CULTURA

Atelier d'artista: Leda Guerra

L'universo artistico di Leda Guerra non ha peso, è una carezza, una piuma, un battito d'ali, un soffio di vento. Lo dice lei stessa, cercando una parola capace di fare sintesi del suo universo creativo: leggerezza. Protagonista del ventinovesimo episodio della serie dedicata agli atelier d'artista, ci accoglie nel suo studio ricavato all'interno di una casa singola con giardino, in zona Arcella a Padova, un luogo di creazione e, al tempo stesso, piccolo palcoscenico per spettacoli organizzati dal marito Nino, "un cuoco eccellente - racconta - e un bravissimo intrattenitore".

Leda Guerra si muove con grazia nel suo atelier, descrivendo una relazione intima, quasi domestica, definendolo "una fortuna immensa, una casetta che ho voluto mantenere com'era, perché qui sembra di essere in campagna, in mezzo al verde". L'unico intervento di restauro riguarda il soffitto del laboratorio: "Avevo bisogno di luce e ho fatto costruire questo soffitto di vetrocemento", così, durante il giorno, lo studio non resta mai al buio. "Quando entro provo tenerezza, una sorta di commozione per quello che vedo e mi sembra impossibile aver fatto così tanto".

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Quando entro in studio provo tenerezza, una sorta di commozione per quello che vedo: mi sembra impossibile aver fatto così tanto Leda Guerra

"Con il passare degli anni ho sentito il desiderio di fare qualcosa per me". Dopo aver insegnato e lavorato in uno studio di design, Leda Guerra inizia a sentire il bisogno di "far uscire" le sue creazioni dalla carta realizzando "rilievi leggeri, fatti di luce e ombra, opere anche grandi ma mai incombenti, non troppo presenti nell'ambiente". Mai aggressive, mai prorompenti, mai urlate, le sue opere sembrano sussurrare appena.

A chi le chiede perché ha scelto la stoffa come materiale per i suoi lavori risponde: "Si tratta di una scelta legata proprio alle mie esperienze precedenti: nel periodo in cui lavoravo per lo studio che progettava mobili già avevo una mano felice e realizzavo rappresentazioni molto realistiche di oggetti nell'ambiente, accompagnandole con segni lievi per la parte prospettica e disegnando sulle pareti elementi in grafite. A un certo punto mi sono chiesta: questi elementi leggeri non potrebbero esistere veramente? Vorrei portarli fuori, come posso fare? Ho iniziato a pensare al tessuto, bianco su bianco, perché volevo far emergere solo l'ombra di piccoli rilievi: inizialmente volevo realizzare qualcosa di astratto, poi ho iniziato a pensare al ritmo dei rilievi di Fidia nel Partenone e ho provato a far rivivere quei movimenti nei tessuti attraverso un’evocazione smaterializzata, come in un sogno, in un pensiero, in un ricordo".

Ho pensato ai rilievi di Fidia e ho provato a far rivivere quei movimenti nei tessuti attraverso una evocazione smaterializzata, come in un sogno, in un pensiero, in un ricordo Leda Guerra

L'ampio atelier permette all'artista di lavorare su opere grandi: "Stendendo a terra le stoffe, sfrutto il cartone come guida per le pieghe, le punto e solo alla fine inizio a cucire a macchina". Per trasformare il tessuto e renderlo opera d'arte, "mi sono inventata una tecnica sartoriale - spiega -. Per realizzare il rilievo ho cucito a macchina le pieghe, così da lasciare il tessuto morbido e permettere di toccarlo, maneggiarlo". Una tecnica lunga e articolata grazie alla quale l'opera di stoffa si mantiene perfetta, risulta resistente e può essere lavata e trasportata. Oltre ai tessuti, utilizza altri materiali di recupero: lastre, reti e tubi in alluminio che creano un contrasto di concretezza in opere che sembrano "sospese".

"L'opera a cui mi sento maggiormente legata è questa ala di Icaro", si gira indicandola alle sue spalle. "Qui c'è sia il riutilizzo del materiale che ho trovato, un tubo di rame, sia l'uso della stoffa: trasparente, si adegua alla luce e all'ombra e rappresenta il volo. Icaro cade, è vero, ma la leggerezza del volo è parte di me, è quello che ho sempre voluto rappresentare". Le chiediamo, poi, di condividere con noi un progetto sognato e non ancora realizzato: Guerra pensa a un'opera di grandi dimensioni, da sistemare in una piazza, "realizzata con fili sottili di ferro e veli: un bosco di velo". 


Atelier d'artista

Una serie ideata e realizzata da Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Intervista di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore

Con la consulenza artistica di Giulia Granzotto


Tutti gli episodi della serie Atelier d'artista sono QUI

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