CULTURA

L'equazione di Maurizio De Giovanni

Alle volte anche i grandi scrittori “seriali” (tipicamente sono giallisti o noiristi) hanno voglia di scrivere “un pezzo unico”.

Per Maurizio De Giovanni, celeberrimo autore della serie del Commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone, solo per citare le più famose, questo è accaduto con L’equazione del cuore, uscito nel 2022 per Mondadori.

Si tratta di un romanzo in cui la vocazione alla trama e al colpo di scena caratteristica della letteratura di De Giovanni non viene meno, ma in cui l’autore si dedica in modo delicato e convincente a esplorare soprattutto i movimenti dell’animo.

Il protagonista è un burbero padre di famiglia, vedovo e professore di matematica in pensione, che vive solitario in un’isola del Golfo di Napoli, lontano dalla figlia che si è sposata e ha deciso, diversamente da lui, di restare ancorata alla società civile, lì dove brulica la vita e il futuro ancora si scrive. Lì dove, cioè, tanto più si vive tanto più si rischia di sbagliare e di compromettere la propria vita e quella degli altri. Ma al destino non si sfugge, nemmeno nascondendosi su di un’isola lontano dal mondo, così Massimo, il professore, viene raggiunto da una notizia ferale. La figlia e il genero sono infatti morti in un incidente stradale e il nipote “Petrini Francesco detto Checco di anni nove” – come a lui si rivolge nei pensieri il nonno – è all’ospedale in coma.

Per Massimo diventa necessario, nonostante lui fortissimamente non voglia dover tornare a essere attore della sua vita, prendere decisioni per altri, e soprattutto comprendere cosa sia davvero accaduto e come si muovano i sentimenti nel cuore che ancora pulsa del nipote, e di tutti gli altri (per esempio della tata Alba), compresi noi che leggiamo.

Gli torna a galla il pensiero ossessivo e doloroso da cui voleva a tutti i costi allontanarsi: quello della morte della moglie, e decide però che “si può pensare solo una volta che la vita è finita. Una volta. Non due”. Nella sua vita ritirata, Massimo si faceva bastare l’immensità dell’esistenza, “cercava e trovava senza sforzo i numeri e le grandezze nel cielo e nel mare e nei gabbiani e perfino nelle orate [e] non aveva più la preoccupazione di dover tradurre quei pensieri di armonia e di ordine universale in parole comprensibili per menti ottuse e ignoranti, poteva seguire le onde cicliche del mare e calcolarne le variabili col vento e con la luna, prevedendo la successiva alla luce della precedente”.

Eppure gli stessi numeri e le stesse onde sono quelli che mostra il display delle apparecchiature mediche cui è attaccato in fin di vita il nipote che il nonno, nel suo processo di allontanamento dal mondo e dalle emozioni, non ha mai voluto conoscere.

“Si potrebbe immaginare che un buono stato di salute sia da associare alla regolarità. Le funzioni organiche, il ritmo cardiaco, il respiro: tutto regolare. Ma non è così, sai. Il cuore, per esempio, ha una serie di movimenti determinati da un insieme di stimoli e di reazioni che, anche e soprattutto in un soggetto sano, in uno che sta bene, portano a una grande irregolarità. Si chiama caos deterministico, ed è una risonanza che regola l’universo, si trova anche nelle stelle, che si vedono per addensamenti e vuoti”.

E l’uomo si trova a non poter far altro che quello che faceva prima: aspettare, solo che stavolta attende un responso. E più che mai gli pare evidente qualcosa che la scienza già gli aveva insegnato e che ora si ripete nella testa, idealmente dialogando con il nipote: che l’idea di poter essere indipendentemente dagli altri è solo un’illusione. “Io vado a pescare perché mi immergo in molti sistemi complessi, in realtà” dice Massimo al nipote in coma. “Che invece di sottrarre, aggiungono fascino, bellezza. Te l’ho spiegato l’altra volta, ricordi? L’irregolarità, il caos è vita, l’ordine e il silenzio sono morte [...] Allora, ascoltami, perché questo è un principio importantissimo: il movimento di ogni elemento del sistema complesso è influenzato da quello dell’elemento più vicino. Insomma è come un’onda che si propaga, molecola per molecola. Il pesciolino che abbocca è quello esterno al banco, quello che non ha elementi vicini, forse, da seguire per allontanarsi dalla trappola”.

Ancora più precisamente a suggerire l’idea di questa storia a De Giovanni è stato l’incontro con un’equazione matematica che di tutto questo rende conto. È l’equazione di Dirac. “È già bellissimo che si dica trovare un’equazione, e non inventare. Trovare, per il semplice motivo che esiste già, che c’è: che vibra nelle cose, che regola l’universo. Capisci? […] La matematica, te l’ho detto, è come la musica”.

Ma cosa dice questa che De Giovanni chiama l’equazione del cuore? “L’equazione di Dirac, attraverso i simboli che la compongono, dice questo: se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma diventano un unico sistema. […] Se mi senti, capisci questo: due sistemi, come per esempio due persone, o due anime, o due mondi, se entrano in contatto, per sempre, finché esisteranno, risentiranno l’uno dell’altro”.

Si sfida chiunque a scommettere sul contrario.

Due sistemi, come per esempio due persone, o due anime, o due mondi, se entrano in contatto, per sempre, finché esisteranno, risentiranno l’uno dell’altro Maurizio De Giovanni

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