UNIVERSITÀ E SCUOLA
"Dal letame nascono i fiori". E dai rifiuti?
Foto: Reuters
All’interno del palinsesto di Risvegli – la primavera scientifica in Orto botanico, domenica 29 aprile alle 17 in Teatro botanico si parlerà di rifiuti con Piero Martin, docente di fisica sperimentale dell’ateneo patavino, e Alessandra Viola, giornalista scientifica, autori di Trash – tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti (Codice edizioni). Il libro, finalista del Premio Galileo per la divulgazione scientifica, racconta storie di civiltà e di inciviltà, curiosità e dati su un’idea, quella dei rifiuti, che nei secoli ha assunto forme diverse, dai fumi industriali al sacchetto di plastica nell’oceano. Oggi però i rifiuti possono essere guardati con un occhio diverso: non rappresentano più solo un pericolo, ma anche un’opportunità. In questa intervista al Bo Magazine, Piero Martin ci spiega perché.
La primavera si risveglia e i prati fioriscono. Ma una margherita oggi deve farsi strada tra un cumulo di spazzatura?
Questa sua domanda mi suggerisce un inizio un po’ inusuale della nostra conversazione: un verso della bellissima canzone Via del Campo, di Fabrizio De André: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Parole semplici e ricchissime allo stesso tempo, che vorrei usare per affrontare la questione rifiuti da un punto di vista positivo. I rifiuti, oltre ad essere un grande problema per il nostro pianeta, possono essere anche una grande opportunità.
È vero infatti, come lei dice, che oggi la natura è insidiata dai rifiuti che noi produciamo, tanto che ne troviamo anche nei posti che immagineremmo come più incontaminati, come le montagne o gli oceani. E quindi sì, anche i fiori e le piante devono farsi strada tra la spazzatura, cosa che può avere purtroppo conseguenze drammatiche sulla nostra salute, se quei vegetali sono destinati a diventare alimenti per l’uomo – purtroppo son storie di cronaca.
Ma è anche vero che i rifiuti – e non solo il letame, ma quasi tutto ciò che buttiamo – possono diventare una grande risorsa. Riutilizzo e riciclo sono elementi chiave per affrancarci da quella cultura dello scarto che sempre più permea i nostri stili di vita, purtroppo non solo per ciò che riguarda la questione dei rifiuti.
La natura oltre che crescita rigogliosa è anche biodegradazione degli scarti. Possiamo imparare dalla natura come si smaltiscono i rifiuti?
Forse nel caso della natura non parlerei nemmeno di rifiuti, bensì di un ciclo chiuso – un processo circolare – nel quale ogni elemento trova sempre una nuova vita. Penso a un seme, che diventa albero, e poi frutti. E i frutti alimento per gli animali. E quel che non serve diventa deiezione che concima la terra dove vive l’albero e ambiente fertile per far germogliare un nuovo seme e quindi far crescere un nuovo albero.
Il punto è come si inserisce l’umanità in questo delicato equilibrio? Deve essere un inserimento dinamico e quindi rispettoso della natura e allo stesso tempo attento a produrre condizioni di vita sempre migliori. Con dinamico intendo un inserimento che evolve nel tempo: non vorrei cioè che sembri che stia teorizzando un ritorno a un fantomatico passato felice e primitivo, una sorta di decrescita che dubito sia felice. La nostra società è evoluta, abbiamo per fortuna migliorato le condizioni di vita e di salute in molte parti del mondo – anche se c’è ancora molto da fare. Questo, inevitabilmente, ha aumentato la nostra interazione con la natura e la nostra “impronta ecologica” sul pianeta, che include anche la produzione di rifiuti. Il problema è che ora abbiam perso il controllo, e soprattutto non abbiamo più quel discernimento che consente uno sviluppo sostenibile. Gran parte dei rifiuti che produciamo sono il risultato di una cultura “usa e getta” e potrebbero essere evitati. A partire dal cibo, il cui spreco oltre ad essere scandaloso, pensando a quante persone non ne hanno abbastanza per vivere, è anche uno dei simboli della nostra interazione distorta con la natura, che quel cibo in gran parte ci fornisce. Si pensi che un terzo del cibo prodotto per il consumo umano – un miliardo e 300 milioni di tonnellate l’anno – viene perso o sprecato lungo la filiera tra il produttore e il consumatore.
