CULTURA

La legge Basaglia... al cinema

“L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi” diceva Marilyn Monroe. A volte però la pazzia diventa pericolosa, e per questo sono nati i manicomi, chiusi poi nel 1978 con la legge 180, ovvero la discussissima legge Basaglia che regolava anche il trattamento sanitario obbligatorio.

Sono passati 40 anni, eppure questo tema è rimasto attuale, tanto che il 14 giugno al cinema esce Due piccoli italiani, un film di Paolo Sassanelli che recita a fianco di Francesco Colella che racconta della fuga che porterà due amici un po’ “pazzerelli” dalla Puglia a Rotterdam, in una fuga rocambolesca che li scoprirà inaspettatamente felici. Sembrerebbe  un po’ il controcanto al maschile di La pazza gioia, di Paolo Virzì, ma aspettiamo di vederlo per intero.

Questo film è solo uno degli ultimi usciti, perché di malattia mentale e di manicomi si è parlato già in molti film, nostrani e non. Pochi dimenticano Jack Nicholson e la sua interpretazione magistrale in Qualcuno volò sul nido del cuculo, ma anche gli attori italiani si difendono bene: nel 2000 è uscito La seconda ombra di Silvano Agosti con Remo Girone. La pellicola racconta proprio la storia di Franco Basaglia, che, mascherato da fattorino, si introduce nel manicomio di Gorizia prima di andare a dirigerlo: in questo modo scopre il trattamento disumano riservato ai malati, tra camicie di forza e elettroshock, e comincia a maturare la convinzione che vada abbattuto il muro che è stato eretto tra i malati e la società civile. La particolarità di questo film è che buona parte del cast è formato da chi ha lavorato nei manicomi di Trieste e Gorizia, e che quindi si sono calati nel ruolo con meno fatica rispetto a chi si trovava a conoscere quella realtà per la prima volta. Il titolo si riferisce al metaforico nascondiglio di un malato, che mentre veniva torturato dai medici si rifugiava nella sua “seconda ombra”, che lo metteva al riparo dai colpi che gli venivano inferti.

Un malato di mente entra nel manicomio come ‘persona’ per diventare una ‘cosa’. Il malato, prima di tutto, è una ‘persona’ e come tale deve essere considerata e curata […] Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere person Franco Basaglia

Anche Ascanio Celestini, a partire dal suo libro omonimo La pecora nera, racconta in video del “manicomio elettrico” visto dagli occhi di un bambino, e interpreta anche il ruolo di Giorgio Tirabassi, un matto che diventa il grande amico del protagonista.

Le conseguenze più negative della legge Basaglia sono invece analizzate in Si può fare di Giulio Manfredonia, che per questa pellicola ha vinto il David di Donatello sezione giovani. Perché, di fatto, all’inizio i malati mentali si sono ritrovati di colpo senza uno spazio adeguato alle loro esigenze. La pellicola è ambientata in una cooperativa sociale che accoglie i malati usciti dai non più esistenti manicomi. Claudio Bisio interpreta Nello, un operatore illuminato che vorrebbe che gli ospiti della cooperativa lavorassero e non si sentissero quindi un semplice peso per la società. Il film parte dalle storie vere raccolte negli anni Ottanta, e Claudio Bisio ha dichiarato che per prepararsi  alla parte ha visto più volte Qualcuno volò sul nido del cuculo. È impossibile attribuire un genere a quest’opera, in bilico costante tra commedia e tragedia. Di fatto dà un quadro molto efficace della situazione piuttosto confusa in seguito alla chiusura dei manicomi, quando anche i metodi di cura erano tutti da definire.

Il tema è trattato anche nella miniserie del 2008, C’era una volta la città dei matti di Marco Turco.

La malattia mentale è ancora oggi, purtroppo, un tabù, e alcune patologie sanno suscitare nient’altro che sospetto, diffidenza, paura, anche se certi vissuti sono solo apparentemente distanti e lontani da quelli dei cosiddetti “normali” Francesco Guccini

La serie racconta la visione medica di Basaglia, e come La seconda ombra si focalizza sull’idea del muro che voleva separare i matti dai normali, e che secondo il protagonista andava abbattuto ad ogni costo. Quando si pensa alle problematiche legate alla legge 180, probabilmente non riusciamo a trarre una convinzione univoca sulla sua bontà di realizzazione. Ed è anche grazie a questa incertezza che sono nate queste pellicole: l’arte non può esistere senza contradditorio, senza un dibattito che la renda necessaria per rappresentare il mondo.

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