CULTURA

Ad aprile la settimana dedicata a Gramsci (1891-1937)

Potrebbe essere una buona idea fare un salto a Ghilarza tra pochi giorni, è un paesino sardo (oggi di circa 4.500 abitanti) e merita un pellegrinaggio laico, da qualche anno vi è soprattutto una casa museo da visitare. Certo, non solo da Padova ma da tutto il continente peninsulare, la Sardegna non è proprio dietro l’angolo, c’è di mezzo pure il mare (Tirreno), se si vuole e si può meglio organizzarsi per tempo. Siamo in provincia di Oristano, 88 comuni e circa 165.000 abitanti complessivi nella parte centro-occidentale (la Sardegna è costituzionalmente una delle cinque regioni a Statuto speciale, dal 2001 ha otto province, Oristano lo era già prima), più o meno a metà strada fra le due aree metropolitane più grandi dell’isola, Cagliari e Sassari. La ragione è Gramsci.  

Antonio Sebastiano Francesco Nino Gramsci era nato il 22 gennaio 1891 ad Ales, sempre in provincia di Oristano, si trasferì pochi mesi dopo a Sorgono (più a est, in provincia di Nuoro) , ma poi risiedette a Ghilarza (circa 75 chilometri a nord di Ales) per la maggior parte del tempo della sua vita, formalmente dal 1898 al 1914, successivamente in tante case e sistemazioni varie in molteplici città d’Italia e d’Europa, oltre che al confino (44 giorni) e nelle celle delle carceri fasciste (per oltre dieci anni). Il padre Francesco era stato accusato di peculato e condannato nel 1898, la madre Giuseppina Marcias coi sette figli tornò a vivere nella natia Ghilarza, ospite della sorellastra Grazia Delogu. Nell’ottobre 1898 iniziò lì a frequentare la scuola elementare, in una classe di 49 alunni (prima non aveva potuto a causa della malformazione alla schiena e delle condizioni di salute, era piccolo e ingobbito, aveva il morbo di Pott, non riconosciuto né allora riconoscibile, lo stesso di Leopardi).

La casa museo di Gramsci si trova nel centro storico della piccola Ghilarza, una modesta antica abitazione tipicamente in basalto. Il piano terra è composto da un ingresso, tre ambienti e un cortile. In cucina il soffitto è quello tipico delle antiche case sarde, a cannitzada (come nella “sua” camera da letto), il pozzo per l’acqua è nascosto dietro uno sportello a due ante. Una scala conduce dall'ingresso al piano superiore, con le stanze per il riposo e le notti della famiglia. Oggi la casa è fondamentalmente un lindo centro di documentazione e ricerca gestito da una Fondazione Onlus, ha un prezioso percorso didattico museale costituito da immagini, fotografie, effetti personali, documenti biografici e culturali. Il museo è articolato nelle sei sale, tre per piano, più giardino e saletta. La casa è oggi anche una biblioteca e uno spazio espositivo per mostre temporanee. Nel 2016 è stata dichiarata monumento nazionale.

Gramsci a metà 1903 conseguì la licenza elementare, ottenendo il massimo dei voti in tutte le materie. Le condizioni economiche della famiglia non gli consentirono di proseguire gli studi (né, allora, c’era l’obbligo scolastico); andò a lavorare a dodici anni. Trovò impiego presso l’Agenzia delle imposte dirette e del catasto di Ghilarza, dove aveva lavorato occasionalmente anche negli anni precedenti.   Il 31 gennaio 1904 il padre uscì finalmente dal carcere, Gramsci studiava privatamente e a ottobre 1905 iniziò a frequentare la terza ginnasiale all’istituto di Santu Lussurgiu, alloggiando dal lunedì al sabato in una casa nei pressi della scuola. Lì frequentò anche quarta e quinta, nel luglio 1908 sostenne gli esami per l’ammissione al liceo da privatista presso il Regio ginnasio di Oristano, fu rimandato in francese e ottenne la licenza a settembre. Il 30 ottobre si iscrisse al liceo classico di Cagliari.  In sostanza a Ghilarza visse continuativamente 7 anni, poi iniziò a peregrinare da studente, prima fino al 1911 per sei anni nella sua regione, poi per almeno altrettanti anni a Torino, dove si radicò da giornalista e politico.

