CULTURA

Ricordando Mario Rigoni Stern

“Con la sua scrittura limpida e profonda, complessa ma mai complicata, egli ha definito i contorni, consolidato i significati, impreziosito il volto di un’identità locale che ha sempre concepito però come accessibile a tutti coloro che – pur vivendo nelle contraddizioni della contemporaneità – avessero uno sguardo limpido e un cuore puro”. Le parole perfette per descrivere l’anima di Mario Rigoni Stern le ha trovate Sergio Frigo in apertura alla guida ai luoghi dello scrittore di Asiago, e davvero non servirebbe aggiungere altro. Giornalista e presidente del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi, Frigo si occupa con passione dell’opera e della vicenda umana dell’autore de Il sergente nella neve, per tutelarne la preziosa eredità. “Forse nessuno scrittore è stato legato alla sua terra quanto Mario Rigoni Stern – scrive - Ma pur essendo diventato una vera e propria icona del suo Altopiano, o Altipiano, come lo chiamava lui in omaggio all’amato Emilio Lussu, egli ha saputo incarnare l’anima stessa di tutta la montagna, anzi di tutte le periferie, diventando uno degli interpreti più autorevoli e universali del rapporto fra uomo e natura, oltre che tra storia collettiva e memoria personale e di comunità”.

Nel 2018 si ricordano i dieci anni dalla scomparsa dello scrittore di Asiago (16 giugno 2008) e i venti dalla laurea honoris causa conferitagli dall’università di Padova (11 maggio 1998). Due anniversari che offrono l’occasione di tornare a riflettere sui temi a lui più cari: l’inutilità e l’orrore della guerra (partendo dalle macerie della prima guerra mondiale fino alla dolorosa esperienza personale come soldato nella campagna di Russia durante il secondo conflitto mondiale) e il prezioso rapporto tra uomo e natura. “Nella lectio magistralis, nell’Aula Magna all’università – spiega Frigo, intervistato da Il Bo Live - Mario ricordava i legami tra l’Altopiano e la città di Padova, e così diceva: Mi sento piccolo, oggi qui, e in questo momento penso anche a quando, dalla mia terra montanara che tanti legami aveva con Padova, i nostri avi scendevano per attingere sapere. A questa università, a loro, a tutti voi qui presenti, la mia riconoscenza è come venisse dal profondo della foresta”.

 

Frigo ha recentemente scritto e pubblicato una seconda guida, questa volta dedicata a I luoghi degli scrittori veneti (Mazzanti libri): “Se pensate a nomi come Ippolito Nievo, Emilio Salgari, Dino Buzzati, Andrea Zanzotto, Luigi Meneghello, Mario Rigoni Stern, Goffredo Parise comprenderete come non sia peregrino sostenere che il Pil letterario del Veneto è ancor più significativo della sua produzione economica, che pure negli ultimi decenni l’ha spinto ai vertici del Paese”. E su Rigoni Stern aggiunge: "Tutto il territorio altopianese è centrale nell'ispirazione dello scrittore. Non c'è monumento, non c'è contrada, non c'è bosco o sentiero che lui non abbia visto, percorso, descritto".

Per l'ateneo padovano, nel 2002, Rigoni Stern fu anche testimonial con uno scritto dedicato al "sapere della libertà".

Quando eravamo bambini e cambiava il tempo diventavamo molto vivaci e chiassosi; allora il nonno ci redarguiva dicendo – Basta! Non fate chiasso che all’Università di Padova devono studiare. Mario Rigoni Stern per università di Padova, il sapere della libertà, 2002
Quando mi capita di salire quelle scale sento un fremito: lì il Palinuro di Arturo Martini, lì la cattedra di Galileo, lì il teatro anatomico, le parole e i libri non inutili.

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