UNIVERSITÀ E SCUOLA

Atenei, riforma al rallentatore per gli aspiranti professori

Come accade per ogni riforma, anche la nuova abilitazione scientifica nazionale (Asn), la procedura che individua i candidati idonei al ruolo di professori ordinari e associati, sta percorrendo sentieri tortuosi. A che punto siamo? I provvedimenti principali sono già stati approvati, ma solo in bozza: si tratta del dpr base, che contiene le disposizioni generali per il conferimento dell’abilitazione (varato ad agosto dal governo) e del decreto ministeriale che specifica criteri e parametri per la valutazione dei candidati. Per completare il percorso, poi, occorreranno due ulteriori tappe applicative: il decreto con i “valori soglia” (i livelli minimi utili per ottenere una valutazione positiva nei diversi indicatori adottati per il giudizio sui candidati), e quello per la nomina delle commissioni di valutazione per i settori concorsuali. A quel punto si potrà partire sul serio: ma la sequenza obbligata, per ciascun provvedimento, di pareri e ratifiche (per il dpr, in particolare, dovranno pronunciarsi le commissioni parlamentari competenti) farà probabilmente slittare l’avvio della nuova Asn all’inizio del 2016.

Proprio i “valori soglia” sono tra le maggiori novità della riforma. Questi riferimenti (che saranno approvati dal Miur su proposta dell’Anvur) dovrebbero diventare gli strumenti cardine per selezionare i candidati, prendendo il posto delle “mediane”, il contestato metodo che si basa sul superamento di un dato medio statistico (ad esempio, il numero di pubblicazioni) che caratterizza i docenti già in ruolo nella fascia e nel settore concorsuale per i quali si aspira all’abilitazione. Ora, con i “valori soglia”, a un criterio di tipo statistico si sostituisce la preventiva decisione del ministero, che per decreto fissa i paletti per l’idoneità. Per fare un esempio: per i settori concorsuali cui si applicano indicatori non bibliometrici (cioè non basati su combinazioni di calcoli matematici e statistici), uno degli indicatori su cui il candidato verrà valutato è il numero di libri dotati di codice ISBN/ISMN pubblicati nei dieci anni precedenti. In questo caso, il Miur indicherà una soglia minima di opere: una cifra precisa (diversa per i candidati alla prima o alla seconda fascia) che, se non raggiunta, impedirà di ottenere un giudizio positivo, senza che venga effettuata alcuna valutazione sul dato medio statistico dei libri pubblicati dai docenti già in servizio.

Questa metodologia (predeterminare una soglia minima per l’idoneità) verrà utilizzata anche per tutti gli altri indicatori previsti dal decreto: numero di articoli pubblicati negli ultimi dieci anni su riviste scientifiche che abbiano determinati requisiti (indicatore valido sia per i settori bibliometrici che per i non bibliometrici), indice h di Hirsch (solo per i settori bibliometrici). Per ottenere un giudizio positivo, i candidati dei settori bibliometrici dovranno superare entrambi i “valori soglia” richiesti; per quelli dei settori non bibliometrici sarà sufficiente superarne uno. È una differenza contestata dall’Anvur, che propone di utilizzare, oltre a quelli accennati, anche i due vecchi indicatori, ora eliminati (numero di citazioni, per i settori bibliometrici; articoli su riviste scientifiche e capitoli di libro, per i non bibliometrici) e di richiedere, a tutti i candidati, il superamento di due “valori soglia” su tre.

