il progetto Erasmus.

Spirito imprenditoriale: non bisogna più mortificarlo con vincoli assurdi: dall’eccessivo carico fiscale alle barriere amministrative, dalla lentezza della giustizia civile alla percezione del fallimento come sconfitta.

Ricerca e innovazione: innovazione e ricerca sono legati. L’Italia riserva alla ricerca l’1,25% del Pil, la Germania il 2,84, la Finlandia il 3,78. Deve essere tuttavia una innovazione sostenibile, low cost, perché la vera opportunità di crescita è nei settori tradizionali, maturi, per non dire obsoleti. L’innovazione non è solo tecnologica ma riguarda il modo di produrre, la logistica, l’organizzazione, la governance, leggera e onesta. È nel momento di crisi che la ricerca merita la massima attenzione. Come è successo negli Usa fra il 2007 e il 2012 con investimenti saliti fino al 9,6% del Pil.

Cultura: è il nostro shale gas; occorre coltivare il “giacimento petrolifero” rappresentato da arte, ambiente e cultura. Non basta valorizzare il turismo ma bisogna inventare nuovi mestieri e sperimentare nuove tecnologie. Una cultura di contenuto (libri, cinema, radio, tv) ma anche una cultura di manufatto (agriturismo, moda, mobili nati dal genio dei nostri artigiani, gusto).

Interculturalità e diversità: la nostra sta diventando una società interculturale ; bisogna quindi coglierne le opportunità . Il 12%  del Pil italiano è prodotto da stranieri. Dobbiamo essere in grado di attrarre cervelli e non solo badanti e muratori.

Sviluppo locale: è fondamentale rinforzare le nostre economie distrettuali, quelle che gli americani chiamano “cluster”. Economie a grappolo, che sanno fare gruppo, unendo pubblico e privato. Ad esempio potrebbero operare uniti sullo stesso territorio università, che così uscirebbero dal loro isolamento non sempre splendido, amministrazioni e industrie.

Una serie di suggerimenti, quelli contenuti nel libro di Marco Magnani, che puntano a spronare cittadini e istituzioni a ritrovare fiducia e a progettare il futuro. Così che le vacche possano diventare, se non grasse, almeno sobrie. 

Ma come si fa ad operare in un Paese dove rappresentanti delle istituzioni e dei partiti finiscono sempre più spesso dietro le sbarre delle patrie galere? Il fallimento delle leadership, al centro di scandali sempre più inquietanti, non deve essere motivo di frustrazione. "Bisogna credere nel futuro - ha detto Magnani - perché il futuro siete voi, ragazzi e ragazze. Dal basso si può fare tanto. Aggrappiamoci ai nostri leader locali, che possono essere i presidi, i nostri ricercatori, i nostri industriali onesti e quanti antepongono gli interessi della città ai propri o a quelli delle corporazioni. Investiamo nel capitale civico, nella fides pubblica. Facciamo trionfare il talento, sempre. E una raccomandazione su tutte: ragazzi, ragazze, non fatevi raccomandare. Mai".

Valentino Pesci

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