UNIVERSITÀ E SCUOLA

42. La risposta alla domanda fondamentale sull'istruzione gratuita?

"42” fu la risposta del computer alla "Domanda Fondamentale sulla Vita, sull'Universo e Tutto quanto", elaborata dopo un lavoro di sette milioni e mezzo di anni. “Ho controllato molto approfonditamente," disse il computer, "e questa è sicuramente la risposta. A essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente quale fosse la domanda" (Douglas Adams, Guida galattica per gli autostoppisti).

42” è anche il nome di una scuola di programmazione aperta quest’anno in California, sulla scorta del successo di un primo esperimento francese, l’École 42, inaugurata nel 2013 a Parigi. Con una forma a dir poco audace: nessun libro, nessuna lezione, nessun orario. Niente professori. E niente tasse, né contributi d’iscrizione.

La scuola californiana, che punta ad accogliere 10.000 frequentanti entro i prossimi cinque anni, nel proprio sito web si definisce “University”, probabilmente a sottolineare l’alto standard di preparazione dei propri “laureati”. I virgolettati sono d’obbligo, dato che non rientra nel quadro ufficiale della didattica universitaria e non rilascia titoli riconosciuti legalmente. E visti pure gli strabilianti requisiti richiesti per l’iscrizione: nessuno, se non l’età. Chiunque, fra i 18 e i 30 anni, può infatti fare domanda d’ammissione senza presentare alcun diploma superiore o alcun punteggio Sat (per gli Stati Uniti); non serve aver fatto alcun corso di programmazione né dimostrare di saper accendere un computer. Il 40% degli iscritti ai primi anni della sede francese non aveva nemmeno finito le scuole superiori. “Per iscriversi basta una carta d’identità falsa e molta determinazione” affermava all’apertura della scuola il suo fondatore, il miliardario francese Xavier Niel, alla guida del colosso di telecomunicazioni francese Iliad.

Nell’enorme aula aperta 24 ore su 24,  davanti a file interminabili di computer iMac siedono fianco a fianco un migliaio di studenti con facce e storie diverse: neo-diciottenni nerd, laureati appena usciti da Stanford, dottori di ricerca al Mit, ragazzini che avrebbero altrimenti mollato tutto per un lavoro sottopagato al Walmart. E che invece hanno superato quattro settimane durissime di selezione, durante le quali si sono immersi per oltre 100 ore settimanali in una “piscina” – così viene chiamata -  di codici, schermi, giornate e nottate, pizze, internet, discussioni e resistenza, tenacia, convinzione. Perché entrare alla 42 è più difficile che essere ammessi ad Harvard: nel primo anno di attivazione a tentare il test online sono stati circa in 70.000, ma sono riusciti a completarlo solo in 20.000. Di questi, 4.000 sono stati invitati alle quattro settimane di selezione a Parigi e fra di loro nemmeno un quarto si è poi potuto iscrivere: 890 è stato il numero dei selezionati, con una percentuale quindi del 4,5% di ammessi, se consideriamo i 20.000 selezionati online (1,3% invece se ampliamo ai 70.000 iniziali). Nello stesso anno Harvard ammetteva circa il 6% dei richiedenti.

Nessuno insegna agli studenti della 42 come affrontare i compiti assegnati, se non i compagni che siedono loro a fianco: è il peer-to peer learning, nuova frontiera dell’istruzione. E internet, tanto internet. Tutto ciò non appare poi così insensato, quando si consideri che l’obiettivo di 42  è quello di formare persone che sappiano entrare  nella testa dei computer, e anzi a costruirla quella testa, a plasmare un mondo - reale o virtuale che sia - ma comunque fatto di connessioni, informazioni, espressioni che sono il web e dal web partono per creare altro. Si lavora a gruppi, come nelle vere aziende. E non ci sono voti, se non due: la riuscita o il fallimento. Non si risolve un problema solo fino ad un certo punto, perché o si soddisfa una richiesta o si perde la partita. E di partite bisogna vincerne parecchie prima di concludere il ciclo degli studi, che dura dai tre ai cinque anni e che comprende uno o più tirocini in azienda.

Il tutto completamente gratis. Inoltre la university californiana, a differenza della école francese, mette sul piatto anche una residenza che accoglie parte degli studenti. Il campus, quasi 20.000 metri quadrati a Fremont, nella Silicon Valley californiana, è il frutto dell’investimento di 100 milioni di dollari. Un’iniziativa, quella dell’imprenditore francese Niel,  senza scopo di lucro: un investimento per la propria nazione, dichiarava nel 2013. Ma sicuramente negli Stati Uniti anche un’operazione di coraggioso (e molto molto costoso) marketing; dopo aver rivoluzionato la telefonia mobile francese nel 2012, Niel aveva fallito l'acquisizione di T-Mobile negli Stati Uniti nel 2015. Per tornare ora con questo progetto anti-convenzionale di formazione gratuita, che promette pure un futuro di lauti guadagni.

Soprattutto in America, dove l’educazione è causa frequente d’indebitamento, l’idea di un’istruzione gratuita che dia l’opportunità di guadagnarsi un lavoro ben retribuito e un posto di riguardo nella società, solletica la voglia di riscatto delle classi meno agiate e dei nuovi poveri, contribuendo all’idea della costruzione di una reale meritocrazia. In occasione della presentazione della scuola americana, David Marcus, vicepresidente dei prodotti di messaging di Facebook, riconosceva la carica innovativa di 42 affermandone l’alterità rispetto a un sistema scolastico che “globalmente non si è evoluto alla stessa velocità della tecnologia”. Ecco allora che questi progetti d’iniziativa privata tentano nel campo dell’istruzione proprio quello che Facebook realizzò nel campo della comunicazione. E se probabilmente l’esperimento non sarà estendibile ad ogni materia di studio, almeno in quello della programmazione si merita qualche like.

Chiara Mezzalira

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