La valutazione positiva sull’impatto dell’attività scientifica, ottenuta in base agli indicatori appena citati, è solo uno dei requisiti richiesti. Per conseguire l’abilitazione, i candidati saranno anche tenuti a presentare un insieme di pubblicazioni (il numero massimo varia a seconda dell’area disciplinare e della fascia cui si aspira) che devono essere giudicate “di qualità elevata” dalla commissione, secondo criteri specificati nel decreto. Inoltre i candidati dovranno ottenere un giudizio positivo per almeno tre dei titoli presentati, tra quelli ammessi (in sintesi: relazioni a convegni; partecipazioni a gruppi di ricerca; responsabilità di progetti di ricerca finanziati su base competitiva; attività editoriale; incarichi di insegnamento o ricerca internazionali; premi e riconoscimenti; esperienze o successi nel trasferimento tecnologico). Il decreto non entra nel merito sui criteri da adottare nella valutazione dei titoli: la decisione è demandata a ogni singola commissione di settore concorsuale, che delibera nella prima seduta distinguendo i requisiti per la prima e la seconda fascia. Tutti i criteri e parametri di valutazione e i “valori soglia” verranno rivisti ogni cinque anni dal Miur, così come il numero massimo di pubblicazioni da presentare.

L’altra grande novità della nuova Asn è l’introduzione della cosiddetta modalità “a sportello” nella presentazione delle domande. Mentre prima la procedura si basava su finestre temporali ben definite (bandi con una scadenza predeterminata), ora avrà cadenza biennale, ma sarà possibile presentare la propria candidatura quasi di continuo. Ogni commissione nazionale, competente per un settore concorsuale, verrà nominata con un mandato di due anni. I candidati all’abilitazione potranno far domanda quando vogliono, tranne che nel mese di agosto e nell’ultimo trimestre di mandato della commissione. L’abilitazione conseguita varrà per sei anni. Chi non avrà successo non potrà ricandidarsi per gli stessi settore e fascia (o fascia superiore) prima che siano trascorsi dodici mesi dalla domanda precedente.

Il candidato all’abilitazione potrà anche ritirare la propria domanda, qualora la commissione gli comunichi che non supera i “valori soglia” necessari. Per conseguire l’idoneità, il candidato deve ottenere il voto favorevole di almeno quattro commissari su cinque. Qualora una commissione non emetta il giudizio sull’idoneità del candidato entro la scadenza prevista, il direttore generale del Miur la sostituisce con una nuova commissione, che ha tre mesi di tempo per concludere la valutazione (con facoltà di far salvi gli atti dei predecessori).

Veniamo alla formazione delle commissioni. Ciascuna sarà composta da cinque membri, che verranno sorteggiati all’interno di una lista di professori ordinari in servizio nel settore concorsuale di riferimento, che abbiano fatto domanda per farne parte e siano stati giudicati idonei. La valutazione degli aspiranti commissari sarà compiuta dall’Anvur: per essere valutati positivamente, i candidati dovranno rispettare criteri analoghi a quelli previsti per gli abilitandi alla prima fascia del medesimo settore concorsuale. In ogni commissione non potranno essere presenti due o più commissari appartenenti allo stesso ateneo. Ogni commissario non potrà far parte di più di una commissione, e una volta scaduto il suo mandato non potrà ricandidarsi allo stesso ruolo prima che siano trascorsi tre anni.

Fin qui le bozze dei due provvedimenti. Rispetto all’impianto della riforma c’è già una radicale obiezione: l’Anvur, nel suo parere, contesta che il superamento dei “valori soglia”, negli indicatori dell’impatto della produzione scientifica, sia un requisito imprescindibile per conseguire l’abilitazione. Secondo l’Anvur la commissione deve avere la possibilità, in casi eccezionali, di concedere l’idoneità anche a chi non abbia superato le soglie, con voto unanime e motivando la propria decisione.

Come dicevamo all’inizio, una volta che vengano approvati nella forma definitiva, il dpr generale e il decreto sui criteri e parametri per l’Asn saranno seguiti dal decreto sui “valori soglia” (da emanare entro 45 giorni da quello sui criteri e parametri); entro i successivi quindici giorni dovrà essere adottato l’ultimo decreto, quello per la formazione delle commissioni. E a quel punto, finalmente, il nuovo meccanismo potrà iniziare a muoversi.

Martino Periti

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