CULTURA
A Parigi e altrove, prima e con le Olimpiadi, 150 anni di impressionismo
Claude Monet, Alba (marina), 1873-1874. Foto: Everett Collection/Contrasto
Cresce l’attesa nel mondo per i Giochi della XXXIII Olimpiade, che si terranno in Francia a Parigi da venerdì 26 luglio a domenica 11 agosto 2024, a cento anni esatti dalla precedente volta che la città ospitò la manifestazione sportiva. Attesa forse addirittura eccessiva, considerate purtroppo le due principali drammatiche guerre in cui siamo immersi (da oltre due anni e da quasi cinque mesi alle porte dell’Europa) e le decine di conflitti violenti fra gli Stati e interni agli Stati un po’ in tutti i continenti, più o meno contingenti o di lunga durata. La storia delle Olimpiadi è continuamente attraversata da edizioni quadriennali “mutilate” dall’assenza di singoli e di squadre di paesi impossibilitati o “boicottati” perché vittime o attori di invasioni e violenze oppure dal mancato rispetto di diritti umani (come la discriminazione razziale, sessuale, educativa, culturale) per centinaia di milioni di sapiens potenzialmente atleti. Vero è che ormai nelle delegazioni nazionali di quasi ogni paese per molte discipline individuali e collettive si vedono cognomi e incarnati meticci. Resta così il fatto che centinaia di migliaia di atleti e atlete, allenatori, preparatori, funzionari, riserve, famiglie e apparati si stanno preparando per qualificarsi o per essere all’altezza (se già qualificati): rilevante parte dell’attenzione pubblica globale si concentrerà lì in quelle due settimane.
Cresce l’attesa anche a Parigi sui giochi olimpici, ça va sans dire. Grandi opere su stadi e palazzetti, cantieri aperti ovunque (senza 110%), manutenzioni ordinarie e straordinarie negli edifici istituzionali, nei luoghi delle attività culturali e nelle molte sedi degli organismi internazionali, approntamento di servizi migliorati o adeguati (soprattutto per trasporti e accoglienza), tanti soggetti pubblici e privati coinvolti nella ricerca aggiornata delle ambizioni di bellezza e di potenza, La Grandeur! Ovviamente, a Parigi come in ogni grande metropoli di turismi e affari, il brulichio delle vite prescinde da singoli grandi eventi, occupa tutti i giorni di ogni anno. Tuttavia, l’avvicinarsi delle Olimpiadi si sente. E si prospettano tante iniziative collaterali, sportive e non solo. Se vi capita di progettare un viaggio nella capitale francese arrivando alla vigilia dei giochi potreste fare ancora in tempo a visitare un bellissimo museo e una splendida mostra (dal 26 marzo al 24 luglio) relativa a un evento parigino che sarà celebrato in tutto il mondo e anche in Italia, meritato tentativo di esportare una storica grandezza pittorica francese.
Centocinquanta anni fa, il 15 aprile 1874, aprì a Parigi la prima mostra “impressionista”, Affamati di indipendenza: Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Paul Cézanne, Berthe Marie PaulineMorisot, altri e altre decisero di “disertare” le regole canoniche della pittura e di trasgredire le modalità consuete di struttura del mercato, organizzando l’esibizione indipendente (e quasi clandestina) delle loro opere fuori dalle vie ufficiali (il tradizionale circuito del Salon), nel grande studio di un fotografo: l’impressionismo nacque da una scelta collettiva consapevole di 31 artisti (forse quasi solo quei sette sono oggi universalmente famosi), avvio dei movimenti d’avanguardia. Per celebrare l’anniversario, il Museo d’Orsay presenterà circa 130 opere: Parigi 1874. L’istante impressionista farà il punto sulle circostanze che li spinsero a riunirsi (pur molto diversi fra loro per opinioni politiche e culturali) e a esporre insieme le proprie opere. Il clima del periodo è quello di un dopoguerra “ottocentesco”, un drammatico seguito di due conflitti: la guerra franco-tedesca del 1870, La Comune di Parigi e la relativa violenta “guerra civile”.