Nel capoluogo sardo visse in camere ammobiliate col fratello Gennaro, contabile in una fabbrica di ghiaccio, cassiere della locale Camera del lavoro e membro della Commissione esecutiva della sezione del Psi. Nel 1910 Gramsci pubblicò sul quotidiano L’Unione sarda, diretto dal suo professore di Lettere Raffaele (“Raffa”) Garzia, il primo articolo, A proposito d’una rivoluzione, una corrispondenza da Aidomaggiore, piccolo centro vicino a Ghilarza. Ventenne, a luglio 1911, conseguito il diploma con una media superiore a otto, inviò al Regio Collegio Carlo Alberto di Torino la documentazione per poter concorrere a una delle borse di studio di 70 lire mensili, per dieci mesi all’anno, destinate agli studenti disagiati delle vecchie province del Regno di Sardegna. Trascorse alcune settimane a Oristano, presso lo zio Serafino Delogu come ripetitore del figlio Delio, e verso la fine dell’estate partì per Torino, con una breve sosta a Pisa, ospite di altri zii Delogu, cugini della madre.

Il 18 ottobre 1911, con la prova scritta di italiano, iniziarono gli esami per la borsa di studio, a cui partecipava anche Palmiro Togliatti. Dal 21 al 27 affrontò storia, latino, greco, filosofia e gli orali. Si classificò nono nel raggruppamento dei concorrenti provenienti dai licei e ottenne la borsa di studio. Il 16 novembre si immatricolò alla Facoltà di Lettere di Torino, con indirizzo di Filologia moderna. Prese una stanza in corso Firenze 57, sul Lungo Dora, dove si sistemò al freddo per un anno. Alla fine dell’anno accademico 1911-12 trascorse le vacanze estive presso la famiglia a Ghilarza, ma in sostanza stava definitivamente cambiando vita e interessi, la realtà operaia di Torino svolse una funzione essenziale nella sua evoluzione sociale e culturale. Mantenne con la famiglia contatti intensi e affettuosi, tornò ogni tanto a casa sua dai suoi, ma ben presto, almeno dal 1914 in avanti, la sua residenza ufficiale non fu più quella. Fu arrestato nel novembre 1926, da deputato in carica. Prima di allora era stato a Ghilarza solo pochi giorni, a fine 1920 e a fine 1924, quando aveva ormai una moglie e un figlio.

Gramsci morì il 27 aprile 1937, nei dieci anni di prigionia aveva scritto senza pubblicità Lettere dal carcere e Quaderni del carcere, corrispondenze e scartafacci (sotto un certo controllo penitenziario) che, quando furono resi disponibili per i lettori, dopo il regime fascista e la guerra, lo hanno reso uno degli italiani più noti e influenti a mondo. Dal 1957, proprio intorno al 27 aprile, si svolgono ogni decennio manifestazioni di riflessione e scambio sulla sua vita e sul suo pensiero da parte di studiosi di tutto il mondo, riuniti in sedi accademiche e istituzionali di grande città non solo italiane. È l’anniversario della morte quello che si celebra con maggiore universale vigore (ad Ales ovviamente qualcosa da decenni si fa a gennaio e altro il resto dell’anno). Da qualche tempo, non ogni decennio ma ogni anno, dalla Casa Gramsci di Ghilarza viene organizzata una vera e propria settimana gramsciana a fine aprile, quest’anno (dopo le restrizioni per la pandemia) dal 24 al 30 aprile 2022.

La Fondazione Casa Museo Antonio Gramsci di Ghilarza  è una fondazione di partecipazione senza scopi di lucro, nata il 14 dicembre 2016 per iniziativa di quattro soci fondatori: la Fondazione Enrico Berlinguer onlus di Cagliari, proprietaria della struttura, la Famiglia Gramsci Paulesu, cioè i discendenti in linea diretta di Antonio Gramsci e della sorella Teresina Gramsci Paulesu, proprietari della Raccolta di oggetti appartenuti a Gramsci, la Fondazione Gramsci nazionale di Roma e il Comune di Ghilarza. Tutte le cariche associative sono svolte a titolo gratuito, l’intera storia decennale della Casa Museo è una storia di straordinari volontari, donne e uomini orgogliosi del proprio concittadino. La missione principale è la promozione, la valorizzazione, lo sviluppo e la pubblica fruizione.

Innumerevoli sono state le iniziative via via promosse (anche editoriali, anche formative con la Summer School), utilizzando e divulgando i risultati degli studi nazionali e internazionali, di tutti i settori sociali e culturali riferiti alla vita, al pensiero, al metodo di lavoro di Gramsci e al suo impatto con la realtà contemporanea, sia in forma diretta che in collaborazione con il sistema scolastico e universitario, con enti, istituzioni e organizzazioni pubbliche o private. Vale la pena, dunque, fare un salto a Ghilarza. Fra l’altro la Casa Museo organizza itinerari guidati nei luoghi gramsciani di paese e dintorni, più volte ricordati e citati nelle lettere. Le varie tappe, attraverso tre tipologie di itinerario (due urbani e uno extraurbano), vengono introdotte dalla lettura dei brani e poi illustrate nei loro aspetti storici, artistici e culturali, verificando così il noto forte legame di Gramsci con i luoghi di origine.

