SOCIETÀ

Tangenti? Un Nobel propone di legalizzarle

"I politici dovrebbero essere pagati secondo la loro performance? E dovrebbero ricevere dei bonus se raggiungono certi obiettivi difficili, ad esempio per quanto riguarda la crescita?". Questa la provocatoria domanda da cui è partito, al Festival dell’Economia di Trento, il premio Nobel per l’Economia Daniel Mc Fadden, nelle stesse ore in cui decine di politici veneti venivano arrestati per corruzione e concussione in relazione alla costruzione del sistema di protezione di Venezia dalle alte maree, il MOSE. La coincidenza è interessante perché, in fondo, gli indagati di oggi accusati di corruzione e finanziamento illecito, potrebbero portare le tesi di McFadden per ribaltare completamente l’accusa. I presunti reati commessi – direbbe McFadden - potrebbero aver recato vantaggio alla collettività, invece di danneggiarla. Ciò che interessa all’economista di Berkeley è il risultato: proviamo a considerare i politici alla stregua di manager e diamo loro un bonus se raggiungono gli obiettivi.In quest’ottica si potrebbe sostenere che il MOSE è quasi completato o si potrebbe far valere che il cosiddetto “passante” di Mestre (la bretella di 32,3 chilometri che decongestiona la tangenziale cittadina) è stato costruito e inaugurato. Naturalmente, è difficile immaginare un tribunale italiano che accetti queste argomentazioni in chiave difensiva, ma le tesi di McFadden meritano di essere illustrate più ampiamente, se non altro perché i “normali” metodi di lotta alla corruzione in Italia hanno dato scarsi risultati. In sostanza, McFadden ha detto che in Italia la crescita prevista per il prossimo anno è di poco più dell'1%. Ma se invece il Parlamento si ponesse obiettivo di raggiungere un 2% di crescita entro il 2015 senza aumentare il debito pubblico? Se ciò avvenisse, l'Italia avrebbe 13,5 miliardi di euro in più. E se anche questo costasse diversi milioni di gratifiche pagate ai politici, il saldo rimarrebbe comunque positivo. Scandaloso? "Sì - ha detto Mc Fadden - ma, in generale, un progetto del genere si ripagherebbe da solo, con una crescita dell'occupazione, delle tasse, e una diminuzione dei sussidi erogati. Quindi, l'uso di incentivi economici ai politici potrebbe anche funzionare. Il rapporto che si delineerebbe fra politici ed elettori sarebbe simile a quello esistente fra professionisti e loro clienti, per quanto il governo di un paese non possa essere identico a quello di una grande corporation". McFadden ha ricordato che il vantaggio principale della democrazia è quello di proteggere i cittadini dagli abusi di potere, ma questo non significa che gli incentivi economici non possano migliorare le performance dei politici. La risposta del premio Nobel sembra essere che il pubblico ha interesse a pagare nella maniera giusta i politici più capaci: un giusto incentivo economico mette il politico al riparo dalla tentazione della corruzione, o perlomeno dal perseguimento di interessi di parte. Un’idea che alla sala del Teatro Sociale di Trento, lunedì sera, dev’essere suonata straordinariamente ingenua.In realtà, i politici italiani sono, contemporaneamente, tra i meglio pagati del mondo e tra i più corrotti nelle democrazie: nell’indice di Transparency International siamo al 69° posto, preceduti dal Montenegro, dalla Giordania, dal Ghana, dalla Namibia, dalla Turchia e dal Ruanda. Tra i paesi dell’Unione Europea fa peggio di noi soltanto la Grecia, dove però ogni tanto qualche politico finisce effettivamente in cella, non agli arresti domiciliari, quanto meno nei romanzi di Petros Markaris.Per quanto riguarda McFadden, l’unico commento appropriato sembra essere questo: la maggior parte degli economisti sembra pensare che la storia e la cultura non contino nulla, a fronte di un modello econometrico. E’ come se alcuni secoli di storia del pensiero politico e intere biblioteche di scienza politica svanissero in fumo: si può prendere il Nobel senza avere mai letto Machiavelli, Hobbes o Locke. Anzi, senza aver mai letto un qualsiasi libro diverso dai manuali di Paul Samuelson, Robert Solow e Hal Varian.Fabrizio Tonello


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