Non c'è bambino che, almeno una volta nella vita, non abbia espresso il desiderio di diventare un esploratore. Il fascino che l'ignoto esercita sugli studiosi è ciò che dà l'avvio alla loro attività di ricerca, che si tratti di scoprire la cura per una malattia o di viaggiare in territori inesplorati, ciò che fa scattare la scintilla è sempre una domanda: cosa c'è dove nessuno ha pensato di guardare?
“ Da ragazzo sognavo sugli atlanti. Vi immaginavo viaggi e avventure… Questa è forse la ragione per cui da adulto ho deciso di visitare tutti i luoghi il cui nome aveva un tempo colpito la mia immaginazione Umberto Eco
La geografia è il punto di raccordo tra scienza e favola, perché quando si esplora ci si trova davanti a storie più interessanti delle favole stesse: il museo di geografia, che aprirà nella primavera del 2019 e che sarà il primo in Italia è stato presentato a Palazzo Wollemborg e non a caso si compone di tre sezioni: Esplora, Misura, Racconta, che sono tre azioni che permettono di raccogliere e analizzare i dati e di rendere conto della complessità del nostro mondo.
Il progetto ha tutte le caratteristiche per aspirare a una rilevanza internazionale e multimediale, in perfetta armonia con quella che è la Terza Missione dell'università: le visite annuali stimate sono almeno 5000, e sono stati ideati percorsi per le scuole di ogni ordine e grado, anche nel tentativo di supplire alle carenze degli attuali programmi scolastici. Il logo del museo è costituito dallo schema di un mappamondo in due emisferi, con i cerchi che possono cambiare colore a seconda delle occasioni. L'immagine d'insieme ricorda anche un binocolo, indispensabile per ogni esplorazione che si rispetti.
Nel museo saranno esposti globi e atlanti antichi, documenti, rocce, carte e plastici storici, strumenti di misura e tutto il materiale raccolto dal 2013 al 2015 a partire da dalla collezione che Giuseppe Dalla Vedova aveva cominciato a riunire perché, quando nel 1867 aveva iniziato la sua carriera universitaria, si era trovato privo di carte, globi e di tutti quei mezzi che gli avrebbero permesso di insegnare geografia con la stessa efficacia di quando la insegnava alle superiori.
Questi materiali di partenza, e quelli che portarono in ateneo i suoi successori, hanno permesso di comporre quella che nel 1996 è stata riconosciuta come "collezione" dal centro di Ateneo per i musei. Ora è giunto il momento di fare un passo più in là: si passa dalla collezione al museo, diretto da Mauro Varotto e curato da Giovanni Donadelli.
Le tre sale sono dedicate a tre geografi patavini: "Esplora" è intitolata al professor Giuseppe Morandini, che nel 1955 è partito per un'esplorazione della Terra del Fuoco; "Misura" è intitolata al professor Luigi de Marchi e conterrà, tra le altre cose, il Magic Planet al centro della sala, una sorta di mappamondo digitale il cui schermo riporta una serie di animazioni relative al clima e ai suoi cambiamenti, uno dei punti focali degli studi di De Marchi. Per finire, la sezione "Racconta" è intitolata al professor Dalla Vedova, e prevede un percorso multisensoriale tra tre oggetti raccontati da una voce narrante ed esaltati da luci e profumi: la riproduzione settecentesca della Mappa del Borgia (1797), il grande Plastico delle Alpi Svizzere di Charles Perron e le tavole didattiche di Paul Vidal De la Blache, tutti oggetti in grado di evocare l'emozione dell'aspirante esploratore che è in ognuno di noi.