In quel contesto di crisi, gli artisti ripensarono la propria arte ed esplorano nuove strade, dal vivo, i moderni barbari in opposizione agli antichi classici: rifiuto dell’accademia e delle consuetudini categoriali, spinta verso il reale e la conoscenza dell’esterno, predilezione per paesaggi ed ecosistemi umani. Un piccolo “clan di rivoltosi” dipinse scene della vita moderna, o “immagini” dai colori chiari e dal tocco eseguito con brio, abbozzati all’aperto, ricercare soprattutto la propria “impressione” da condividere. Ora nel 2024 una selezione delle stesse opere esposte durante la mostra impressionista del 1874 viene messa in prospettiva con dipinti e sculture mostrati in quel medesimo momento al Salone ufficiale (al museo non ci sono ancora materiali cartacei, si può vedere sul sito).
Come è noto, il nome del movimento deriva da un commento sprezzante rivolto nel 1874 a un piccolo (48 x 63 centimetri) olio su tela di Claude Monet (1840-1925), capolavoro indimenticabile e indimenticato eseguito nel 1872 (circa due anni prima dell’esposizione parigina) on plein air, senza bozzetti preparatori: Impression, soleil levant. Lo conoscono quasi tutti i sapiens vedenti: a essere raffigurato è uno scorcio mattutino del porto marittimo normanno di Le Havre, l’alba avvolta da nebbia impalpabile e scialba che rende tutto sfocato, definibile solo attraverso pennellate di colori quasi sovrapposti. In primo piano troviamo tre piccole imbarcazioni (una sola ben visibile); sullo sfondo i pennoni delle navi ormeggiate, le silhouette dei mezzi meccanici per la movimentazione delle merci, alcune ciminiere fumanti; in alto quasi al centro il minuto disco rossastro del sole con riflessi sulle acque.
La manifestazione che si apre a fine marzo, attraverso l’inedito confronto fra dinamiche ufficiali e indipendenti del 1874, permette di restituire l’impatto visivo delle opere allora esposte dagli impressionisti (circa 130), assorbito e mitigato con parallelismi e sovrapposizioni inattesi quella prima mostra impressionista e il coevo Salone (circa 35 opere). La mostra del Museo d’Orsay evidenzia le contraddizioni e la ricerca infinita della creazione contemporanea in quella primavera 1874, sottolineando la modernità radicale dell’arte di quei giovani artisti. Non è un caso allora che dentro il museo contemporaneo di riferimento numerose opere esposte durante la prima mostra impressionista sono riproposte in un confronto con i dipinti e le sculture del Salone ufficiale, offrendo all’osservatore un punto di vista altrettanto innovativo. La mostra viene organizzata dai musei francesi d’Orsay e dell’Orangerie, nonché dalla National Gallery of Art di Washington, capitale statunitense nella quale la mostra sarà poi presentata dall’8 settembre ai 20 gennaio 2025.
Parallelamente, per l'occasione in circa trenta musei francesi sarà possibile scoprire quasi duecento opere, eccezionalmente concesse in prestito proprio dal Musée d'Orsay. In tutta la Francia fioriranno iniziative e grandi progetti espositivi, una manifestazione plurale che coinvolge decine di città da nord a sud: dal Musée des impressionnismes di Giverny (che dedica un’esposizione al soggetto del mare interpretato dai colori impressionisti), passando per il Museo d'arte moderna André Malraux di Le Havre (che mette in luce il ruolo fondamentale svolto dalla Normandia nello sviluppo della fotografia). E ancora: il Palais des Beaux-Arts di Lille pone come protagonista appunto il maestro Claude Monet; mentre la città di Limoges rende omaggio al “proprio” Pierre-Auguste Renoir. La ricorrenza varca i confini del territorio nazionale, attraverso istituzioni francesi all’estero per esempio: L’Accademia di Francia di Villa Medici organizza una particolare rassegna sul tema iconografico dei limoni, legato alla storia della famiglia Medici.
