
Domenico Tintoretto, Maddalena penitente, 1598-1602, olio su tela, Musei Capitolini, Roma
Santa e peccatrice, penitente e sensuale, Maria Maddalena continua ad affascinare e a parlare all'uomo contemporaneo, ben oltre i confini del mondo religioso. La sua figura appassionata e a tratti ambigua, seconda forse solo alla Vergine Maria per popolarità, è al centro della grande mostra La Maddalena e la Croce. Amore Sublime, aperta fino al 13 luglio 2025 presso i Musei Civici di Santa Caterina a Treviso: un viaggio emozionale e multidisciplinare attraverso oltre 100 opere – dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema – che ricostruisce l'iconografia di questo personaggio fuori dagli schemi dal Medioevo ai giorni nostri.
Il percorso espositivo, curato da Fabrizio Malachin, si articola in 13 sezioni tematiche, accompagnate da una colonna sonora che va da Jesus Christ Superstar a Maria Maddalena di Antonello Venditti, a sottolineare la dirompente modernità del personaggio. La mostra prende le mosse dai Vangeli, che attestano unanimemente la presenza di Maria di Magdala nella Passione e la Crocifissione di Gesù. Da qui si dipana un filo rosso che attraversa i secoli, mostrando come la figura della Maddalena si sia evoluta nell'arte e nella cultura, caricandosi di significati sempre nuovi.
Tra i tanti pezzi forti – come il Cristo portacroce rodigino di Giovanni Bellini, accompagnato da opere di Jacopo Bassano, Sebastiano Ricci, Palma il giovane e un Antonio Canova, solo per citarne alcuni – spicca una grande tavola bifacciale di Jan Polack (XV secolo) proveniente dal museo di Frisinga, che raffigura sul fronte la deposizione dalla croce e sul retro la decapitazione di San Paolo. Qui la Maddalena appare in mantello verde e veste rossa foderata di pelliccia, con il petto parzialmente scoperto a ricordo della sua vita mondana precedente.

Jan Polack, Crocifissione, 1490 ca, tecnica mista e doratura su legno di abete, Museo Diocesano di Freising
Un'iconografia, quella della Maddalena come languida penitente, che in seguito conosce grande fortuna dopo il Concilio di Trento come simbolo universale di redenzione. Più tardi la santa diventerà l’archetipo di una spiritualità che trascende i riti e i dogmi, ma anche di bellezza e di femminilità, rappresentata in nudi di spirituale verità o in momenti di molle abbandono nei quali si fondono pietismo religioso e carnalità.
Il percorso prosegue nel Novecento con le Viae Crucis dei grandi trevigiani Alberto e Arturo Martini, rispettivamente pittore e scultore esemplari del nostro Novecento, per giungere alle interpretazioni di artisti contemporanei come l’americano Andres Serrano, noto per opere intense e provocatorie come il suo Piss Christ, Nicola Samorì, Elisa Rossi e Matteo Santucciu, che presenta una Maddalena generata con l’intelligenza artificiale.
Un'intera sezione, per la prima volta in una mostra, è dedicata alla Maddalena nel cinema, che fin dai suoi albori l'ha resa una delle sue protagoniste. Dal muto al sonoro, dal bianco e nero al colore, la santa è stata immortalata in decine di pellicole, spesso ai piedi della croce con i suoi caratteristici lunghi capelli sciolti. Non mancano film interamente dedicati a lei, che spaziano dalla fedeltà ai testi evangelici alla libera fantasia degli sceneggiatori, giocando sulla compresenza di sacro e profano figura evocata dalla sua figura.


Scultore dell'ambito di Donatello, Jan Polack
Marco Vanelli, nel saggio pubblicato nel catalogo della mostra, elenca ben 89 titoli dedicati a Maria Maddalena dal 1912 a oggi, tra i quali emergono La Passione di Cristo di Mel Gibson (2004) con Monica Bellucci, ma anche Il codice Da Vinci tratto dal famigerato bestseller (2006), fino a Maria Maddalena di Garth Davis (2017) con Rooney Mara.
Notevoli, tra le opere inedite o mai esposte prima in una mostra, crocifissi e le Imago Pietatis lignei, le terrecotte, l'ardesia di Arduino e tele di maestri come Fontebasso e Passerotti. Di particolare rilievo una grande terracotta cinquecentesca di Leonardo Del Tasso che raffigura la penitente coperta solo dai lunghi capelli, in dialogo con la maestosa scultura lignea di Romualdo di Candeli (1455).
È presente in mostra anche un raffinato Guercino, recentemente individuato e restaurato dopo aver fatto perdere le sue tracce per quasi due secoli. L'opera faceva parte della collezione dei marchesi Gerini di Firenze, oggi dispersa, ed faceva coppia con un San Pietro penitente oggi alla National Gallery di Edimburgo. Le due tele furono commissionate nel 1638 dal cardinale Ciriaco Rocci e donate al cardinale Carlo de' Medici, forse nella (a quanto pare vana) speranza di ottenerne l'appoggio politico all’interno del sacro collegio.


Guercino, Bernardo Strozzi
La mostra di Treviso non si limita dunque a ripercorrere quanto già noto, offrendo bensì un racconto nuovo e coinvolgente. Perché però la Maria di Magdala continua ancora oggi ad affascinare? "Forse perché nel suo percorso di vita sperimenta tutte le emozioni: dalla paura alla disperazione, dall'odio al rancore, ma anche la speranza, la gioia e l'amore – spiega il curatore Fabrizio Malachin –. Si tratta di una figura che esce dagli schemi: non una santa perfetta ma una donna che cade e si rialza".
Siamo insomma un po’ tutti come Maria Maddalena, santa senza aureola che desidera e si pente, conosce il dolore ma cerca l’infinito. Una presenza forte e fuori dalle righe, capace di sopravvivere – magari nella versione pop-trash di un Dan Brown – persino al tramonto dell’immaginario cristiano.
La Maddalena e la Croce. Amore Sublime
A cura di Fabrizio Malachin
Musei Civici di Santa Caterina
Piazzetta Mario Botter 1, Treviso
Fino al 13 luglio 2025