Si può usare la natura per fare buona economia?
Le risorse naturali sono da sempre alla base dell'economia. In un'economia lineare, le usiamo per produrre merci, che poi consumiamo e buttiamo. Il nostro modello economico attualmente funziona così. Quella verso cui tendiamo in misura crescente però, e non è solo questione di moda ma di effettiva necessità, è un'economia circolare in cui le risorse vengono utilizzate per produrre merci, che poi usiamo, riutilizziamo e ricicliamo per poter ricavare nuove materie prime (che a questo punto si chiameranno materie prime seconde) per una nuova produzione. In Italia e in molti paesi del mondo stiamo attualmente vedendo gli albori di questo nuovo modello economico, almeno in alcuni settori di nicchia. Per esempio c'è un'azienda catanese che usa il pastazzo delle arance, ovvero il residuo della lavorazione che occorre per produrre succhi e altri prodotti, per ottenere un filamento che una volta tessuto ha consistenza simile alla seta. È un buon esempio di come si può evitare che qualcosa che non serve più per un determinato scopo - in questo caso ottenere succo di arancia - si trasformi in un rifiuto. Questo passaggio è molto importante: i rifiuti sono preziose materie prime e attendono solo che scopriamo quali nuovi prodotti possiamo trarne. A volte il limite sta solo nella nostra fantasia. C'è un'azienda in Toscana che trasforma le vinacce dell'uva in una pelle completamente vegetale, un'azienda di Trento che ricicla le reti da pesca e ne ricava nylon, una delle materie plastiche più richieste dal mercato, un'altra che ricicla la grafite delle batterie per produrre matite che scrivono e che non hanno bisogno di essere temperate, durano praticamente per sempre. E poi oggi si riciclano i copertoni delle automobili e dei camion per farne pavimenti per impianti sportivi sintetici e materiali antiurto. Si riciclano naturalmente la carta, il vetro e la plastica, ma anche i pannolini e il cibo sprecato. Guardare i rifiuti con occhio differente è un utile esercizio che possiamo fare anche in casa, nel nostro piccolo, e una volta iniziato non c'è limite alla creatività.
Come dobbiamo porci dunque nei confronti dei rifiuti per fare al contempo del bene a noi e all’ambiente?
I rifiuti possono essere una grande risorsa, ma dobbiamo utilizzarli in modo corretto. In primo luogo riducendone la quantità. Solo il fatto di produrne meno è un guadagno per la società: sono soldi che si risparmiano nello smaltimento, nel rimediare ai danni che producono alla salute e all’ambiente, nell’alleviare le divisioni tra nord e sud del mondo e le tensioni che ne derivano, dato che spesso facciamo smaltire alle società povere i rifiuti prodotti da quelle ricche. Pensiamo poi alle conseguenze positive che potrebbe avere la riduzione di uno “scarto” come la CO2 grazie a un uso più accorto dell’energia e allo sviluppo di fonti di produzione di elettricità a basse emissioni di CO2.
E poi occorre riutilizzare e riciclare. Solo per fare un esempio pensiamo alla plastica: è un materiale nobile, con molti pregi, è in gran parte riciclabile e per produrla utilizziamo risorse naturali preziose come il petrolio. La plastica merita molto più dell’usa e getta e del successivo utilizzo come combustibile. Insomma, sui rifiuti c’è bisogno di una nuova consapevolezza. Occorre…”risvegliarsi”!
Francesco Suman