Cuore del programma della settimana gramsciana dell’aprile 2022 è l’attesa mostra sul confino di Gramsci a Ustica, presentata a Torino per la prima volta, poi esposta in varie città italiane, programmata a Ghilarza nel 2020 e ora (dopo l’emergenziale fase della pandemia) finalmente giunta dal 25 all’interno della Casa Museo. La mostra è stata predisposta dal Centro studi e documentazione isola di Ustica, curata da Vito Ailara e Massimo Caserta, intitolata: Il confino politico a Ustica nel 1926-1927, "Immotus nec iners" e sarà anche l’occasione per una riflessione aggiornata sulle isole carcere e confino durante il periodo fascista. Con vari regolamenti e commistioni furono isole carcere durante il regime fascista, “terre senza calore e senza sorriso”, con maggiori garanzie di sicurezza: Favignana, Lampedusa, Pantelleria e Ustica (già punti strategici per gli antichi Romani, sedi di colonie di coatti, ottime per la produzione di vini), Lipari (dall’inizio del 1927 la principale, fin dall’età romana anche un luogo di relegazione e di esilio), Ponza, Ventotene, Asinara, San Nicola, San Domino, Pianosa e Capraia, forse altre (e comunque in altre vi erano istituti penitenziari funzionanti e vi furono inviati prima confinati poi incarcerati).

La particolarità del regime dei confinati duraturi nella condizione insulare fu la grave asprezza (certo non incarcerati in un edificio 24h24, ma altro che “villeggiatura”!) connessa anche alla totale incertezza nell’arrivo e nella partenza di esseri e oggetti, ai persistenti più forti condizionamenti per libri e corrispondenza (molto patiti da Antonio Gramsci nelle sue sei settimane), a frequenti incensibili angherie e alla inevitabile promiscuità, all’accentuata arbitrarietà nella gestione di orari sociali e spazi comuni, agli obblighi detentivi come il presentarsi all’appello più volte al giorno, all’evidente maggiore difficoltà di vita sociale e autonomia pratica. Nel 1926, quando Antonio Gramsci vi arriva, Ustica era già un carcere da tempo, talora detto Colonia penale, forse impropriamente. Ustica presenta tracce di remoti insediamenti neolitici, fenici greci cartaginesi romani, sempre di non semplice approdo, sempre di complicata stanzialità umana, sempre su rotte pure di navigatori armati e di corsari di ogni epoca.

Dopo vari intervalli di “disabitazione” (alcuni secoli a cavallo del primo millennio e altri successivamente), dopo una transitoria presenza benedettina (XII° secolo), dopo alcuni impattanti “usi” antropici (legna, soda), la scientifica colonizzazione borbonica di Ustica nella seconda metà del Settecento la rese vissuta da un migliaio di residenti civili (provenienti da Palermo, Trapani, Lipari), da circa duecento soldati con una difesa organizzata in torri di guardia, da altri utili mestieranti o funzionari pubblici e, frequentemente, da prigionieri incriminati e oppositori. Rimase isola (anche) carcere con i Savoia e dopo l’unità, ancora nelle settimane gramsciane sull’isola esisteva il piccolo vero e proprio carcere dove i confinati venivano reclusi quando arrivava il mandato di arresto in vista del processo altrove (a Gramsci non capitò, probabilmente perché fra ordine e ripartenza trascorse poco tempo). In quei due secoli crebbe, comunque, l’organizzata presenza umana sull’isola, impattante sulla flora e sulla fauna, nel bene e nel male. Gramsci vi rimase dal 7 dicembre 1926 al 20 gennaio 1927.

Il programma della settimana contiene molti altri eventi, spettacoli e presentazione di libri. Si va dalla manifestazione culturale di domenica 24 presso il Santuario campestre di San Serafino alla deposizione di un omaggio floreale mercoledì 27 sulla tomba della madre di Gramsci. Due le conferenze e due le presentazioni di libri, ogni volta con una pluralità di interlocutori: sulle donne di casa Gramsci di Elena Lattanzi, su Gramsci e la giustizia italiana di Leonardo Pompeo D’Alessandro, su Gramsci e la musica di Maria Luisa Righi (è appena uscito Concerti e sconcerti, cronache musicali 1915-1919, Mimesis), su Gramsci globale, guida pratica alle interpretazioni di Michele Filippini (il volume uscì nel 2011, Odoya).

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