UNIVERSITÀ E SCUOLA
Classi piene e cattedre vuote (in Inghilterra)
Foto: Musée Nicéphore Niépce, Ville de Chalon-sur-Saône / adoc-photos / adoc-photos
Chissà se, adesso che i Tories hanno saldamente ottenuto la maggioranza alla Camera dei Comuni, il nuovo governo deciderà di affrontare la situazione. Il fatto è che nel Regno Unito è sempre più difficile trovare insegnanti, a causa dell’azione congiunta dell’aumento degli studenti e della diminuzione delle domande di abilitazione alla docenza.
Il primo fattore è costituito da un deciso aumento del tasso di natalità: nel 2011 in Inghilterra e Galles sono nati oltre 720.000 bambini, 200.000 in più rispetto a 10 anni prima (nello stesso periodo in Italia erano 546.000). E l’ondata di crescita inizia a farsi sentire negli asili e nelle primary schools, dove sempre più spesso le famiglie trovano difficoltà nel trovare posto nelle scuole statali che rappresentano la loro prima scelta. Questo però è solo un aspetto della situazione: dall’altra parte c’è la carenza di aspiranti maestri e professori. Negli ultimi 12 mesi, secondo i dati riportati dal Guardian, il numero delle domande di abilitazione all’insegnamento nelle scuole primarie e secondarie è passato da oltre 125.000 alle attuali 98.000, segnando il quarto dato negativo annuale consecutivo. Mentre crescono le liste d’attesa gli istituti cercano di coprire le carenze di organico con supplenze temporanee. Si calcola però che, se il trend attuale continuasse, a settembre 2016 potrebbe esserci una carenza di 30.000 posizioni nella scuola statale, in particolare in materie chiave come matematica e inglese.
Per il reclutamento del corpo docente il Regno Unito adotta un sistema basato sull’autonomia delle singole scuole; anche nelle scuole pubbliche i presidi possono liberamente assumere i docenti con contratto a tempo determinato o indeterminato, valutando i curriculum e organizzando colloqui con i candidati selezionati. Normalmente l’unico requisito è il possesso di un QTS - Qualified Teacher Status, che certifica l’assolvimento di un periodo di formazione postlaurea chiamato ITT - Initial Teacher Training, della durata di circa un anno. Un sistema che permette un grande margine di manovra, ma che negli ultimi anni sembra essersi inceppato. Particolarmente difficile è trovare docenti esperti: secondo una ricerca, condotta dalla National Association of Head Teachers su un campione di 1.110 soggetti, circa il 62% delle scuole incontra infatti difficoltà a incaricare professori di fascia contrattuale più alta, e in molti casi i posti rimangono vuoti. Allo stesso tempo, i docenti che hanno appena conseguito l’abilitazione appaiono sempre più inadatti ad essere catapultati direttamente alla cattedra. Secondo lo studio infatti il 73% dei presidi (head teacher) trova che i nuovi professori abbiano difficoltà nel mantenere l’ordine durante le lezioni, mentre il 58% confessa preoccupazione riguardo la loro preparazione e il 56% sulla loro formazione in termini di pedagogia e di psicologia dello sviluppo. Una situazione frustrante che si riflette anche sulla motivazione delle nuove leve, se è vero che circa il 40% dei neoabilitati lascia il mondo della scuola ad appena un anno dall’ottenimento del QTS.
Diverse le motivazioni avanzate su quello che viene definito un vero e proprio exodus from the profession: dalla crisi generale delle figure educative fino alla fase positiva attualmente attraversata dall’economica inglese, che offre ai giovani più brillanti diverse alternative rispetto a una carriera tra i banchi. I sindacati britannici puntano il dito contro i carichi di lavoro, giudicati eccessivi, e sui livelli di stipendio, che negli ultimi anni si sono ridotti in termini reali a causa degli insufficienti adeguamenti all’inflazione. Sotto accusa però c’è anche la politica del passato governo liberal-conservatore: il ministro uscente per l’educazione Michael Gove infatti promosse a suo tempo l’impiego nelle academies (scuole, soprattutto secondarie, sovvenzionate direttamente dal governo centrale e autonome rispetto alle autorità locali) di assumere come docenti ricercatori, ingegneri e linguisti anche sprovvisti QTS. Una mossa che seguiva l’esempio di quanto già accade nelle free schools (non sovvenzionate dallo stato), ma che era stata a suo tempo molto criticata dai sindacati e dalle associazioni di categoria, in quanto ritenuta colpevole non solo di mettere in pericolo gli standard qualitativi, ma anche di squalificare il ruolo dei docenti attraverso la concorrenza di personale di non provata competenza.
Gli ultimi dati, lamentano oggi i rappresentanti dei professori, non fanno altro che confermare gli esiti negativi di questa tendenza. Intanto, dicono le stime, nel prossimo triennio ci sarà bisogno di almeno 160.000 nuovi docenti qualificati. Il nuovo governo Cameron è avvisato.
D.M.D.A.