A Roma arriverà così un prezioso prestito dal Museo parigino, a partire dal 1° marzo e fino al 19 maggio 2024, quando a Villa Medici si potrà ammirare l'opera Le Citron di Manet, dipinta nel 1880. Nonostante le dimensioni modeste (14 x 22 cm), il dipinto è una delle nature morte più potenti del pittore, che rivendicava la sua ambizione di diventare il "San Francesco della natura morta". L’artista isola il frutto dai toni gialli su un sobrio piattino in ceramica smaltata nera che ne esalta gli elementi fondamentali: il colore acceso, la grana della scorza, la semplicità. La mostra “sui limoni” sarà una piccola anteprima di un’altra attesissima esposizione, organizzata quasi in contemporanea con la mostra parigina, a partire dal 30 marzo e fino al 28 luglio 2024 al romano Museo Storico della Fanteria (piazza Santa Croce di Gerusalemme 9). Si tratta della mostra Impressionisti, l’alba della modernità. Il progetto espositivo indaga un arco temporale che va dal 1850 al 1915, avendo raccolto il considerevole numero di circa 200 opere, per documentare con dipinti, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni, l'attività degli artisti che parteciparono alla prima e alle successive sette mostre ormai definite "impressioniste", con una particolare attenzione a tutte le tecniche da loro sperimentate e utilizzate.
Pochi giorni prima rispetto all'appuntamento romano, il 19 marzo, sarà invece Palazzo Reale a Milano a inaugurare la mostra Cézanne e Renoir. Dalle collezioni del Musée d'Orsay e dell'Orangerie, progetto espositivo che presenterà cinquantadue capolavori ancora una volta provenienti dalle collezioni dei musei d'Orsay e de l'Orangerie. Il percorso espositivo consente di ripercorrere la vita e l'opera di Paul Cézanne e Pierre-Auguste Renoir, un viaggio tra i loro dipinti più iconici, dai ritratti ai paesaggi, alle nature morte, alle bagnanti. La mostra si completa con la sezione che documenta quanto decisivo sia stato l'impatto e l'influenza che i due ebbero sulla successiva generazione di artisti, attraverso il confronto tra due opere di Cézanne e Renoir con due dipinti di Pablo Picasso. La rassegna è curata da Cécile Girardeau, conservatrice del Museé d'Orsay, e Stefano Zuffi, storico dell'arte.
In programma per l’imminente 9 marzo 2024 risulta pure l'inaugurazione della mostra Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi", che fino al 21 luglio porterà al Centro Culturale Altinate/San Gaetano di Padova le opere che Monet ha conservato gelosamente nella sua casa di Giverny, provenienti dal Musée Marmottan. A Padova verranno esposti capolavori quali Ritratto di Michel Monet con berretto a pompon (1880), La locomotiva (1875), Riflessi sul Tamigi (1905), oltre a tutte le opere di grandi dimensioni come le eteree Ninfee (1917-1920) e gli evanescenti Glicini (1919-1920). Ricordiamo che il Musée Marmottan Monet di Parigi custodisce la più grande e importante collezione di dipinti dell'artista francese, frutto della generosa donazione fatta dal figlio Michel nel 1966 (qui i riferimenti all’analoga mostra di Bologna del 2020:). Non è però necessario attendere il 9 marzo per ammirare dipinti di Monet, Cézanne, Chagall, Corot, Courbet, Degas, Léger, Renoir e altri ancora, grazie alla grande mostra in corso a Padova a Palazzo Zabarella, Da Monet a Matisse. French Moderns 1850–1950. Il tema della mostra non è solo l'Impressionismo, ma la pittura e la scultura, protagoniste a Parigi tra il 1850 e il 1950, includendo i movimenti chiave del periodo, come realismo, post-impressionismo, simbolismo, fauvismo, cubismo e surrealismo.