SCIENZA E RICERCA

Nel mondo le serre coprono sempre più terreno

Pomodori e meloni in inverno, cetrioli e frutti di bosco tutto l’anno: siamo talmente abituati a trovarli freschi al supermercato e dal fruttivendolo che non facciamo più caso alla perdita di stagionalità di alcuni prodotti agricoli. Il merito va alle serre e, per quanto riguarda gli esempi forniti qui sopra, alle serre che coprono dall’Andalucia, in Spagna, dove coprono larga parte delle terre coltivabili. Un fenomeno così intenso e diffuso che nella zone di El Ejido, a due passi da Almeria, si parla di "mar de plastico", mare di plastica, per descriverlo.

Una distesa talmente sterminata e continua che si vede dallo spazio, come certificano le immagini dell'Earth Observatory dell'Agenzia Spaziale americana (NASA).

La provincia di Almeria è una delle aree oggetto di uno studio sulla diffusione delle serre per la coltivazione recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Nature Food. Il gruppo di ricerca guidato dall'Università di Copenhagen (Danimarca) hanno utilizzato le immagini satellitari per monitorare il cambiamento della copertura del terreno tra gli anni Ottanta del Novecento e oggi in 119 paesi del mondo. Il risultato è stupefacente: nel 2019 gli ettari coperti da serre erano 1,3 milioni.

La maggior parte delle serre, oltre il 60%, si trova in Cina. Nella provincia di Weifang, nello Shandong centrale, nella parte orientale del paese. Weifang, assieme ad Almeria e Chapala, nel Messico centrale, sono stati utilizzati come punti di riferimento per un'analisi più dettagliata, che ha portato a vedere come il boom di serre in Cina sia iniziato dagli anni 2000.

Utilizzando le immagini messe a disposizione dall'Earch Observatory della NASA, è possibile confrontare visivamente la situazione di Weifang tra il 1987 e il 2024 (mentre i dati utilizzati nella ricerca si riferiscono al 2019).

Cina davanti, dietro tutti quanti

Nonostante oltre la metà della coperture a serra del mondo si trovino in Cina, il "mar de plastico" andaluso rappresenta comunque una parte del paese, la Spagna, che si trova in seconda posizione con il 5,6% della copertura mondiale, seguita dall'Italia (4,1%). Ma al di là delle classifiche, l'analisi pubblicata su Nature Food evidenzia come ci sia una netta discrepanza tra quanto sono diffuse le serre: le serre nel Sud del mondo coprono 2,7 volte la superficie che coprono nel Nord del mondo.

Nel paper, il team avanza l'ipotesi che la diffusione delle serre in Cina sia legato legato allo sviluppo socioeconomico del Paese. Su questo fronte, infatti, lo studio ha anche messo in evidenza che grandi gruppi di serre si trovano vicino alle aree metropolitane, come nel caso di Weifang, città la cui popolazione supera i 9 milioni.

Xiaoye Tong, prima autrice dello studio, ha dichiarato nella nota stampa che ha accompagnato la pubblicazione del paper che "il boom in Cina sembra essere strettamente legato alla forte performance economica degli ultimi dieci anni e all'aumento di una popolazione urbana con un potere d'acquisto che richiede pomodori, cetrioli e altri tipi di frutta e verdura fresca". Ma le comunità agricole da sole non sarebbero state in grado di sostenere da sole gli investimenti necessari per l'installazione delle serre. Per questo, il ruolo del sostegno statale sarebbe stato determinante.

Conseguenze ignote

Una conseguenza nota delle serre è rendere impermeabile il suolo, con un conseguente aumento del rischio idrogeologico nel caso di eventi atmosferici violenti. Commentando i risultati del paper, la coautrice Marianne Nylandsted Larsen, ha sottolineato che "sappiamo molto poco delle conseguenze ambientali e sociali della coltivazione in serra nel Sud del mondo. Ma sappiamo che questi possono includere lo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche, l’elevato consumo di energia, la contaminazione delle falde acquifere con pesticidi e fertilizzanti, il degrado del suolo e l’inquinamento plastico causato dalle serre che utilizzano pellicole e teli di plastica. Inoltre, le condizioni di lavoro agricolo sono state spesso criticate".

Il riferimento è alle alte temperature che si registrano in serra, specialmente durante il periodo estivo, unite a uno sfruttamento di manodopera migrante a basso, bassissimo costo. La stampa locale lo denuncia da diversi anni, sottolineando come le condizioni di lavoro siano disumane. Lo scorso anno la trasmissione en Portada della RTVE, la Radiotelevisione nazionale spagnola, ha realizzato un documentario che racconta la storia di alcuni lavoratori del "mar de plastico" dove si produce verdura e frutta per metà Europa per un giro di affari di oltre 3 miliardi di euro l'anno, ma a costo della libertà e della salute delle persone che ci lavorano.

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